Dietro alla sconfitta rossoblù in Genoa-Torino i dati sono chiari. Dieci col realizzati nelle ultime 13 partite, di cui tre segnati nelle ultime 9 gare, curiosamente contro Juventus (2, Sturaro e Pandev) e Napoli (1, Lazović), mentre di fronte ad avversari sulla carta più abbordabili – Chievo, Frosinone, Parma, Udinese – il reparto offensivo del Grifone non punge. Le statistiche parlano fin troppo chiaro: Kouamé non trova il gol dal 28 gennaio (1-3 sull’Empoli), Sanabria aveva segnato tre reti nei primi quattro incontri ma da allora sembrerebbe aver perso confidenza con le esultanze. Infine c’è Goran Pandev, che di marcature ne ha messe a segno tre, ed escludendo quella alla Juventus le altre due risalgono al settembre 2018, contro Sassuolo e Chievo.
Genoa-Torino, un attacco che non punge
Inevitabile partire da qui per analizzare la débâcle di Genoa-Torino. E se i numeri mostrano come il reparto offensivo del Grifone sia il dodicesimo della Serie A, l’esperienza insegna che delle 35 reti sono comprese 13 realizzazioni di un certo Krzysztof Piątek, che attualmente milita al Milan. Senza il polacco il Genoa avrebbe matematicamente tredici punti in meno in classifica e i dati sull’attacco rossoblù sarebbero preoccupanti: l’esordiente Kouamé stupì in autunno ma in primavera sta faticando – e comunque ha sulla coscienza 4 reti -, i vari Lazović, Pandev e Sanabria (3) rincorrono, altri sette calciatori hanno esultato una volta in questa Serie A (Bessa, Criscito, Romero, Rômulo, Hiljemark, Lerager, Sturaro). In una parola, non basta.
Non basta perché come ha sentenziato Cesare Prandelli al termine di Genoa-Torino, in conferenza stampa davanti ai giornalisti, «dobbiamo pensare a fare qualcosa in più, è pacifico che lotteremo fino in fondo, l’unica strada è trovare la serenità in fase realizzativa ma sono convinto che col recupero di Pandev – che ha esperienza e qualità – potremo migliorarci». In questo tourbillon di emozioni contrastanti, in ogni caso, il rientro in campo di Gianluca Lapadula, alla quarta presenza stagionale di cui la prima per 90′, non è stato accompagnato da fischi ma anzi da incoraggianti applausi. Un premio all’impegno del numero 10 italo-peruviano, emblema dei problemi offensivi dello scorso anno e carnefice suo malgrado di Ivan Jurić.
Genoa-Torino, paura e abbandono
In quel caso, Lapadula – come detto titolare in Genoa-Torino – sbagliò il rigore decisivo contro la Virtus Entella il 6 dicembre 2018. Jurić lo volle nell’estate 2017 per sostituire Simeone, Ballardini lo alternò con Pandev, Taarabt e Galabinov, Prandelli oggi l’ha ritrovato e impiegato viste le assenze di Pandev per squalifica e Favilli causa infortunio. Lapadula è stato preferito a Christian Kouamé, in un’esclusione che sa tanto di misura punitiva contro chi era sceso in campo nel derby della Lanterna. In quattro (lui, Pedro Pereira, Bessa e Rolón) avevano giocato contro la Sampdoria il 14 aprile, subendo critiche sulla loro prestazione nel post-partita, dunque Prandelli in vista del Torino aveva scompigliato le carte. L’infortunio di Sturaro, al momento una duplice contusione che verrà analizzata a fondo nei prossimi giorni, ha obbligato però il tecnico di Orzinuovi a giocarsi un cambio nella prima frazione. L’impalpabilità di Sanabria ha fatto lo stesso.
«Dopo una gara persa è dura analizzare aspetti psicologici, nel primo tempo meritavamo di vincere, il Torino però all’unica occasione ha fatto gol». S’è detto arrabbiato, ma non coi giocatori. Nervoso, per non aver segnato. Fiducioso, nel senso che senza l’ansia realizzativa e mantenendo la lucidità si potrà esprimere un calcio positivo. Certo è che per Cesare Prandelli, al termine di Genoa-Torino, il fattore ambientale ha giocato un ruolo preponderante: «Non siamo morti. Siamo feriti, molto feriti, ma siamo vivi. Senza vittimismo e negatività dobbiamo ritrovare energie positive, mi auguro di trovare un clima diverso la prossima partita anche se i tifosi di oggi sono stati spettacolari. É come quando vai a casa tua e non trovi i tuoi riferimenti, però ripeto, noi dovremo trovare energie dentro di noi. Tutti cerchiamo di fare il bene del Genoa».
Genoa-Torino, polimorfismo e poca cattiveria
Gli spalti semivuoti, in parte transennati dal nastro segnaletico biancorosso impiegato nei cantieri. L’animo ferito di una tifoseria che si sente le ali tarpate, contrapposto a una squadra che però necessita del suo dodicesimo uomo. La contestazione all’operato del patron Preziosi non è una novità, ma la scelta della Gradinata Nord di non occupare i posti all’interno del Ferraris ha seriamente minato la potenzialità di uno stadio che – riprendendo le parole di Prandelli – «ti dà tanto, ma ti leva anche tanto». Così nei 10mila presenti era compresa la nutrita schiera di supporter granata.
