682 partite di club disputate, 267 reti, due scudetti e svariati titoli. Un Mondiale ed altri piazzamenti vari con la maglia della Germania. Quelli di Miroslav Klose sono numeri che fanno impressione e che pochi possono vantare. Il tedesco ha scritto la storia del calcio contemporaneo. L’ha fatto a suon di gol ed inanellando record, il più importante dei quali senza dubbio quello conseguito in Brasile: bomber più prolifico di sempre con la maglia della nazionale tedesca (71 marcature) e record di reti segnate nella storia dei mondiali (16 marcature) strappato a Ronaldo, non quello portoghese ma Il fenomeno. Ma non finisce qui. Perchè le doti tecniche vengono donate da Dio, ma non mostrano l’uomo e la personalità. E queste non sono cose da mettere in secondo piano. E Miro Klose ha sempre dimostrato di essere un vero fuoriclasse dentro e fuori dal campo. È proprio per questo motivo che si definisce Klose un campione a tutto sesto. Un giocatore che non ha mai nascosto al mondo l’uomo dietro il calciatore. Ha sempre ottenuto e guadagnato il rispetto non solo dei suoi tifosi o compagni di squadra, ma anche degli avversari e degli scettici. Questa non è una cosa da tutti. Il tedesco ha sempre avuto un comportamento e un atteggiamento di assoluta professionalità: mai un ritardo agli allenamenti, sempre disponibile ad aiutare i compagni più giovani insegnando a loro il mestiere, sempre educato e pacato con i media e mai una dichiarazione fuori luogo. Un caso eclatante che ha mostrato quanto l’etica sia importante per il tedesco di origini polacche si è verificato qualche anno fa in una partita difficile tra Lazio e Napoli. Klose segna di mano e dalla diretta non è eclatante. Anche l’arbitro non vede e assegna la rete ai biancocelesti. Miro però non ci sta. Sa che il gol è viziato da una irregolarità grave e lo dichiara all’arbitro che annulla immediatamente la rete e ringrazia la punta. Sembra ovvio poi capire come mai anche tifoserie e giocatori avversari stimino un campione di tale onestà. Per premio al suo modo di essere e di vedere e vivere lo sport, quest’anno Klose è stato premiato all’università di Tor Vergata di Roma con il “Premio Etica dello Sport” insieme a Montezemolo. La prossima partita, l’ultima del campionato 2015/2016, sarà anche l’ultima di Klose con la maglia della Lazio. Purtroppo il Panzer non può durare in eterno: l’età e i vari acciacchi fisici si fanno sentire e infatti quest’anno le sue presenze sono state viziate proprio da questi aspetti. I tifosi biancocelesti hanno organizzato un “Klose Day” per salutare il loro campione. Non si sa ancora, date le frizioni tra i tifosi, il presidente e il prefetto che ha diviso la curva con le barriere, quanta gente sarà presente allo stadio per il saluto al tedesco. È però doveroso per quello che la punta ha dato alla maglia che indossa mettere da parte i risentimenti nei confronti di tutti e salutare un campione che termina un lustro con i colori biancocelesti sul petto. Unica grande delusione e enorme rimpianto è stata la gestione dell’immagine di Klose da parte della Lazio. Sfruttata male e gestita peggio. Ma questa è un’altra storia.