Frusinati

Per chi del calcio apprezza anche il lato romantico è ancora vivo il ricordo di quanto accaduto lo scorso 8 maggio allo stadio Matusa di Frosinone: pochi minuti dopo che Politano aveva definitivamente ucciso le residue speranze salvezza dei frusinati, la Curva Nord, quella di casa, restava lì compatta ad omaggiare i propri beniamini. Retrocessi al termine della loro prima stagione in Serie A, si; ma con l’onore di aver lottato fino in fondo per tentare di ottenere una storica salvezza. Inesperienza, mercato fallace e un pizzico di sfortuna avevano presto trasformato i precoci entusiasmi estivi in una lenta agonia che alla fine ha comunque regalato un sogno a tutta la Ciociaria. Un sogno che potrebbe avverarsi nuovamente.

Uno striscione, apparso proprio in quella giornata, recitava “Presidente RiproviAmoci”. Un monito colto al balzo da Maurizio Stirpe, presidente dei canarini e frusinate doc. La sua creatura, dopo appena un anno di purgatorio, si trova nuovamente in lizza per salire in Serie A. Nelle ultime giornate di campionato una leggera flessione nei risultati ha messo in discussione la leadership dei ciociari. Ma il Frosinone è comunque saldamente nel trio di testa completato da Verona e Spal e l’obiettivo è cercare di staccare direttamente il pass per la massima serie senza passare dai playoff. Un traguardo che, se raggiunto, darebbe nuova linfa ad uno dei progetti più interessanti del panorama calcistico italiano.

Oltre a confermare diversi pilastri con cui si è affrontata la serie A (Dionisi, i fratelli Ciofani, Soddimo, Sammarco, Kragl e Bardi) per risalire prontamente nella massima serie si è intervenuto massicciamente nel reparto difensivo, che più di tutto aveva dato noie ai frusinati la scorsa stagione. Sono così arrivati l’ex Cagliari e Juve Lorenzo Ariaudo, il terzino Antonio Mazzotta in prestito dal Pescara, l’ucraino Vasyl Pryma svincolato dal Torino e, nel mese di gennaio, lo sloveno Luka Kranjic, in prestito dal Cagliari. Organizzati con un reparto a 3 il Frosinone sembra aver raggiunto una certa solidità difensiva che ha lasciato spazio a sole 36 marcature subite(nell’ultima stagione in B furono 49 le reti totali incassate a fine stagione). L’attacco invece per il terzo anno di fila continua a fare perno sul tandem Federico Dionisi-Daniel Ciofani. Un duo che ha messo a segno 28 delle 48 reti totali siglate dai ciociari. Nel calcio fluido dei frusinati si vede la mano di Pasquale Marino, tecnico voglioso di rivalsa dopo diversi anni di alti e bassi caratterizzati da diversi esoneri ed un amarissimo terzo posto a Vicenza che non fu sufficiente ai veneti ad acciuffare una clamorosa promozione in Serie A. Marino, scelto per il dopo Stellone fra lo scetticismo generale, partita dopo partita si è guadagnato la fiducia dell’ambiente e soprattutto la possibilità di essere protagonista di un nuovo ciclo per il calcio ciociaro. Perché se il Frosinone torna in Serie A stavolta lo farà per metterci le radici.

Quello del Frosinone è infatti un progetto che mira a fare del virtuosismo il suo marchio di fabbrica. Autofinanziamento, giovani (meglio se provenienti dal vivaio) e teoria dei piccoli passi applicata alla pratica con un unico obiettivo: crescere in maniera sostenibile. E consolidarsi. Grazie ad un incremento del fatturato che non passi solo dagli introiti garantiti dai diritti TV della massima serie, ma anche ad esempio dallo stadio di proprietà, fiore all’occhiello del progetto Stirpe. Col finire della stagione si avvicina infatti al termine anche il conto alla rovescia per l’ultima partita al Matusa, che in ogni caso chiuderà i battenti a fine stagione per lasciar spazio al nuovissimo Benito Stirpe, meglio noto come “Stadio Casaleno”. Iniziato nel 1974 e presto abbandonato, il progetto è stato riavviato nel 2015 dalla società di Stirpe che ha fatto in modo che le operazioni si concludessero in due anni regalando al Frosinone ed ai frusinati quello che di fatto è il quarto stadio di proprietà italiano dopo lo Juventus Stadium, il Mapei Stadium di Reggio Emilia ed il Friuli di Udine; ed il terzo per dimensioni nell’intera regione Lazio. Dalle dimensioni ridotte del Matusa (circa 9.000 posti) che hanno costretto il Frosinone a dover chiedere una delega per giocare la prima stagione di A e subire numerose lamentele da parte degli stessi tifosi ciociari e non che trovavano non poche difficoltà nel reperire i biglietti, ci si prepara a traslocare in un impianto da circa 16 mila posti, con una forma nonché l’estetica dei seggiolini che ricorda molto quella del nuovo Friuli di Udine e con quasi 2.000 posti riservati alla tifoseria ospite (la curva di casa, la Nord, conta circa 3.000 posti). Il Frosinone stima un incremento del fatturato intorno al +20%.

Un progetto che mira a far diventare un club ad oggi poco blasonato una realtà consolidata del calcio italiano. Ma che mira anche a rinsaldare quel legame che porta una provincia intera ad identificarsi con i colori del club. L’obiettivo del progetto della famiglia Stirpe è infatti non solo quello di regalare uno stadio degno di questo nome al Frosinone; ma anche quello di regalare un centro polivalente ai frusinati. Qualcosa che la città e la Ciociaria tutta possa sentire proprio e vivere ogni giorno, come ammesso dallo stesso presidente Stirpe in una recente conferenza stampa per fare il punto sullo stato avanzamento lavori: “Deve essere un posto dove parlare del Frosinone, un luogo in cui si cementi l’identità dei tifosi con la società e con la città. A questo proposito credo che il nuovo stadio avrà un grande impatto anche dal punto di vista sociale, oltre che di marketing e commerciale. Sarà un posto bello e accogliente dove passare il tempo anche al di fuori del giorno della partita, sette giorni su sette, un luogo dove poter mangiare sempre ad esempio, un luogo d’incontro. Penso a tutte quelle attività che oggi difficilmente si possono realizzare a Frosinone, perché è difficile trovare un luogo adatto ad accoglierle. Mi piacerebbe che il nuovo stadio fosse utilizzato ad esempio per concerti e convegni e tutta una serie di attività legate anche al mondo dello spettacolo. La struttura ha delle enormi possibilità, ed è mia intenzione sfruttarle il più possibile“.

Il Frosinone calcio è l’emblema insomma di come dovrebbe essere inteso il calcio di provincia. Un progetto imprenditoriale pensato però anche per il territorio. Frosinone calcio e frusinati come una cosa sola. Un esempio virtuoso che, alla lunga, avrà la meglio su chi, nelle stanze dei bottoni, ancora pensa che i canarini non debbano giocare in Serie A.