Sono essenzialmente due i fattori che hanno indotto il tifo del Genoa a prendersi immediatamente una cotta cocente per Krzysztof Piątek. Il primo consiste nel poker rifilato al Lecce, una brutale dimostrazione di lucidità sottoporta in soli 38′ di gioco, il secondo è l’aiuto derivante dalla scorsa stagione quando, per semplificare il concetto, Gianluca Lapadula faticava perfino a buttare il pallone in porta con le mani. Così, di punto in bianco, il 23enne polacco inizialmente ritenuto acquisto di dubbia fattura (ah, l’esterofilia) s’è dimostrato un rapace in grado di riscrivere la storia. L’11 agosto la sua quaterna era roba da anni Cinquanta, Mario Boyé contro la Triestina e gli anni in cui Juan Carlos Verdeal da Puerto Madryn dispensava magie a tutto spiano col Grifone indelebilmente inciso sul petto. Una garanzia, l’argentino, tanto che oggi resta nelle Top 11 storiche del Genoa stilate magari da qualche tifoso particolarmente attempato: perché oltre ad Aguilera e Skuhravy, oltrepassando pure la Milito-mania, c’è da fare i conti con un assunto di fondo niente male. A Genova, oltre alle merci che rendono il suo porto il principale d’Italia per import/export, sono passati pure discreti attaccanti. L’esterofilia in fatto di delanteros è sempre stata predominante, con un retrogusto particolarmente argentino dovuto a Crespo e Figueroa, Palacio e Boselli (sì, basta uno scampolo di partita per guadagnarti un posto nella top100 all time: chiedete al Guerin Sportivo). Il polacco Piątek, in questo ecosistema, è un pesce che sguazza più che volentieri.
Restyling offensivo rossoblù
Il punto è che lo scorso anno il Genoa ha ceduto l’ultimo prodotto della tradizione argentina offensiva, El Cholito Simeone, e si preparava a puntare sul sangue peruviano di seconda generazione che scorre nelle vene di Gianluca Lapadula. Il Barbaro, il guerriero inca, Willy Wallace. Manco fosse Paolo Guerrero, a conti fatti l’ex Milan s’è palesato in parte e frettolosamente. Così frenato dagli infortuni, oltre che da Ivan Juric e i suoi dettami tattici non irreprensibilmente corretti, il numero 10 arrivato in Liguria con una fascite plantare s’è trovato in costante competizione con Galabinov. E anzi, per un certo punto della stagione il nuovo tecnico Ballardini propendeva per la fisicità dell’ariete bulgaro (vedasi il 6 gennaio scorso, Genoa-Sassuolo, rete dell’ex Novara all’80’ con Lapadula inerme in campo). Quando poi anche Galabinov ha dato un po’ meno certezze, ecco che Ballardini pur di non schierare Lapadula faceva in modo di idearsi un fantomatico duetto leggero Taarabt-Pandev, raramente in gol ma spesso decisivo per via del coriaceo 3-5-2 su cui il mister romagnolo aveva basato la sua rivoluzione copernicana. Il Genoa ha così scalato posizioni di classifica, è uscito dalla zona rossa adagiandosi verso metà graduatoria, con un rendimento che solo con Ballardini (togliendo le prime 12 uscite, con Juric in panchina) sarebbe stato sufficiente per un posto in Europa League. Aggiungendo poi che Galabinov era arrivato a parametro zero mentre Lapadula in prestito con obbligo di riscatto (2 milioni, con 11 da sborsare l’anno dopo), ecco che le gerarchie in attacco mostravano come nel club di Enrico Preziosi qualcosa fosse andato storto.