La partita in sé, Genoa-Torino, è facilmente riassumibile. Si pensava a un Genoa multiforme (3-5-2 con Radovanović centrale tra Romero e Zukanović, con Lazović esterno destro e Criscito dirimpettaio sulla corsia mancina), n’è arrivato uno compatto: 4-4-2. Peccato che Mazzarri avesse piazzato Baselli e Berenguer dietro l’ariete Belotti, sfruttando il motore di Ola Aina sulla destra e la verve di Cristian Ansaldi, «il Leone di Ronco» parafrasando Il Secolo XIX qualche anno fa. Proprio l’ex Zenit e Atlético Madrid – già in gol nel 2-1 dell’andata, il 2 dicembre 2018 – ha segnato il gol decisivo, al 58′, capitalizzando con un siluro l’assist di Berenguer dopo un pallone perso da Veloso. Il Genoa, fumoso ma attivo, aveva provato con colpi di testa (Zukanović, Lerager) e una girata di Lapadula, invano. Solo un colpo di testa di Kouamé a pochi minuti dal termine impegnava seriamente Sirigu.
Genoa, Torino, ex rossoblù e vittimismo
Detto del gol di Cristian Ansaldi, uno dei sei ex di Genoa-Torino (oltre a Marchetti, Iago Falqué, Moretti, Rincón e Izzo), la sconfitta casalinga patita per mani dei granata ha rotto una ricorrenza particolare: il fatto che il Grifone vincesse la gara immediatamente successiva alla stracittadina che l’aveva visto sconfitto. Il 18 novembre 2012 vi fu un’affermazione doriana (3-1, Poli, autorete Bovo, Icardi, Immobile) seguita dalla vittoriosa trasferta rossoblù in casa dell’Atalanta il 25 (0-1, Bertolacci). Il 3 febbraio 2014, il Grifone uscì sconfitto (0-1, Maxi López) ma sconfisse con lo stesso disavanzo il Livorno il 9 febbraio (0-1, Antonelli). Il 28 settembre 2014, vinse la Sampdoria (0-1, Gabbiadini) e il Genoa si rialzò il 5 ottobre battendo il Parma (1-2, Perotti e Matri allo scadere). Nel gennaio 2016 il derby d’Epifania giocato il 5 tinse la Lanterna di blucerchiato (pirotecnico 2-3: doppiette di Pavoletti e Soriano, goal di Éder) e il 10 arrivò l’espugnazione genoana di Bergamo (0-2, Džemaili, Pavoletti). Il 23 ottobre 2016 vinse la Sampdoria (2-1, Muriel, autorete di Izzo e Rigoni) e due giorni dopo il Genoa travolse il Milan (3-0, Ninković, autorete di Kucka e Pavoletti). Il 5 novembre 2017 Jurić perse il derby (0-2, Ramírez e Quagliarella) e il 19 dello stesso mese Ballardini espugnò Crotone (0-1, Rigoni). Rispetto a quanto detto, fa eccezione il derby dell’11 marzo 2017, perso dal Genoa (0-1, Muriel) che otto giorni dopo fallì la trasferta di Milano (1-0 Milan, Mati Fernández).
Detto di queste sette sconfitte, nei 14 precedenti chiamati in causa (dal 2012/13, dunque da quando la Sampdoria è tornata in Serie A) vi sono quattro pari e due vittorie genoane. Dopo le 7 sconfitte, in 6 occasioni il successivo impegno rossoblù è stato vinto. Dopo le 4 pareggiate sono arrivati 2 pari, 1 vittoria e 1 ko. Dopo le due vittorie, 1 pari e un ko. Tornando però al presente, il gol manca da 225′ e nell’uovo di Pasqua del Ferraris – anziché la salvezza del Genoa – conteneva il sogno Europa per il Torino. Il margine del Grifone sulla zona rossa è sottile, cinque punti, in virtù dell’aiuto ferrarese (Empoli-Spal 2-4). Ma c’è ancora da fare per conquistare la salvezza.
Ecco di seguito il tabellino:
Genoa (4-4-2): Radu; Lazović, Romero, Zukanović, Criscito; Lerager, Veloso (dal 65′ Bessa), Radovanović, Sturaro (dal 33′ Rolón); Lapadula, Sanabria (dal 53′ Kouamé). All: Prandelli. A disp: Jandrei, Marchetti, Günter, Lakićević, Pereira, Pezzella, Mazzitelli, Dalmonte.
Torino (3-4-2-1): Sirigu; N’Koulou, Izzo, Moretti; Aina, Meïté, Rincón, Ansaldi; Berenguer (dal 72′ Parigini), Baselli (dall’84’ Lukić); Belotti. All: Mazzarri. A disp: Ichazo, Rosati, Bremer, Damascan, Singo.
Rete: 58′ Ansaldi. Ammoniti: Lerager, Rolón, Veloso, Radovanović (G), N’Koulou, Moretti, Baselli, Parigini. Arbitro: Doveri.