Con la Premier League ormai ai nastri di partenza desta particolare interesse l’entusiasmo che si respira a Liverpool. Se il Merseyside Reds (per dirla come in una celeberrima serie di videogames) si prepara in maniera meticolosa agli ordini di Jurgen Klopp verso il preliminare di Champions, antipasto di una stagione dove sarà vietato sbagliare, la parte blues della città dei Beatles, quella insomma che tifa Everton, è decisamente in fibrillazione. Merito del magnate iraniano Farhad Moshiri, proprietario di numerose acciaierie e compagnie energetiche fra Gran Bretagna e Russia con un patrimonio netto stimato in 1,79 milioni di dollari che, dal 2016, è proprietario anche dell’Everton, club di cui ha acquisito la maggioranza (49,9%, lasciando comunque la presidenza a Bill Kenwright) e nel quale ha subito investito risorse importanti per rilanciare i Toffees: 68 milioni spesi la scorsa stagione (55 dei quali incassati dalle cessioni) che sono valsi un settimo posto finale; piazzamento sufficiente per risultare subito a ridosso delle compagini più attrezzate ed agguantare i preliminari di Europa League (grazie anche allo United). Adesso, dopo qualche anno di rodaggio, l’Everton sogna il definitivo salto di qualità. E per accelerare i tempi Moshiri ha messo a disposizione di Ronald Koeman, allenatore confermatissimo in panchina, un budget che dovrebbe rendere il club in grado di competere (quasi) alla pari con le big di Inghilterra.
Il modulo di base da cui parte l’Everton è il classico 4-3-3 di scuola olandese che, a seconda delle fasi di gioco, può variare anche in un 4-2-3-1. Fra i pali fiducia a Jordan Pickford: classe 94′, si è distinto prima al Sunderland e poi all’ultimo europeo Under 21 mostrando una grandissima reattività che ha convinto i Toffees ad investire ben 28,5 milioni di sterline che ne hanno fatto il portiere più costoso della Premier League (terzo assoluto di sempre). Inutile ribadire la pressione che potrebbe sentirsi addosso, valutando il prezzo e soprattutto l’età. Ma con accanto compagni più esperti come Maarten Stekelenburg e Joel Robles l’adattamento potrà essere graduale senza troppi problemi. La difesa (sesta migliore nello scorso torneo con l’Arsenal) attende il rientro di Seamus Coleman dopo il bruttissimo infortunio dello scorso marzo ma nel frattempo si è rinnovata con l’innesto sulla destra di Cuco Martina, svincolatosi dal Southampton e già allenato dallo stesso Koeman durante il suo periodo ai Saints, ed al centro con quello di Michael Keane arrivato sulle sponde del Merseyside per 25 milioni più bonus dal Burnley. Cresciuto nelle giovanili dello United e scaricato in prestito un po’ ovunque il centrale è reduce da tre ottime stagioni grazie alle quali ha anche conquistato la nazionale inglese con la quale ha debuttato lo scorso marzo nell’amichevole contro la Germania (giocando dal primo minuto) per poi giocare da protagonista anche la seguente sfida casalinga di qualificazione a Russia 2018 contro la Lituania. Abilità nel gioco aereo e velocità al servizio della batteria dei centrali dell’Everton che annoverava già il capitano del Galles Ashley Williams, il capitano dei Toffees Phil Jagielka, l’argentino Ramiro Funes Mori che però dovrà ancora aspettare 6 mesi per via di un’infortunio, e da Mason Holgate reduce da un Europeo Under 21 giocato ad ottimi livelli ed arruolabile anche sulla corsia destra. A proposito di terzini destri non si può certo dimenticare Jonje Kenny campione con con l’Under 19 lo scorso maggio in Corea del Sud e destinato a dividersi fra l’Under 23 e la prima squadra almeno fino al ritorno di Coleman. Sulla sinistra invece intoccabile Leighton Baines (a segno nell’esordio stagionale contro gli sloveni del Ruzomberok nel terzo turno di Europa League). Segue nelle gerarchie il giovane Callum Connolly; in attesa di sviluppi di mercato che potrebbero riguardare lui o Luke Garbutt.