A metà stagione, poi, il dg Perinetti (altro volto nuovo inserito nell’organigramma dopo la sconfitta nel derby di sabato 4 novembre 2017) diede un’occhiata alla lista svincolati, da cui attinse portando al Genoa il prospetto emotivamente più accattivante tra tutti: Giuseppe Rossi. Pepito, una scommessa, fisico cristallino ma tecnica sopraffina. Scommessa persa, giacché dopo soli sei mesi è stato svincolato, ma ulteriore segnale che in attacco qualcosa non andava. E visto che con Ballardini solo contro l’Hellas Verona, alla 34° giornata, il Grifone aveva segnato più di due reti (3-1), la sterilità offensiva preoccupava un po’ tutti. Delle 10 vittorie ottenute da Ballardini, ben 6 con miseri 1-0. Normale che a fine anno Preziosi sbottasse: “Abbiamo rimandato lo spettacolo al prossimo anno, vogliamo avere certezze”. Così l’imprenditore avellinese in estate ha tirato fuori dal suo portafogli circa 40 milioni, tra cui gli 11 pattuiti col Milan per l’obbligatorio riscatto di Lapadula, pur se a malincuore, e ha rivoltato la rosa come un calzino. Via Perin, Izzo e Laxalt, le plusvalenze hanno portato giovani ed elementi esperti, per un totale di 16 volti nuovi: quattro in attacco, dove oltre a Piątek sono stati acquistati Favilli, Kouamé e Dalmonte. A loro si aggiungono i reduci dello scorso anno (Medeiros, Pandev e un Lapadula provato a piazzare in più salse), tanto che le gerarchie estive parlavano di dubbi e perplessità. Due giovani, un polacco che s’era laureto terso miglior marcatore di Ekstraklasa, le 35 primavere di Pandev e l’estro dell’ex Sporting Lisbona. Sarebbe bastato per evitare il baratro?
Krzysztof Piątek: è nata una stella?
La risposta pare essere oggi, 8 settembre, un sì convinto. Il Genoa ha festeggiato il suo 125 compleanno soffiando su altrettante candeline, in una giornata scialba perché cronologicamente troppo vicina alla tragedia di Ponte Morandi, ma con un retrogusto piacevole. Già, perché s’è ritrovato una stella in grembo: proprio il polacco, Krzysztof Piątek da Dzierżoniów, autore di 13 reti in 6 partite nel precampionato. Alla prima uscita ufficiale, in Coppa Italia contro il Lecce, ha segnato quattro volte in 38′. Alla prima in Serie A è andato in gol contro l’Empoli, alla seconda ha fatto doppietta al Mapei Stadium contro il Sassuolo. Solo Ernesto Chevantón e John Aloisi, nella storia del nostro calcio, hanno impiegato meno di 6′ per timbrare il cartellino. Così Krzysztof, 23 anni e la convocazione da parte di Marcin Dorna per l’Europeo Under 21 del 2017, giocato in casa. Già allora i numeri parlavano meglio di ogni altra cosa: 32 reti in 65 gare col KS Cracovia, il club polacco più antico, prima di trasferirsi al Genoa, dunque il corrispettivo italiano nonché primatista nostrano per anzianità. Sempre, e comunque, una certa presenza in zona gol. E poco importa se Piątek fisicamente non sia un colosso (183 cm per 77 chili), o se non sia dotato da una leggiadria eccelsa nella corsa. La rapacità in area di rigore, il suo territorio, basta e avanza.
Krzysztof Piątek è la prova che il duro lavoro serve a qualcosa. Tenendo conto solo dei numeri relativi alle sue performances in Lotto Ekstraklasa, la Serie A polacca, è impressionante la progressione aritmetica tenuta dalla sua crescita. Il 14 maggio 2014 veniva promosso nell’organico dello Zaglebie Lubin dopo che nel febbraio 2013 era stato acquistato e girato al Lubin II, la seconda squadra del club arancio-nero. Nel 2014/15 Piątek ha segnato 8 reti in Serie B polacca, contribuendo in maniera sensibile alla promozione della sua squadra. Dunque è sui campi di Ekstraklasa che s’è completata la maturazione: 6 gol al primo anno, 11 al secondo, 21 al terzo. Piccola parentesi: solo gli spagnoli Carlitos (24 reti, Wisła Cracovia) e Igor Angulo (22, Górnik Zabrze) avevano segnato di più. Così di colpo il nome di Krzysztof Piątek è salito alla ribalta pure nel novero dei nomi per il Mondiale. Il ct Adam Nawałka alla fine però l’ha escluso dai 23, in nome di due intoccabili (Lewandowski e Milik) e di due che hanno segnato meno, ma in campionati più probanti. Così sull’aereo per la Russia sono saliti Lukasz Teodorczyk e Dawid Kownacki, autori rispettivamente di 15 e 5 reti nei rispettivi tornei. Il sampdoriano però ha dalla sua l’eccezionale media realizzativa (162′ per gol in A, addirittura 37′ per gol in Coppa Italia).
