La rimonta impressionante che Pioli chiedeva alla sua Lazio non parte da Frosinone. Finisce infatti con uno scialbo 0-0 il posticipo contro la squadra di Stellone in un Matusa vestito a festa tra l’entusiasmo del pubblico di casa e quello degli oltre duemila tifosi capitolini al seguito della Lazio in questa trasferta in Ciociaria. Un match privo di emozioni che fortifica le ambizioni salvezza dei canarini e certifica le difficoltà stagionali dei biancocelesti a rendersi pericolosi sotto porta. Difficile capire come nell’arco di soli tre giorni, quelli trascorsi tra l’1-1 di Istanbul e lo 0-0 odierno, una squadra, parliamo ovviamente della Lazio, possa subire una simile involuzione. Difficile capire se sia dovuto ai meriti dell’avversario od ai propri demeriti. Probabilmente la verità come spesso accade sta nel mezzo. Il Frosinone rispetto al Galatasaray è stato impeccabile sia dal punto di vista tattico che da quello mentale con una concentrazione ed una tenuta fisica impressionanti per tutti e novanta i minuti di gioco. Per contro la Lazio ha sbagliato praticamente tutto quello che poteva sbagliare a partire dalla formazione iniziale che già sulla carta appariva inappropriata per affrontare una squadra, quella ciociara, che fa del contropiede il suo unico mantra sia in casa che in trasferta. Per questo, pur avallando la scelta del turnover tenuto conto del doppio impegno di Europa League, appare inspiegabile la scelta di Pioli di puntare dal primo minuto su Mauri anziché su un giocatore di corsa come Keita o Felipe Anderson che insieme a Candreva avrebbe aiutato a fiaccare la difesa dei canarini con la spinta sugli esterni e gli inserimenti dei centrocampisti. Così come, ma per altri motivi, appare inspiegabile la fiducia incondizionata a Djordjevic che è sempre più un pesce fuor d’acqua. Molto meglio Klose quando è entrato in campo. Più lucide le scelte di Stellone che rispetto alla vittoria di Empoli ha sacrificato in avvio la corsa di Tonev per la qualità di Soddimo. Una mossa che ha dato i suoi frutti però a dire il vero solo in avvio di partita, giusto quei dieci minuti circa necessari a Konko e Hoedt in particolare per prendere le misure al numero dieci dei ciociari ed al bomber Ciofani. Poi, passata la buriana iniziale, la partita sembrava essersi incanalata verso il copione più ovvio con la Lazio che prendeva in mano il centrocampo ed il Frosinone che arretrava il baricentro a ridosso dell’area di rigore. Il problema per i biancocelesti è che tutto ciò si traduceva in due sole occasioni pericolose più di potenziale che di fatto firmate dal solito Candreva. Poi nulla più. Anche perché Stellone, che va detto considerato il materiale a disposizione è un allenatore di probabile avvenire, tatuava a turno Gori e Frara su Biglia costringendo la Lazio a passare spesso per i piedi di Cataldi piuttosto che per quelli dell’argentino. Il risultato era una manovra impoverita complice la scarsa verve di Mauri e Djordjevic ed il rapporto da separati in casa tra Lulic ed il pallone. Non che la situazione sia migliorata nella ripresa quando Pioli ha tentato di suonare la sveglia con gli inserimenti graduali di Keita, Klose e Milinkovic-Savic che ha avuto l’occasione per il colpaccio al 33′ con un colpo di testa che ha trovato però l’eccezionale colpo di reni di Leali. Solo nel finale, ma parliamo praticamente dei minuti di recupero, il Frosinone ha intuito che forse con un po’ più di sfrontatezza avrebbe potuto pure andare a caccia dei tre punti oggi. Ma era troppo tardi. Finisce così 0-0. Un punto che torna utile alla squadra di Stellone che domenica sale a Marassi per il primo vero scontro salvezza di stagione. Un punto che non serve invece nulla alla Lazio che ha fallito stasera l’ennesimo esame di maturità di questo campionato.