Federico Bernardeschi è un fiore prossimo a sbocciare. Il centrocampista offensivo della Juventus è arrivato a Torino nell’ultima sessione estiva di mercato con l’obiettivo di potersi ritagliare uno spazio importante in una macchina quasi perfetta, come quella guidata da Massimiliano Allegri. Una valutazione importante, tanto scetticismo, prestazioni inizialmente poco esaltanti. Lo sbarco di Bernardeschi all’ombra della Mole è stato accompagnato dal solito amletico dubbio che aleggia su tutti quei ragazzi venuti su con l’etichetta del futuro campione: chi è veramente Federico Bernardeschi?
Classico giocatore da “lo prendo o no al fantacalcio?”, in molti hanno fretta di capire se il numero 33 vale dal bianconero in su o resterà uno dei tanti, come spesso accade. Intanto c’è da dire che nella sua pur giovane carriera Federico Bernardeschi ha già fatto un’esperienza da “grande”. Superandola a pieni voti. Difficile infatti per un classe ’95 reggere l’urto in una gara dove hai un’intera tifoseria contro; una cittá che in un battito di ciglia ha tramutato il suo amore in odio (sportivo, si intende).
Firenze, la Fiorentina e la sua gente non gli hanno perdonato infatti il trasferimento estivo alla corte degli odiati rivali della Juventus. Un film già visto da queste parti. Con protagonista sempre un numero 10. Uno di quelli che tutto il mondo ci ha invidiato. Seppure abituati a certi torti, i tifosi viola non ce l’hanno fatta a digerire lo sgarbo. Conseguenza? Un’accoglienza fatta di fischi ed insulti nella sfida di campionato del 9 febbraio che ha fatto il giro del web. Così come il gol che il giovane ragazzo a rifilato alla sua ex squadra. Un gol celebrato; quasi ostentato. Ma non per voler girare il dito nella piaga. No, semplicemente festeggiato perché indicativo di una primavera oramai alle porte per il numero 33 bianconero.
Perché l’odio di Firenze per Federico Bernardeschi è un sentimento unilaterale. Qualcosa che Bernardeschi non ha mai ricambiato. Non per buonismo, ma per pura lealtà. Per la trasparenza, anche questa ostentata, di considerare la Fiorentina come un punto di partenza e non invece un punto di approdo. Concetti messi in chiaro anche il giorno della sua presentazione a Vinovo quando il giocatore ha avuto solo parole di ringraziamento verso la Viola per averlo accolto e reso celebre agli occhi delle big.
Perché Federico Bernardeschi è così; un giocatore puro e semplice. Uno che ha scelto di vestire il 33 sulle spalle per la sua grande fede religiosa. Un fatto profondo e non banale considerate le voci girate prima del suo arrivo a Torino sulla scelta del numero di maglia. A detta di molti sarebbe stato lui il futuro dieci bianconero. Prima che fosse assegnato a Paulo Dybala, tutto faceva presagire ad una scelta del genere. La societá Juve e lui stesso hanno declinato questa possibilità. Zero pressioni, niente aspettative.
Il curriculum calcististico di Federico Bernardeschi parla da solo: giocatore italiano classe ’94; decisamente promettente. Alla Fiorentina ha collezionato 93 presenze e 23 reti. Numeri importanti per un giocatore che ha iniziato a calcare i campi di Serie A all’età di 20 anni. Presente nel giro della Nazionale, dal 2011 ha collezionato presenze in tutte le categorie fino al traguardo della prima convocazione in azzurro agli ordini di Antonio Conte, il 19 marzo del 2016, con esordio 5 giorni dopo nella sfida amichevole contro la Spagna, subentrando a Candreva nel secondo tempo.
In maglia bianconera, Federico Bernardeschi ci ha messo un po’ per cominciare a dimostrare di poter reggere le pressioni di una piazza tanto importante. Ma in fondo neanche troppo se è vero che, ad oggi, ha raggiunto quota 26 presenze (tra campionato e coppe), andando a segno in 5 occasioni, di cui una determinante per la vittoria contro i suoi ex compagni di squadra. Massimiliano Allegri ha sempre speso parole d’affetto per il centrocampista, tanto da introdurlo nei meccanismi di gioco della sua Juve in modo graduale. Non perché non si fidasse delle sue qualità, ma per la sua ormai consuetudinaria abitudine a gestire oculatamente la crescita dei giovani talenti in rosa.
Un modus operandi che ha permesso a Bernardeschi di diventare adatto e funzionale ad una squadra di campioni, apprendendo tecniche e suggerimenti utili alla causa. Un percorso che ha condotto dalle 7 partite consecutive tra settembre ed inizio ottobre, gare in cui è stata centellinata la sua presenza in campo, ai 7 match su 9 disputati nel 2018 con un minutaggio ben più generoso. Qualche segno di continuità si era intravisto già a dicembre con le 4 gare consecutive giocate a buona resa tecnica e tattica.
Nelle ultime uscite stagionali, Bernardeschi ha messo in risalto la continuità fisica, mentale e di presenza sul campo che dovrebbe avergli fatto ritagliare un posto nella formazione-tipo bianconera. Il Bernardeschi recente è un giocatore sempre più completo che è cresciuto gara dopo gara e ha trovato i varchi giusti per poter far male agli avversari. Incursioni e dinamicità, spirito di combattimento e passione: l’uomo in più!
Poi però è arrivato l’infortunio. Al termine della sfida con il Torino il centrocampista ha accusato un trauma contusivo-distorsivo al ginocchio sinistro. Dopo la prognosi iniziale che prevedeva qualche settimana di stop, ora si parla di operazione e stagione finita. Uno scenario che sta facendo preoccupare tutto l’ambiente juventino. Allegri in primis. Perché nelle ultime settimane Federico Bernardeschi, ragazzo semplice e completo, dinamico e premuroso, è entrato maggiormente nel cuore dei tifosi bianconeri. Ed in quello del gioco della Juventus.