L’attitudine di Piątek
Calcisticamente parlando, Krzysztof Piątek è uno che ha saputo attendere pazientemente il suo momento. Così, quando la stampa polacca gli si avvicinò sperando in qualche parola fuori luogo contro l’ex selezionatore della nazionale, roba da mettere sulle prime pagine dei giornali sfruttando la situazione emotivamente bollente, il 23enne non cadde nel tranello. “C’è molta concorrenza davanti, un po’ mi dispiace ma rispetto la decisione del ct“ furono le parole di Piątek nell’occasione. Con la stessa testa bassa s’è presentato in Liguria, mai una dichiarazione fuori posto se non quando lo hanno paragonato per l’ennesima volta a Lewandowski (“È un po’ fuori luogo, io sinceramente mi trovo più simile per caratteristiche a Harry Kane“). Piano piano Krzysztof ha cominciato a girare le vie del centro, farsi foto davanti alla meravigliosa spiaggia di Boccadasse, cenare nei ristoranti della zona insieme alla fidanzata Paulyne. A fargli conoscere il caffè ci ha pensato l’amico e connazionale Linetty, che incontrerà insieme a Bereszynski e Kownacki nei derby, il 25 novembre e il 14 aprile. “Piątek è un’intuizione personale del presidente Preziosi, che da dodici anni porta avanti il Genoa in Serie A e che ogni tanto fa lo scout“ ha raccontato recentemente il dg Perinetti a RMC Sport Network, regalando oniriche meravigliose nottate al tifo rossoblù che sogna di ripetere le gesta di Milito, anche senza l’epica del contratto lanciato dall’agente Pastorello oltre la serranda del box della Lega Calcio.
Comprensibile, dopo 3 reti in due gare di Serie A, che il Barcellona (fonte: Mundo Deportivo, quotidiano storicamente vicino agli affari blaugrana) abbia mandato alcuni suoi emissari per studiare a fondo il fenomeno Piątek. In totale le sette reti in 240′ obbligano i catalani a drizzare le loro antenne, mentre in casa Genoa l’interrogativo è quasi paradossale. Perché la fase difensiva, che lo scorso anno era stata il fiore all’occhiello del Grifone di Ballardini, oggi è invece l’anello debole rossoblù? Spolli al Mapei Stadium è stato un fantasma del roccioso baluardo 2017/18, pure Marchetti non è stato esente da colpe ma perlomeno pareva che solo la cessione di Mattia Perin, capitano e leader dello spogliatoio, fosse in grado di peggiorare sulla carta il reparto. Dietro sì Izzo era andato al Torino, ma s’era visto ben poco nell’ultima stagione perché ai box per infortunio e dunque sostituito da Biraschi. Comunque l’attacco fa faville, anche con un Lapadula per ora ai margini del progetto e terza prima punta dopo Favilli e, soprattutto, Krzysztof Piątek, il miglior realizzatore d’Europa. A sette reti come lui c’è Pablo Sarabia del Siviglia, che però ha giocato il triplo del numero 9 genoano. Ben dopo ecco pure Lewandowski, Benzema, Agüero e Mbappé. “Una bestemmia – ha risposto il presidente Enrico Preziosi ai cronisti che chiedevano di Piątek in partenza – lui deve continuare a segnare, è qui per questo”. E anzi, visto che “bomber” in polacco vuol dire “pistolero“, il Luigi Ferraris vuole vederlo ancora sparare. Con quella pistola, mai come oggi tirata a lucido.