Coppa Italia 2024/25 | Genoa-Sampdoria Rigori: Antonio Barreca-Nicola Leali - Gol

Bentornato, derby della Lanterna. Ci sei mancato

Il rigore decisivo di Antonio Barreca nel derby della Lanterna. (Courtesy: U.C. Sampdoria via Facebook)

Quant’è strano il calcio. E quant’è strano il destino che – la sera di mercoledì 25 settembre 2024, in un derby di Genova – concede la dannazione e la redenzione ai calci di rigore rispettivamente tredicesimo e quattordicesimo, in una serata tesa come ben poche altre. Il tredicesimo calcio di rigore è quello che il genoano Alessandro Zanoli, 24 anni da compiere il prossimo ottobre e 22 presenze nel 2022/23 con la Sampdoria, di cui fu uno dei migliori calciatori in quell’anno culminato con la retrocessione in Serie B, calcia addosso al portiere blucerchiato Marco Silvestri. Il quattordicesimo calcio di rigore è invece quello che il sampdoriano Antonio Barreca, 29 anni compiuti lo scorso 18 marzo e 19 presenze tra Serie A e Coppa Italia nel 2019/20 con il Genoa, trasforma calciando sotto il sette, dove il portiere genoano Nicola Leali non sarebbe mai arrivato. Storie di terzini ex che si intrecciano inesorabili, acuite da un format – quello che da quest’anno prevede i calci di rigore in caso di parità al 90’, in Coppa Italia. Batticuore.

La Sampdoria già ne ha approfittato lo scorso 11 agosto, quando batté a Genova il Como al terzo turno di Coppa Italia (si sarebbe dovuto giocare al Sinigaglia, ma i lavori di ristrutturazione hanno obbligato a un’inversione di campo e i blucerchiati ne hanno approfittato, raggiungendo ai sedicesimi di finale i concittadini rossoblù che già avevano eliminato la Reggiana dell’ex Manolo Portanova) – che potenzia la già sentitissima aria di stracittadina in uno straziante dentro o fuori da undici soli metri. Alla fine, la Sampdoria – grazie al rigore di Barreca – supera i sedicesimi di finale di Coppa Italia e sfiderà la Roma, all’Olimpico, agli ottavi. Zanoli e Barreca non sono neanche gli ex più discussi, vale a dire Massimo Coda, l’attaccante acquistato nell’estate 2023 dal Genoa per centrare al primo colpo la promozione in Serie A (obiettivo riuscito anche grazie a 11 gol di Coda, tra Serie B e Coppa Italia, in 33 presenze) o magari Morten Thorsby, poco meno di cento presenze in tre anni alla Sampdoria dal 2019 al 2022.

A 879 giorni di distanza dall’ultimo, anzi 21.096 ore, anzi 1.265.760 minuti, anzi 75.945.600 secondi o “88.603.200 battiti del cuore”, scriveva Il Secolo XIX parlando di un “derby scomodo”, un nuovo derby della Lanterna – il numero 108, il 14° in Coppa Italia – riscriveva una storia ferma al 30 aprile 2022, al gol di Abdelhamid Sabiri e il calcio di rigore parato dal sampdoriano Emil Audero al capitano genoano Domenico Criscito sotto la gradinata Nord. Di lì a poco il Genoa sarebbe retrocesso, al termine di una stagione caratterizzata dal cambio di proprietà – da Enrico Preziosi al fondo 777 Partners – e ben tre tecnici (Ballardini, Shevchenko e Blessin) e l’anno dopo i ruoli si sarebbero invertiti: il Genoa di nuovo in Serie A al primo tentativo utile, come promesso dal presidente Zangrillo con l’ormai celebre motto “only one year”, la Sampdoria – alle prese con le note vicende relative alla presidenza Ferrero e la nuova proprietà Manfredi – retrocessa in Serie B. Non dovevano incontrarsi più, eppure…

Eppure, la Coppa Italia ha fatto incontrare due squadre (in crisi) che viceversa avrebbero proseguito in categorie separate. In crisi il Genoa, reduce dalla sconfitta al Penzo di Venezia (con tanti indisponibili, su tutti Messias e Malinovskyi ed Ekuban) e l’impressione che la questione societaria – la crisi di 777 Partners – potesse intaccare magari il rendimento del Grifone. In crisi la Sampdoria, quartultima in Serie B e fresca di esonero di Andrea Pirlo. Ambo le squadre che in stagione hanno ottenuto una sola vittoria (il Genoa in cinque gare, la Sampdoria in sei), per cui il derby era l’occasione di splendere e rivitalizzare due campionati partiti non al meglio. Con ricordi agrodolci: i due gol in due derby del danese Lukas Lerager (il 22 luglio 2020 in Serie A, a porte chiuse causa Covid-19, il 26 novembre 2020 nell’ultimo derby in Coppa Italia vinto dal Grifone vinse con doppietta di Gianluca Scamacca) o il gol di Ciccio Caputo sotto la Gradinata Sud nell’1-3 blucerchiato del 10 dicembre 2021, in campionato.