La mediana è probabilmente il reparto più accattivante dell’Everton. Accanto ai già rodati Idrissa Gueye, classico mediano di rottura, e Morgan Schneiderlin, acquistato nel mese di gennaio, è arrivato dall’Ajax Davy Klaassen, voluto ad ogni costo da Koeman e strappato alla concorrenza di diverse big europee per circa 23 milioni di sterline. Un giocatore eclettico che nasce trequartista ma che col tempo ha saputo riadattarsi interno di centrocampo fino a diventare il classico giocatore da box to box. L’approdo in Premier League di Klaassen sembra un passaggio necessario per completare quel percorso di maturazione che dovrebbe portarlo in breve tempo a divenire un giocatore top nel panorama calcistico mondiale. A completare il reparto ci sono poi l’esperto Gareth Barry (oltre 600 presenze all’attivo in Premier), Muhamed Besic, fermo tutta la stagione passata per un’infortunio, James McCarthy, anch’egli vittima di numerosi acciacchi, ed i giovanissimi Tom Davies, classe ’98 con già ben 24 presenze all’attivo nella scorsa stagione, e Kieran Dowell ennesimo reduce della spedizione iridata dell’Under 19 in Corea. In uscita, con le cessioni di Tom Cleverley al Watford e di Aiden McGeady al Sunderland, resta da capire cosa ne sarà di Ross Barkley, che ha rifiutato il rinnovo nel mese di giugno chiedendo la cessione. In attesa di offerte convincenti, qualsiasi sostituto in entrata (Gylfi Sigurdsson?) resta in standby.
L’attacco invece è il reparto più stravolto con la partenza di Romelu Lukaku ceduto al Manchester United per ben 75 milioni di sterline, la recompra di Gerard Deulofeu da parte del Barcellona ed il passaggio di Arouna Kone al Sivasspor. Ovvio che quella del belga è la cessione più pesante anche se dalle parti di Goodison Park (che fra qualche anno lascerà spazio ad un nuovo impianto che verrà costruito a Bramley Moore Dock, nella zona nord di Liverpool) non vogliono sentir parlare di ridimensionamento. Anche perché per ravvivare gli animi dei tifosi la partenza dell’ex Chelsea è stata subito colmata con un’operazione da “Romanzo calcistico” che ha riportato a casa dopo 13 anni Wayne Rooney. Certo, i numeri dell’ex United della scorsa stagione sono impietosi. Ma i segnali di risveglio di Wazza in queste prime uscite stagionali sono incoraggianti. Oltre a Rooney, in attesa di possibili ulteriori sviluppi per un centravanti di ruolo è stato preso dal Malaga (5,2 milioni di sterline il cartellino) Sandro Ramirez, ex canterano del Barcellona autore di 14 reti nella scorsa Liga e reduce da un Europeo Under 21 chiuso al secondo posto alle spalle della Germania. Letale in area di rigore e molto abile anche nel dribbling, nei meccanismi di Koeman potrebbe inserirsi anche come ala destra. Sull’altra corsia invece agirà ancora Kevin Mirallas giunto oramai alla sua sesta stagione all’Everton (contratto prolungato di recente fino al 2020). A completare la rosa troviamo poi l’esperto Aaron Lennon ed i giovanissimi Ademola Lookman e Dominic Calvert-Lewin, entrambi classe ’97 ed anch’essi reduci dal vittorioso mondiale di Corea dopo aver già esordito con i Toffees la scorsa stagione. Da valutare ancora Oumar Niasse, Shani Tarashaj e Leandro Rodriguez, in prestito durante la scorsa stagione rispettivamente all’Hull City, Eintracht Frankfurt e Waasland-Beveren, oltre a Yannick Bolasie che sta recuperando da un serio infortunio al ginocchio patito lo scorso dicembre.
In attesa di sfoltire la rosa e di piazzare magari la ciliegina sulla torta, il mercato dell’Everton attualmente segna quasi 100 milioni di euro spesi. Cifre a cui non erano abituati da questi parti e che si spera portino in dono un trofeo, cosa che non avviene dal 1995, o quanto meno la partecipazione alla Champions League. Traguardo, quest’ultimo, accarezzato nel 2005 quando i Toffees vennero eliminati dal Villarreal nel preliminare. E’ passata, calcisticamente parlando, un’eternità e la Champions da all’ora è sembrata solo un’utopia. Ma le sterline di Moshiri oggi fanno sembrare tutto un po’ più possibile.