Giovanni Di Lorenzo da Castelnuovo di Garfagnana ha un nome che è un programma, tra quell’ineffabile cognome che induce al capovolgimento (Lorenzo di Giovanni?) e una fama nuova a dirsi. Per inciso, se fino a qualche mese fa qualcuno avrebbe potuto confonderlo previa consultazione della carta d’identità, ora le sue reti – e conseguente appetibilità fantacalcistica – hanno raggiunto una fama sufficientemente discreta per evitare il misunderstanding. Ed è con strabiliante rapidità che questo 25enne (classe 1993, cresciuto tra le giovanili di Lucchese e Reggina) s’è preso la Serie A sognata prima del grande salto. Pensare che fino alla primavera 2017 giocava col Matera in Lega Pro e che a meno di due anni è titolare nella massima serie fa effetto.
Gioventù di Di Lorenzo
Giovanni è nato in Toscana, nella Garfagnana, terra boschiva nota essenzialmente per le leggende circolanti sulle streghe e i folletti che le popolerebbero. Terra di estrazione contadina, umile, che a Natale conserva ancor oggi la magnifica tradizione di celebrare il pranzo del 25 dicembre tutti insieme (e così i giovani della città si riuniscono in tempo per armarsi di pentole e fornelli) ma che non consentì a Giovanni di entrare nel mondo del calcio. Un gran peccato, perché il ragazzo aveva talento e la Reggina non se lo fece scappare. Calcisticamente così si scopre che il toscano Di Lorenzo è cresciuto nella cantera granata, presso il centro sportivo Sant’Agata, dove già i vari Francesco Acerbi, Antonino Barillà, Simone Missiroli e Fabio Ceravolo avevano dato lustro al settore giovanile. Natural sbocco di quel percorso era il debutto in prima squadra, avvenuto il 29 maggio 2011 quando i calabresi erano in Serie B dopo la retrocessione patita due anni prima, nella primavera 2009. Ai tempi Di Lorenzo sognava di mettersi in mostra al Granillo, giocò un anno in prestito al Cuneo e le 27 presenze accumulate in Piemonte gli furono utili perché il ct della nazionale Under 21, Luigi di Biagio, lo notò. Di qui Di Lorenzo tornò in Calabria, visse la retrocessione in Lega Pro e dal 2015 al 2017 ha giocato al Matera.
La personalità di Di Lorenzo
Partiamo dal fatto che Giovanni Di Lorenzo non sia un uomo-copertina e che la sua popolarità sui social media non sia consona al prototipo della categoria che rappresenta (5mila followers su Instagram sono pochini per un calciatore), malgrado sia in notevole crescita al cospetto delle frequenti reti: tra il 20 gennaio e il 2 febbraio, gol nella trasferta a Cagliari e in casa contro il Genoa (malgrado il finale di 1-3), assist nel pirotecnico 2-2 contro il Chievo. Due reti distanziate da una settimana, per uno che in carriera ne ha segnate sole 4 spalmate su 271 presenze, sono certamente un qualcosa da festeggiare. E Di Lorenzo ha festeggiato, in modo sobrio su Internet e ben più corposo con famiglia e amici, perché in fondo la riservatezza del ragazzo è un bene prezioso, messo a confronto con l’esibizionismo del calcio moderno. Il 6 giugno 2014 su Instagram pubblicò una foto di un salvadanaio, accompagnata dalla scritta “Tattoo money”, chiaramente a proposito della volontà di regalarsi un nuovo tatuaggio. I soli 38 likes rendono poca giustizia, e magari la sua scarsa propensione ai palcoscenici l’ha tenuto lontano dalla nazionale maggiore. La concorrenza è tanta e Roberto Mancini non gli ha concesso spazio finora, ma mai dire mai.
La fama di Di Lorenzo
La crescita di Di Lorenzo parte dalle radici di quella vissuta dal suo Empoli. L’anno in Serie B coi toscani ha garantito al terzino 36 presenze con cui migliorarsi e impreziosire il suo curriculum, la vittoria del campionato cadetto è stata solo l’ultimo atto di una crescita esponenziale e sotto gli occhi di tutti. Titolare fisso nell’anno della salita in Serie A, su Di Lorenzo anche le statistiche evidenziavano il gran contributo inserendolo di fatto tra i tre difensori da tener maggiormente d’occhio in futuro. Non un brutto distintivo con cui presentarsi alla Serie A, con tutte le insidie che al momento vedono i toscani al 17° posto, in lotta per una retrocessione che è tutta concentrata nel punto che separa la squadra di Giuseppe Iachini dall’Udinese di Davide Nicola. Un lasso decisivo ma labile, tutt’altra pasta rispetto alla consistenza di Di Lorenzo: 22 presenze, 90′ ciascuna, solo la gara con l’Inter saltata (ma per forza maggiore: era squalificato) e tanta crescita.
Beppe Iachini ha varato il 4-3-3 salvo ripiegare sul 3-5-2 già mostrato a Sassuolo lo scorso anno (tra gli altri aveva favorito la crescita di Matteo Politano). In questo contesto tattico, la fascia destra è affidata a Di Lorenzo, la cui qualità è nota e il cui posto – conseguentemente – non è al momento in discussione. Come Politano, Di Lorenzo avrà ottime possibilità di emergere. In un’intervista a La Gazzetta dello Sport ha rivelato di ispirarsi particolarmente a João Cancelo e di dover la svolta della sua carriera al precedente allenatore Aurelio Andreazzoli. Non sappiamo a chi debba la sua vena realizzativa, quell’aspetto di lui che ultimamente ha aumentato la sua popolarità. Ma indubbiamente ci piace.