Osservando con gli occhi socchiusi le rose del campionato turco, la Süper Lig, si potrebbe erroneamente pensare a un gigantesco cimitero d’elefanti. Certo. In effetti fino a qualche anno fa il movimento turco si limitava a portare a Istanbul qualche volto noto del pallone, magari attempato, con lo scopo di promuoverne l’ascesa. Da qualche tempo a questa parte però il trend ha invertito la sua rotta e la Süper Lig è oggi il decimo torneo sotto l’egida UEFA per importanza. Un risultato certamente non casuale, in quanto a esso corrisponde una sensibile innalzamento dell’asticella a livello di club. Così, al netto di qualche clamorosa débâcle (su tutte, il flop del Galatasaray nei playoff estivi d’Europa League, nell’estate 2017 contro l’Östersunds FK), la bandiera è stata portata avanti ottimamente: lo scorso anno il Beşiktaş toccò gli ottavi di Champions, e approdò agli ottavi d’Europa League nel 2014-15, il Galatasaray raggiunse gli ottavi di Champions nel 2013/14 e fu retrocesso dalla stessa manifestazione due anni dopo.
Campionato turco, voglia d’Europa
Al Trabzonspor (che oggi è matematicamente in Europa dopo quattro anni d’assenza) non hanno mai portato fortuna le italiane, visto che in due edizioni consecutive vide svanire i sogni d’Europa League per mani di Juventus (2013/14) e Napoli (2014/15), entrambi i casi ai sedicesimi di finale. Nel 2015/16 il Galatasaray giocò i 16mi d’Europa League, nella stessa competizione che vide il Fenerbahçe agli ottavi. Ancora meglio andò nel 2016/17, quando in Europa League si incontrarono ben tre turche: il Fenerbahçe, l’Osmanlıspor che fu eliminato ai sedicesimi dall’Olympiakos ma venne vendicato agli ottavi dal Beşiktaş il quale a sua volta abbandonò la competizione solo ai quarti di finale per mano dell’Olympique Lione.
Per il rilancio dell’intero movimento calcistico anatolico, col nuovo corso partito sotto il prossimo ex tecnico del Beşiktaş, Şenol Güneş, nominato commissario tecnico ad interim dopo la sfortunata parentesi di Nations League e tre ko consecutivi. Güneş ha fatto capire di attendere molto da quest’anno per rifondare la nazionale, ma pare che lo stesso campionato turco abbia bisogno di un padrone. Per trovare una squadra capace di regnare per almeno tre anni serve tornare indietro al 1996-97, quando fino al 1999/2000 il Galatasaray istituì un monopolio rotto col nuovo millennio. Da allora sempre i soliti padroni (sette successi giallorossi di cui l’ultimo nel 2018, sei volte il Fenerbahçe, quattro per il Beşiktaş di cui due attaccati tra 2015/16 e ’16-17, uno estemporaneo per il Bursaspor 2009/10 con Volkan Şen, Pablo Batalla e Leonardo Iglesias).
Campionato turco, il momento del Galatasaray
Negli ultimi anni a patire maggiormente sono stati i Cimbom, “la scuola di Galata”, che dal 6 dicembre 1908 – sull’onda lunga di una sconfitta patita 0-5 in un’amichevole contro il modesto Baltalimanı – ha adottato i colori moderni. «Stavamo immaginando le fiamme giallo-rosse che brillavano sulla nostra squadra, sognando che ci avrebbe portato alle vittorie. Effettivamente lo ha fatto». Considerate infauste le precedenti tonalità giallonere, si optò per una nuova colorazione che evidentemente ha portato fortuna. Attualmente però sembra che qualcosa si sia sbiadito: il Galatasaray è assente ingiustificato da troppo tempo al banchetto delle grandi, e lo status di squadre più titolata del suo paese (21 campionati, 17 Coppe e 15 Supercoppe di Turchia) non basta ai tifosi. In campo continentale, l’ultimo successo resta il doblete del 2000, Coppa UEFA e Supercoppa UEFA rispettivamente contro Arsenal e Real Madrid.
