Sui social impazzano, e impazzeranno ancora per parecchio tempo, link e commenti su Simone Zaza e Graziano Pellè che, per errori di valutazione o comportamento, sono diventati il bersaglio di un’Italia che ci ha comunque dato modo di gioire ma che, ahimè, poteva dar modo alla nazione di rimanere ancora per qualche partita attaccati a bandiere e maxi schermi. Perchè in questi momenti nulla più del calcio unisce. Tutti sotto l’ultima doccia dell’Europeo e tifosi ad immaginare le famose ramanzine di un Gigi Buffon in lacrime davanti alle telecamere, ma con la stigliata facile, da capitano, negli spogliatoi. Spesso a discapito dei giovani inesperti e molte volte verso chi ha peccato di presunzione come Zaza e Pellè.
Attenzione spostata: attaccanti bersagliati e portierone che passa da eroe. Eroe che non para i rigori. Perchè, se da una parte c’è l’esperienza di Gigi Buffon, leggenda nazionale, dall’altra c’è Neuer che da azzurri abbiamo sempre considerato un gradino sotto, ma che ha dimostrato di essere il più completo degli estremi difensori. Perchè per essere leggende del calcio non basta compiere parate indimenticabili in campo e rimproverare i compagni. Serve completezza. E il Gigi nazionale, qualche lacuna, l’ha mostrata. Ma abbiamo fatto finta di non vederla. Tanti rigori sbagliati da chi ha pagato inesperienza, stanchezza o emozione e, a malapena, un penalty parato. Al contrario del tedesco che ha dimostrato a tutti il perchè delle sue candidature al pallone d’oro. Dopotutto le statistiche parlano chiaro: 28 rigori parati in carriera contro i 61 non neutralizzati. A 38 anni non è facile migliorarsi, ma è meno difficile assumersi qualche responsabilità. Ma Buffon non si tocca.