Genoa-Lecce 2-1 e la prima doppietta di Miretti in Serie A

Il centrocampista in prestito dalla Juventus ha deciso un fondamentale scontro salvezza.

Piove a Genova, una leggera brezza un po’ fastidiosa e un po’ inebriante all’alba e nei primi minuti di una partita che a conti fatti è uno scontro diretto per la salvezza. Il Genoa sta un po’ meglio, e non solo perché Patrick Vieira ha risollevato una formazione che ha preso diciassettesima in classifica – ora è dodicesima e con un buon margine sulla zona rossa – mentre Marco Giampaolo, che comunque aveva ereditato da Luca Gotti un Lecce terzultimo e terzultimo rimane, a pari punti col Parma, ha incontrato qualche difficoltà e contro i rossoblù a Marassi avrebbe perso la quarta partita di fila. Proprio per le tre precedenti sconfitte consecutive, alla ricerca della scossa, era il Lecce a provare a sfruttare il meteo: una gran chiusura di De Winter su Pierotti, un tiro di Berisha a lato della porta difesa da Leali, un tiro di Krstović a spaventare il tifo di casa sorprendentemente decimato. Si scopre anzi che è una protesta, e dopo cinque minuti – quando entra la Gradinata Nord – il Luigi Ferraris cessa di sembrare un teatro più che uno stadio, o quantomeno una reticenza di quando gli stadi erano a capienza ridotta, in tempo di pandemia, e la partita si interrompe per qualche secondo.

Torce e fumogeni, fuochi d’artificio e petardi, un baccano enorme e tumultuoso, una marea di fumo rosso che copre come una coltre impenetrabile la porzione antistante la Gradinata. Un fumogeno arriva in campo, volontariamente o meno, ma il colpo d’occhio è uno spettacolo unico e assoluto. Si gioca così tra il fumo e, stavolta, caricato dall’ambiente, il Genoa staziona stabilmente nell’area del Lecce ma soffre, quando un pallone che sbuca nell’area del Genoa dalla porzione destra in cui attacca il Lecce non vede l’intervento di De Winter e Krstović – ingannato forse dalla finta del difensore che da pochi giorni era convocato dalla Nazionale belga per i playoff di Nations League contro l’Ucraina, in cui ha giocato 80’ nella sconfitta per 3-1 all’andata ed è rimasto in panchina nella vittoria per 3-0 al ritorno – neanche. Leali non esce splendidamente su un cross, ma stavolta dalla sinistra, forse anche lui inebriato dal contrasto di scenario tra i primi cinque surreali minuti di partita e il resto che è seguito dall’ingresso della Gradinata Nord.

A quel punto, si accende Fabio Miretti. Ha ventun anni compiuti lo scorso 3 agosto e, malgrado sia un classe 2003 e sia in prestito secco dalla Juventus, finora non aveva particolarmente brillato. In dodici giornate con Alberto Gilardino ha giocato da centrocampista centrale con pochi risultati – e una non eccelsa prestazione nel derby di Coppa Italia che il Grifone ha perso ai calci di rigore con la Sampdoria lo scorso 25 settembre –, mentre Patrick Vieira lo ha allargato a sinistra in un 4-2-3-1 in cui Miretti può agire con più libertà e probabilmente qualche metro più avanti. La sua posizione era più congeniale e a conti fatti Miretti aveva già portato sei punti al Genoa tra il gol a Cagliari e tre assist di cui due erano stati decisivi a Empoli (per Ekuban) e in casa col Parma (per Frendrup), tra dicembre e gennaio. Se c’è un punto di rottura in ogni storia, quello di Fabio Mirettti è la gara col Lecce, ma non può saperlo prima del 16’, quando aggancia un assist di Ruslan Malinovskyi, rientrato titolare dopo 167 giorni e un grave infortunio subito – da cui però ha recuperato a tempo record –, e segna, al volo, di destro, un gran gol.

