Campionato, calciomercato, Nazionale ed altro ancora. Sono tanti i temi trattati nell’intervista gentilmente concessaci da Emanuele Celeste, uno dei fondatori di Soccermagazine.it, portale di informazione calcistica molto apprezzato dal mondo del web.
La prima domanda è d’obbligo: questo sarà veramente il campionato della rifondazione:
“Probabilmente no. Se diamo un’occhiata alle nostre squadre, oggi notiamo subito la precarietà di elementi di livello internazionale in Italia, nonché una manifesta difficoltà ad andare avanti in Europa o anche solo a qualificarsi per le coppe. Persino i club più quotati appaiono spesso instabili ed impauriti dall’incertezza del loro futuro. La Serie A sta vivendo una fase di transizione dalla quale non si sa quando si uscirà“;
Cosa aspettarsi dalla Serie A:
“Un campionato blando, in cui le partite veramente emozionanti saranno poche. Il livello del nostro calcio è sceso tanto negli ultimi anni; basti pensare ai convocati della Nazionale che spesso vengono bistrattati e che alla lunga si rivelano delle mere comparse in azzurro“;
Quale sarà la squadra rivelazione e chi vedi favorito per lo scudetto:
“Al momento la lente d’ingrandimento è da puntare sull’Udinese di Stramaccioni e sul Torino, che nonostante le partenze di Cerci ed Immobile sembra ben organizzato; tuttavia il Milan privo degli impegni internazionali non è da sottovalutare e potrebbe dar fastidio nella lotta al vertice che comprenderà presumibilmente Juventus e Roma, mentre la competitività del Napoli è ancora un’incognita e dipenderà anche da come si onorerà l’Europa League“;
Quale sarà il giocatore rivelazione:
“Un calciatore forse un po’ sottovalutato e che finalmente è riuscito a ritrovare continuità dopo quasi 4 anni: Quagliarella. A dispetto della carta d’identità un po’ ingiallita ha ancora le carte in regola per emergere. La sua carriera, specie in Nazionale, è stata minata dal pesante infortunio del gennaio 2011, ma per sua fortuna dopo una lunga attesa è in grado di riprendere a giocare da protagonista a buoni livelli“;
Cosa aspettarsi dalla Juventus post Conte:
“Non può non essere una squadra diversa perché Conte incarnava la juventinità e nella sua meticolosità raramente lasciava al caso i particolari; anche i bianconeri più formati o che avevano addirittura giocato con lui conservavano riverenza e attenzione nei suoi confronti. Allegri invece è un allenatore più classico, non è mai appartenuto a quell’ambiente e vi si è ritrovato catapultato all’improvviso: deve essere bravo in primis il gruppo a seguirlo“;
Come giudichi la scelta del Milan di affidare la panchina a Inzaghi:
“Quando ad allenare una squadra arriva dopo poco tempo un’icona storica della stessa è più un male che un bene, perché il rischio che quella figura non si confermi nel nuovo ruolo è alto ed il crollo di un tale mito sarebbe indubbiamente disdicevole, dato che verrebbe meno quell’alone di magnificenza che lo permeava fino a poco prima, costruito in tanti anni e macchiato magari in poche settimane. Nella fattispecie Gattuso, Seedorf ed Inzaghi hanno iniziato ad allenare in Italia senza una vera e propria esperienza; lo stesso Conte fece la sua gavetta prima di approdare alla Juventus“;
Sempre restando al Milan, come valuti l’arrivo di Torres:
“Al momento sembra perlopiù un colpo mediatico. Torres ha conosciuto un calo non indifferente dopo l’infortunio che lo colpì a ridosso dei Mondiali in Sudafrica, anche se paradossalmente ha vinto tutto quando non era al massimo della forma. C’è la possibilità che si riveli semplicemente fumo negli occhi per i tifosi“;
Chiudiamo con una domanda sulla Nazionale: è Antonio Conte l’uomo che serviva all’Italia:
“Conte ha la personalità che serviva a questa Italia. Spesso negli ultimi anni si è parlato di una Nazionale che assomigliava e dovesse assomigliare il più possibile alla Juventus, che era tornata a fare sfracelli in campionato: adesso abbiamo proprio il tecnico della Juventus e quindi le aspettative sono tante e lasciano presupporre che gli azzurri tornino ad un gioco più coerente di quello di Prandelli, che era partito bene, ma col passare del tempo era diventato forse un po’ troppo accondiscendente verso i suoi stessi giocatori. Con la mancata chiamata di Balotelli ed il ritorno di Quagliarella, col quale sembrava ci fossero stati dissidi, Conte ha già dimostrato di potersi comportare in maniera lucida e oggettiva. Sul piano del gioco è però da valutare la funzionalità degli esterni italiani a disposizione nel 3-5-2 tanto caro al ct. L’avventura è appena iniziata ed in questa Nazionale ci sarà da testare parecchio.“.