Di quegli anni resta un ricordo sbiadito: la classe di Gheorge Hagi, prima accompagnata dall’idolo casalingo Hakan Şükür, poi contornata dalle reti del brasiliano Mário Jardel. Coi 17,05 milioni spesi il 27 luglio 2000 per strapparlo al Porto, Jardel resta l’acquisto più oneroso nella storia della Süper Lig. Il recente passato è però contraddittorio: la gestione Tudor deragliò clamorosamente dopo la sconfitta dinanzi agli svedesi dell’Östersunds FK, dunque fu chiamato Fatih Terim, lookalike di Beckenbauer in campo e ‘İmparator‘ sulla panchina. Il 65enne di Adana seppe rivitalizzare il Galatasaray, che comunque nel maggio scorso festeggiò il ventunesimo titolo intonando la Marşı a gran voce in quel della Türk Telekom Arena.
Campionato turco, il momento del Başakşehir
La storia dell’İstanbul Başakşehir Futbol Kulübü, o Medipol Başakşehir volendo adottare la denominazione devota alla sponsorizzazione, è fatta di date. Club nato negli anni Novanta, dal passato scomodamente occupato in una capitale turca affascinata da altre squadre. L’ascesa non fu affatto semplice ma nel 2007/08 gli arancioblu debuttarono nel primo livello del campionato turco e vi rimasero fino al 2012/13, quando avvenne una retrocessione scontata l’anno dopo, il 2013/14, con l’immediato ritorno tra i grandi. A quel punto un cambio di nome – si passò da İstanbul Büyükşehir Belediyespor a İstanbul Başakşehir Futbol Kulübü – sembrò rinvigorire un ambiente da allora veleggiante in acque dolcissime. Due quarti posti, un secondo nel 2016/17 (con tanto di messa in mostra di Cengiz Ünder), un terzo lo scorso anno e un podio annunciato in questa stagione.
Sogni che si mescolano a due elementi contrastanti: il crollo di uno degli elementi simbolo della rosa della squadra (Arda Turan, tra risse in discoteca e pistole detenute illegalmente), l’eterna giovinezza di un totem del campionato turco qual è Emre Belözoğlu, 38enne ‘Maradona del Bosforo‘. Per un club che formalmente viene presieduto e gestito dal Türkiye Cumhuriyeti Gençlik ve Spor Bakanlığı, dunque il Ministero per la Gioventù e lo Sport, i due sono rispettivamente un motivo d’attrito e un grande orgoglio. E il meglio, dicono, deve ancora venire.
Campionato turco, chi lo vince?
Undici punti nelle ultime cinque per il Galatasaray, cinque per il Başakşehir che ha inevitabilmente perso non solo terreno ma pure morale, tanto che ora insegue a pari punti coi concittadini (66). Escludendo nella lotta al titolo l’inserimento di un Beşiktaş che ieri ha battuto 2-1 l’Alanyaspor grazie alle reti di due elementi di primo piano nella rosa di Senol Günes (Adem Ljajić e Ricardo Quaresma), la lotta è contesa tra due. Le due facce della capitale, in un campionato turco ad ogni modo stigmatizzabile nella figura del 27enne Mbaye Diagne da Dakar, che i Cimbom hanno acquistato nel gennaio per 10 milioni dai rivali del Kasımpaşa: la cifra salirebbe però a 13 se i giallorossi si laureassero vincitori del campionato turco e il senegalese fosse il capocannoniere del torneo.
Se il secondo fattore è assodato (le reti stagionali di Diagne sono 30, 10 con la nuova maglia: il secondo in classifica Burak Yılmaz è fermo a 16), resta un punto interrogativo sul titolo. Il senegalese ha battuto il record di Bafétimbi Gomis, autore di 29 reti e fino a qualche giorno fa miglior marcatore straniero nella storia del campionato turco, ma al Galatasaray serve la vittoria finale. Domenica 18 maggio, alle 18, presso la Türk Telekom Arena, il derby e scontro diretto avrà comprensibilmente l’ultima parola su due squadre al momento a pari punti. Ironia della sorte, l’impianto casalingo del Başakşehir è intitolato proprio al tecnico del Galatasaray, Fatih Terim. Dovessero vincere l’italiano Stefano Napoleoni e compagni, festeggerebbero il titolo alla faccia del mister a cui è dedicato lo stadio. Dovessero perderlo, tornerebbero mestamente nella loro casa con quel nome tremendamente impossibile da associare a una grande occasione persa. Ricordando poi il 5-1 (con tripletta di Adebayor) che vide umiliato il Galatasaray il 18 novembre 2017.