In un momento topico della stagione, in cui Vieira peraltro non ha a disposizione Ekuban e Cornet di cui in settimana era stata comunicata l’indisponibilità, il Genoa la sblocca. Si vede Vásquez eludere la marcatura di Helgason, segnale che il Lecce sia un po’ imballato, colpito a freddo, sebbene in più di un’occasione Pierotti – libero sulla destra – non fosse stato servito e, in un’occasione, Aarón Martín fosse pure qualche metro più avanti (difatti l’argentino si è sbracciato platealmente). Ma tant’è. Il Genoa mostra sprazzi di bel gioco – da Pinamonti a Frendrup, da Malinovskyi e Martín sulla sinistra – e per poco Miretti si libera e conclude a giro oltre il palo alla sinistra di Falcone, prima che lo stesso Miretti venisse centrato da Pinamonti – che sfortuna – e Malinovskyi esibisse uno dei suoi tiri da fuori area che nel tempo gli ha cementato la fama di specialista da quella distanza (meritando però miglior fortuna).

In poco tempo, un’ammonizione a Martín, forse un po’ severa (o forse non così tanto, al primo replay) e un recupero da applausi di Frendrup – non preoccupatevi, gli applausi sono puntualmente arrivati – si sono avvicendati dall’ammonizione di Miretti, una punizione del Lecce calciata da Helgason addosso a Pinamonti, un’apertura sbagliata da Falcone per Guilbert e la sensazione che i salentini attaccassero sul lato sinistro del Grifone laddove sia Martín che Miretti erano ammoniti. Peccato che il mediano da quel lato fosse Morten Frendrup, che anche a questo giro ha corso per tre. Quando finisce la pioggia, e poco dopo il primo tempo, col Genoa in attacco forte di un doppio vantaggio – ancora gol di Miretti e ancora assist di Malinovskyi –, si sente un “oh mamma mamma mamma, ho visto il grande Genoa, innamorato son”, di ugola maradoniana ma non – eccessivamente, forse – così ingiustificato.

L’esagerazione è quasi palese, ma è anche vero che una vittoria del Genoa con due gol di scarto alla fine del primo tempo non si vedeva dal 29 aprile 2024 (contro il Cagliari, 2-0, gol di Thorsby e Frendrup, alla fine finirà 3-0 e segnerà un altro “nordico”, l’islandese Guðmundsson). Poco prima, il 24 febbraio, con l’Udinese segnarono Retegui e Bani (e finì 2-0). Prima di Miretti, l’ultima doppietta rossoblù era di Pinamonti il 19 ottobre in casa contro il Bologna, prima di cui ce n’era una del citato Guðmundsson il 1° ottobre 2023 contro l’Udinese. Prima ancora, il Genoa era in Serie B. Ora, il Luigi Ferraris ha invece assistito alla prima doppietta di Miretti tra i professionisti (il primo gol con la Juventus U17 lo aveva segnato al Genoa il 15 settembre 2019 e il tecnico dei bianconeri era Francesco “Ciccio” Pedone, un ex sampdoriano). Sempre quell’anno, Miretti fece doppietta alla Lazio U17 e tripletta all’Entella U17 e addirittura un poker alla Fiorentina U17. In tutto, quindici gol e sette assist in diciassette partite.

Quando si torna in campo, un doppio cambio nel Lecce – fuori Pierotti e Morente, dentro Ndri e Jesper Karlsson, per cui Giampaolo cambia gli esterni – e le telecamere che inquadrano Dan Șucu, il nuovo proprietario del Genoa nonché fondatore di Mobexpert, il principale marchio romeno d’arredamento, il ritmo è piacevolmente calato. Berisha stende Zanoli e si prende un giallo, Vieira toglie Malinovskyi (e giù un applausone) e inserisce Matturro mentre Giampaolo cambia Guilbert e Coulibaly con Danilo Veiga e Kaba. Miretti calcia a lato su cross rasoterra di Zanoli, ma era defilato, il Genoa ora è un 4-4-2 in cui Matturro fa il terzino sinistro, Martín l’esterno alto e Miretti gioca a pochi passi da Pinamonti. C’è tempo per un gran recupero di Sabelli su Karlsson e per un doppio tocco di mano del Genoa ravvisato dai giocatori del Lecce, seguito da un controllo al VAR e la solita attesa in cui si capisse cosa l’arbitro avesse deciso, una sospensione – con fischi del tifo di casa, a esorcizzare la paura – tipica del calcio al tempo del VAR. Maresca va a vedere, si focalizza su un fallo di mano di Matturro – il terzo portiere del Genoa, Sommariva, condividerà su Instagram una storia con lui, Leali e Matturro definiti “i tre portieri”, a scherzarci su – e decreta un rigore. Lo segna Krstović, ammonito per un’esultanza provocatoria.