Se è vero – scrisse Pino Flamigni – che «a Genova conta solo il derby. Se non lo vinci è come rapinare una banca e accorgersi di aver portato via una valigia piena di stracci», allora il fatto che la Sampdoria sia al momento quartultima in Serie B e il Genoa quintultimo in Serie A, forte di una rosa dal valore quadruplo secondo Transfermarkt (136 milioni contro 36, ma un confronto simile è chiaramente diluito dalla differente categoria) valeva ben poco. Nel 2022, le due genovesi si sfidarono per l’ultima volta in Serie A e vinse la Samp (1-0, come detto, con gol di Sabiri). Nel 2003, le due genovesi si sfidarono per l’ultima volta in Serie B e vinse la Samp (0-2 con gol di due difensori, Živković e Conte). Nel 1996, però, l’ultimo confronto delle due genovesi in due categorie diverse diede un esito curioso: la Sampdoria (in Serie A, sesta e qualificata alla Coppa UEFA a fine stagione grazie ai gol di Mancini e Montella) perse contro il Genoa (in Serie B, quinto a fine anno), 0-2, con gol di Morello e Rutzittu.

Il clima rovente del Ferraris non era arroventato solo dalla lunga astinenza di derby, quanto dal clima di tensione acuito dalla questione degli striscioni blucerchiati rubati dai genoani in un blitz dello scorso 6 maggio alla sede degli Ultras Tito Cucchiaroni, furto avvenuto il giorno dopo scontri in piazza Alimonda nei quali alcuni ultras doriani avevano rubato uno striscione ai genoani mentre la maggior parte erano in trasferta (o ad assolvere all’obbligo di firma, nel caso di chi fosse colpito dal Daspo). Il timore che in gradinata Nord venissero esposte le pezze blucerchiate è divenuto realtà, in un clima di breve silenzio surreale che ha ulteriormente alimentato i timori di un’escalation. Come quanto avvenuto pochi giorni prima della stracittadina, il 17 settembre, in zona foce (piazza Alimonda): duecento ultrà incappucciati, un centinaio per parte, avrebbero cercato lo scontro prima di disperdersi all’arrivo di volanti e digos. Impressionanti scatti che hanno immediatamente indotto gli organi competenti ad aumentare i controlli.

Si è sempre più creato un clima di derby della paura, dove a differenza di qualche anno fa non era più una stracittadina tra due club che cercassero di non retrocedere. Non si è quasi parlato del derby che il Genoa ha vinto il giorno prima (l’U17 allenata da “Mimmo” Criscito ha battuto i pari età blucerchiati allenati da “Ciccio Pedone”), ma di rafforzamento dei controlli e il dispiegamento di mezzi – compreso un elicottero che sorvolasse lo stadio e il quartiere di Marassi ben prima del fischio d’inizio alle 20.45 – e l’assenza di un tutto esaurito. Per il clima che si respirasse in città, va detto, ma pure perché il derby di Coppa Italia era infrasettimanale (di mercoledì) e trasmesso in chiaro su Mediaset, in prima serata, su Italia 1. Non ci sono state coreografie, dunque, ma uno scenario quasi surreale, pauroso. I pullman delle due squadre bloccati nella pancia dello stadio Luigi Ferraris almeno fino all’una di notte, mentre ai giornalisti in sala stampa si suggeriva di prestare la massima attenzione all’uscita dell’impianto.

Derby della paura, si temeva. Derby della pace, si chiedeva. I due tecnici Alberto Gilardino e Andrea Sottil erano stati ricevuti a Palazzo Tursi dal sindaco di Genova, Marco Bucci, a cui hanno annunciato che le maglie dei titolari del derby sarebbero state messe all’asta con incasso devoluto all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova. Contestualmente, i due club hanno formato una società – Genova Stadium s.r.l – per ristrutturare il Luigi Ferraris in modo, ha spiegato Bucci, da essere «pronti per il campionato Europeo di calcio 2032». Il progetto sembrerebbe già esserci e il rifacimento del Ferraris, un impianto storico, edificato nel 1911 (inizialmente col campo perpendicolare al fiume Bisagno, poi parallelo) e ristrutturato dallo studio Gregotti per il Mondiale di Italia ’90, oltre al restyling ben più recente del 2019 che ha dotato di una nuova area stampa, è prioritario. Il progetto nuovo è di Hembert Penaranda, un allievo di Renzo Piano che con lo stesso Piano ha lavorato all’Acquario di Genova.

