L’Auxerre e l’ascesa
Guy Roux è uno di quelli che in vita sua ha sempre avuto le idee chiare. Quella che più di tutte deve averne ispirato la carriera è che non c’è cosa migliore da fare se non far fare ad ognuno quel che gli riesce meglio.
Tutte le idee
che hanno enormi conseguenze
sono sempre
idee semplici.
Lev Tolstoj
Un mantra che ha consentito all’allenatore francese di resistere sulla panchina dell’Auxerre ininterrottamente per 39 anni (dal 1961 al 2000) cui si aggiungono un’ulteriore parentesi in Borgona dal 2001 al 2005 e quattro partite alla guida del Lens nel 2007 per un totale di circa 15 mila giorni di incarico e 894 panchine in Ligue 1: numeri da record.
Doverosa premessa: Guy Roux è stato nell’arco della sua carriera da allenatore sicuramente un personaggio piuttosto eccentrico. Si narra che la notte facesse il giro dei locali notturni per sincerarsi di non trovarvi i suoi giocatori e che non pago la mattina seguente verificasse personalmente il contachilometri delle macchine dei suoi per stimare la congruità delle distanze percorse rispetto al tragitto casa-campo di allenamento. È stato sempre ironico ma anche uno di quelli sempre pronti all’occorrenza a polemizzare, a stuzzicare gli avversari; pronto a perdere le staffe davanti alle ingiustizie, vere o presunte che fossero, subite. Ma Guy Roux è anche stato l’uomo che, insieme al presidente dell’Auxerre Jean Claude Hamel, ha contribuito all’ascesa del calcio francese. Ma andiamo per gradi.
Tutto ha origine da una lettera. Quella che nel 1961 un ragazzo di 22 anni, figlio e nipote di due colonnelli dell’esercito ed amante del calcio, scrive in seguito ad un’illuminazione (la prima di tante) che è poi, come anticipato, quella che detterà la linea di pensiero di Roux da lì in avanti: ognuno deve fare ciò che gli riesce meglio. E poiché il giovane Guy aveva capito che i consigli che dispensava nei cortili o sui campi di calcio amatoriali di Auxerre erano più validi del contributo che i suoi piedi potevano dare alla causa, decise di indirizzare poche righe al Presidente del club di calcio della città che, all’epoca, militava nel campionato regionale dilettante, proponendosi come allenatore per la modica cifra di 600 franchi all’anno tutto compreso. Argomentazione irresistibile.
Nasce così un binomio vincente che negli anni a venire vedrà l’Auxerre scalare le gerarchie del calcio francese fino al titolo di Campione di Francia del 1996 conquistato da una squadra che vantava in rosa, tra gli altri, Blanc, Lamouchi, Laslandes, West e Silvestre.
Tre anni più tardi dalle giovanili salirà in prima squadra anche Djibril Cissé, ennesimo talento sfornato da quella che oggi tutti si affretterebbero a definire un’Academy; un progetto pensato quando, alla fine degli anni ’70, l’Auxerre incassò 300 milioni di franchi dalla cessione al Nancy di Olivier Rouyer. Fu infatti in quell’occasione che Roux e Hamel decidono di investire la cifra in una fattoria a qualche centinaio di metri dallo stadio per creare il miglior centro di formazione del Paese. Una scelta figlia della necessità di raggiungere i risultati tramite le idee; una scelta che nel corso degli anni consentirà all’Auxerre di sfornare talenti del calibro di Ferreri, Boli, West, Mexes, Sagna, sua maestà Eric Cantona. E poi lui, per l’appunto: Djibril Cissé.
Cissé arriva all’Auxerre all’età di 15 anni. Nel 1999 vince con le giovanili la Coupe Gambardella, una competizione organizzata dalla federazione calcistica francese e riservata alle squadre Under 18. Il club della Borgogna si impone sul Saint Etienne ai rigori dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari. Giusto per intenderci meglio su quanto valgano i giovani per l’Auxerre: il club bianco-blu è quello che vanta il maggior numero di successi (7) nella competizione.
Il 1999 è anche l’anno dell’esordio di Djibril Cissé tra i grandi. Esordio che non avviene in una partita qualunque ma nel match del 20 marzo 1999 contro il PSG: 1-0 per gli ospiti. Poco male. È solo un primo assaggio per un giocatore che per Guy Roux, per la solita regola del non c’è cosa migliore da fare se non far fare ad ognuno quel che gli riesce meglio, deve indiscutibilmente giocare centravanti. Perché Cissé ha fisico, corsa ed un innato senso del gol.
Che in effetti lo porteranno a siglare durante le sue quattro stagioni (dal 2000 al 2004) con la maglia dell’Auxerre la bellezza di 87 gol in 164 incontri facendo di lui il miglior marcatore nella storia del club.
Quella di Cissé in Borgona è stata una vera e propria ascesa. La prima stagione (2000/2001) si chiude con 13 gol in 32 presenze. La stagione successiva lo score è di 24 gol in 31 presenze tra campionato e coppe con le 22 reti in Ligue 1 che gli valgono il titolo di capocannoniere del torneo. L’anno dopo le marcature sono 20 in 44 uscite stagionali tra campionato e coppe dove quest’ultime annoverano anche Champions League e Coppa UEFA. La stagione 2003/2004 è però quella dell’apoteosi: le reti sono 30 in 53 uscite. Cissé si laurea nuovamente capocannoniere della Ligue 1, si piazza terzo nella classifica della Scarpa d’Oro di quell’anno e durante l’estate chiude le valigie e parte alla volta di Liverpool.