Il gol di Krstović segue la doppietta dell’attaccante montenegrino al Milan della settimana precedente e lo rende il secondo calciatore straniero del Lecce ad andare in doppia cifra in Serie A nelle ultime venti stagioni dopo Gianluca Lapadula, nato nel 1990 a Torino ma naturalizzato peruviano per via delle origini da parte di madre. A quel punto, quando c’è un solo gol di scarto, Vieira toglie Zanoli a favore di Ekhator, si assiste a una serpentina di Karlsson così ubriacante che finisce per ubriacarsi da solo e alla collezione di corner da parte del Lecce. N’Dri pare ispirato e cercato dai compagni, Karlsson è libero sulla sinistra dove nel primo tempo ha giocato, senza farsi notare troppo, Tete Morente.

Si gioca praticamente in una sola metà campo, ed è quella del Genoa, che di tanto in tanto spazza. Sguscia Ekhator sulla corsia destra del campo, talmente vicino alla linea da portare fuori la palla senza volerlo, Vieira cambia ancora – escono tra gli applausi Sabelli e Miretti, entrano Norton-Cuffy e Onana: meno fronzoli e più muscoli a centrocampo – e Giampaolo mette Banda per Helgason. A parte un brivido, un gran destro rasoterra di Karlsson al 38’ della ripresa, che Leali toglie dall’angolo basso alla sua destra, e all’ammonizione di Vásquez, e a un (improbabile) pallonetto da centrocampo tentato da Pinamonti – ma è anche vero che sarà certamente stanchissimo e il lavoro di far alzare la squadra è dispendioso e toglie lucidità, no? – finisce la partita. Vieira, con 1,4706 punti ottenuti in media nelle 25 giornate in cui ha finora allenato il Grifone, è diventato ufficialmente il tecnico con la miglior media di tutti. Più di Gasperini (1,3922 ma soppesata su 323 partite), più di Bagnoli e Nicola, più di Ballardini e Malesani, più di Gilardino e Scoglio, di De Canio e Maselli, di Simoni e Blessin, di Prandelli e Marino, di Juric e Silvestri, di Liverani e Mandorlini, di Thiago Motta – esonerato dalla Juventus – e Andreazzoli, di Delneri e Maran, persino di Shevchenko. Ha vinto sei partite su diciassette e tutte contro concorrenti dirette alla salvezza – Lecce, Venezia, Monza, Parma, Empoli, Udinese –, subendo soli 15 gol e dando serenità a un ambiente che adesso veleggia verso la salvezza, con 10 punti di margine sulla terzultima.

Ecco di seguito il tabellino della partita:

Genoa (4-2-3-1): Leali; Sabelli (dall’81’ Norton-Cuffy), De Winter, Vásquez, Martín; Frendrup, Masini; Zanoli (dal 72’ Ekhator), Malinovskyi (dal 56’ Matturro), Miretti (dall’82’ Onana); Pinamonti. All: Vieira. A disp: Siegrist, Sommarica, Barbini, Badelj, Carbone, Papastylianou, Venturino, Nuredini.

Lecce (4-2-3-1): Falcone; Guilbert (dal 57’ Veiga), Baschirotto, Jean, Gallo; Coulibaly (dal 57’ Kaba), Berisha; Pierotti (dal 46’ N’Dri), Helgason (dall’82’ Banda), Morente (dal 46’ Karlsson); Krstović. All: Giampaolo. A disp: Früchtl, Samooja, Gabriel, Gaspar, Ramadani, Rafia, Rebić, Burnete.

Reti: 16’ e 45’ Miretti, 68’ rig. Krstović. Ammoniti: Martín, Miretti, Vásquez (G), Berisha, Krstović (L). Arbitro: Maresca.