Alla fine, il bilancio che pare di trentasei feriti negli scontri, dodici ultras e ventisei agenti – quindici poliziotti e undici carabinieri – medicati nei due ospedali cittadini, il Galliera e il San Martino. Qualche arresto, tra cui due ultras dell’Olympique Marsiglia, legati ai genoani, filmati al vaglio. L’intero quartiere di Marassi ha faticato a prendere sonno: se già attorno alle 14 era stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine all’altezza del Ponte Gerolamo Serra, fino alle 2 della notte ci sono stati scontri, una guerriglia, strade blindate (su tutte, corso De Stefanis e via Canevari, poi via Del Piano, via Bobbio) e persone vestite di nero e armate di bastoni, mazze e catene – come riportato da Primocanale – mentre negozi chiusi anzitempo, cassonetti rovesciati, incendi, lanci di petardi e fuochi d’artificio, barricate e lacrimogeni. Scontri in cui si stima abbiano partecipato cinquecento persone e la polizia che – come ai tempi del G8 – ha dovuto utilizzare gli idranti e caricare i genoani in via Montaldo e defluire il traffico.

Della partita – che a un certo punto è quasi passata in secondo piano, a favore dei 28.575 spettatori in tribuna – si può dire che, come ogni derby, non sia la partita probabilmente migliore esteticamente. Se solitamente sarebbe un duello a scacchi tra moduli speculari, due 3-5-2 opposti, e solitamente un gol dopo neanche dieci minuti (di Pinamonti) favorirebbe le emozioni, non stavolta. C’è stata la reazione della Sampdoria, due tiri di Coda su cui è intervenuto Leali, ma la partita si è fatta dura e aggressiva, meno intensità e qualche ripartenza, specie blucerchiate sugli esterni (molto buona la prestazione di Depaoli, a destra). Qualche ammonizione, qualche intercetto, un’occasione per parte (Vitinha da un lato, La Gumina dall’altro) e la girandola dei cambi nel secondo tempo. Il Genoa di fatto non ha tirato in porta, ma sembrava intenzionato ad amministrare nonostante il 65% di possesso palla avversario, mentre la Nord esponeva gli striscioni blucerchiati rubati e qualcuno dalla Sud usciva dallo stadio.

A fare la differenza, probabilmente, sono stati i cambi. La Sampdoria li ha effettuati in due tranches, la prima (fuori Coda, Akisanmiro e Ioannou, dentro Tutino, Benedetti e Barreca) ha dato dinamismo, con l’ex Cosenza specialmente, mentre la seconda (fuori Vieira e La Gumina, dentro Sekulov e Borini) ha portato al pari, proprio di Borini, a meno di dieci minuti dalla fine. Gilardino ha tolto sia Pinamonti che Vitinha e concluso la gara col 3-5-1-1: Fabio Miretti, in prestito dalla Juventus, dietro David Ankeye, e due nuovi esterni (Zanoli a destra e Matturro a sinistra). Il primo avrebbe sbagliato il rigore, il secondo ha creato involontariamente una grande occasione alla Sampdoria “lanciando” in contropiede Tutino. E chissà che sarebbe successo se al secondo minuto di recupero del secondo tempo il difensore della Sampdoria, Simone Romagnoli, non fosse intervenuto da ultimo uomo su Ankeye, prendendosi un’espulsione ininfluente (di lì a pochi secondi sarebbero stati i rigori) ma sportivamente intelligente.

Dagli undici metri, il primo tiro (del genoano Miretti) è uscito, ma Leali ha parato il sesto della serie, a Benedetti. Tutti hanno segnato, prima (Borini, Bereszynski da un lato, Bani e Bohinen dall’altro) e dopo (Vasquez e Depaoli, Vogliacco e Tutino). Sia Frendrup che Sekulov nella sesta coppia di rigori, prima che Zanoli – un terzino destro oggi al Genoa, ma con un passato alla Sampdoria – si facesse parare il suo e Barreca – un terzino sinistro oggi alla Sampdoria, ma con un passato al Genoa – esultasse al penalty che ha colorato di blucerchiato la Lanterna e spedito la Sampdoria agli ottavi di Coppa Italia contro la Roma. Per Gilardino c’è «il primo momento di difficoltà della mia gestione, ma i miei ragazzi hanno giocato la partita. In questo momento, quello che abbiamo dentro è questo e la squadra è stata cambiata», per Andrea Sottil «una vittoria a cui tenevamo tantissimo, al mio primo derby». L’ha vinto la Sampdoria, probabilmente meritatamente, nonostante il divario di categoria. Quant’è strano il calcio.