Distratto, fuori tempo, insicuro; scorretto. No, questo non è certo il Leonardo Bonucci che tutti conosciamo.
Il trasferimento del difensore dalla Juventus al Milan è stato senza ombra di dubbio il colpo del mercato italiano. La ciliegina messa sulla torta dal duo Fassone-Mirabelli al termine di una serie di colpi che hanno reimpastato la rosa rossonera. A Montella l’arduo compito di dimostrarsi un pasticcere all’altezza e non un pasticcione.
E se il Milan fosse la sorpresa del campionato? E se il Milan fosse addirittura l’anti Juve? Le prime dieci giornate hanno per il momento fugato i dubbi. I rossoneri stentano e gli obiettivi paiono ormai ridimensionati. Nove punti dal quarto posto in un campionato decisamente squilibrato non sono certo pochi quando è trascorso ormai oltre un quarto del torneo. La causa di questo ribaltone delle aspettative?
Montella non è un pasticcione ma non è neanche un pasticciere. Ha preso gli ingredienti a disposizione, li ha dosati e mescolati ma l’impasto è impazzito. E Leonardo Bonucci ne è l’esempio.
L’uomo arrivato a Milanello per spostare gli equilibri è finito presto preda delle vertigini. Interventi fuori tempo, posizionamenti errati, senso dell’anticipo smarrito cui si aggiunge, infine, la grande privazione: quella di impostare il gioco. Al Milan tocca a Biglia.
Leonardo Bonucci è diventato dunque un giocatore mediocre? No, è semplicemente in una fase in cui sembra solo un giocatore normale. Un po’ come agli albori della sua carriera. Come nel 2008, ad esempio, quando il difensore, all’epoca di proprietà dell’Inter, confinato in prestito in provincia faticava ad imporsi.
È più o meno a quei giorni che bisogna ricondurre l’inizio del legame tra Leonardo Bonucci ed Alberto Ferrarini, mental coach del numero 19 rossonero.
È anche a lui che si deve la crescita di Bonucci, comunque oggi uno dei difensori più forti in circolazione. Ed è lui che, dopo l’espulsione rimediata dal giocatore in Milan-Genoa per una gomitata volontaria a Rosi rilevata dal VAR, è intervenuto per dire la sua sul momento no del suo discepolo. Toccandola piano: “Ricevendo questo cartellino rosso ha toccato il fondo. Da questo momento, però, sono convinto che ci sarà la sua rinascita – ha spiegato il mental coach a Tutti convocati su Radio 24-. Questo è stato un game over, come se si fosse chiuso un capitolo ed arriva il momento di aprirne un altro. Il suo obiettivo è tornare più forte di prima, per questo sono sicuro che questo bagno di umiltà gli farà molto bene. Quando è arrivato al Milan in estate, l’accoglienza ricevuta ha fatto in modo che il suo ego arrivasse al cinquantesimo piano di un grattacielo. E’ per questo che questa ridimensionata gli tornerà utile”.
Solo che Leonardo Bonucci di ridimensionamento non vuole proprio sentirne parlare. Il suo profilo Instagram, anche in questi giorni bui, continua ad essere pieno zeppo di frasi motivazionali che si susseguono inframmezzate solo da un post con il quale il difensore prende nettamente le distanze dalle dichiarazioni di Ferrarini spiegando che queste non corrispondono al suo pensiero.
Un episodio che non fa che confermare che questo per Leonardo Bonucci è proprio un periodo no. Un periodo in cui basta un niente perché si creino fraintendimenti. In campo, con i compagni di reparto; o fuori, ad esempio con il proprio mental coach. Chissà che, in questo caso, non sia più giusto parlare di un fraintendimental.