Da quando il Grifone venne promosso in Serie A, ovvero dalla stagione 2007/08, il segno “x” sulla schedina negli incontri casalinghi Genoa-Cagliari. Il primo, per voler della sorte, è arrivato sabato sera, in una gara che potrebbe aver sancito l’ultima casalinga del Grifone nel massimo campionato italiano. Enrico Preziosi, presidente più longevo nella plurisecolare storia del club più antico d’Italia (nonché l’unico che dal secondo dopoguerra è riuscito a mantenere la squadra in Serie A per dodici stagioni di fila e l’unico ad aver conquistato due volte la qualificazione all’Europa) è contestato a oltranza. Gli si imputano scelte societarie, la nomina di un advisor – come richiesto da una riunione alla Sala Chiamata del Porto presso i Magazzini del Cotone a Genova, lunedì 13 maggio – ha rasserenato parzialmente gli animi ma la Nord aveva disertato il settore contro la Roma regalando una surreale atmosfera di precarietà.
Genoa-Cagliari, paura di retrocedere
Il 26 agosto 2007 il Genoa tornava trionfalmente in Serie A, dopo un cammino che dalla retrocessione patita al termine della stagione 1994/95 s’era fatto terribilmente complesso: al tentativo d’immediata ascesa si mise di mezzo l’affaire della valigetta incriminata, il Venezia, il difensore paraguaiano Rubén Maldonado, la condanna alla Serie C e il tutto da rifare. E se l’autorevole Il Secolo XIX scrisse del 2017 come un anno deturpato, gli undici anni da record festeggiati nel maggio 2018 – con Ballardini al timone di una salda formazione ormai salva – andavano letti col sorriso sulle labbra. In 418 domeniche, ottenuti 524 punti (1,25 in media a gara). Due volte l’Europa, le reti di Marco Borriello e Diego Milito, una lista enorme di tecnici finiti a contratto: Gasperini, il primo Ballardini, Malesani, Marino, ancora Malesani, De Canio, Delneri, il secondo Ballardini, Liverani, il secondo Gasperini, Jurić, Mandorlini, il secondo Jurić, il terzo Ballardini. A questi si sono aggiunti, in questo 2018/19 marchiato per i primi mesi da Krzysztof Piątek, un Jurić-ter e il decimo allenatore diverso: Cesare Prandelli.
Ora che un altro paraguaiano dopo Maldonado ha trascinato il Grifone in rotte torbide – Antonio Sanabria, per inciso, che il 5 maggio contro la Roma si fece parare da Mirante il rigore del possibile 2-1 nell’extratime – la situazione è dura. Dicevamo di un segno “x” mai avvenuto prima di ieri, in Genoa-Cagliari: erano sette vittorie e due sconfitte in nove precedenti, tra i marcatori Borriello, Di Vaio, Papastathopoulos, Thiago Motta, Zapater, Palacio, Sculli, Marco Rossi, Milanetto, Merkel, Immobile, De Maio, Niang, Falqué, Ntcham, Laxalt, Rigoni, Lapadula e Medeiros. A loro s’è aggiunto Criscito, autore del rigore all’89’ che ha evitato una più sonora sconfitta casalinga. Ma chiaramente qualcosa non va.
Genoa-Cagliari, match point a Firenze
Prima di sabato, l’ultimo pareggio era datato 15 aprile 1995: finì 1-1, anche in quell’occasione il Genoa rimontò (segnò Tomáš Skuhravý al 75′). Fu l’anno della retrocessione rossoblù e due mesi prima al Franchi di Firenze il Grifone si sciolse dinanzi ai viola (3-1). Cabala a parte, coem detto regna la precarietà: contando le ultime 19 partite, da Cagliari-Genoa 1-0 del 26 dicembre 2018 a Genoa-Cagliari 1-1 il 18 maggio, dunque un girone intero, Prandelli ha cambiato nove volte modulo. La sterilità offensiva a un morale a terra completano un quadro sconfortante: «Inizi la partita in un certo modo, poi prendi un gol un po’ strano sull’unica situazione in area di rigore. Nel secondo tempo abbiamo giocato un po’ meglio, poi è chiaro che non riesci a fare gol e tutto diventa più complicato anche nella testa dei giocatori. Fortunatamente abbiamo segnato il rigore, quindici giorni fa con la Roma l’abbiamo sbagliato. Mimmo è stato bravissimo, ha preso la palla, ha fatto capire a tutti che era tranquillo, un capitano vero».
Dispensando parole al miele nei confronti della cornice («Io sono rimasto coinvolto, è un pubblico da Europa, meraviglioso, è stato vicino alla squadra. Un pubblico così non merita questa posizione»), Prandelli ha elogiato Criscito. Magari la parata di Radu su Romagna, nel cui prosieguo è scaturito il calcio di rigore del pareggio, sarà un segno del destino; nel frattempo però si premia l’accortezza. Tanto che quasi si conclude la conferenza stampa con un grido di battaglia, «ora lotteremo fino all’ultimo, a Firenze». Nella sua Firenze, quella in cui il 15 febbraio 2009, servendosi della prima tripletta in viola del rumeno Adrian Mutu, estromise col senno del poi il Genoa dalla Champions League: allora finì 3-3, domenica 26 il Grifone dovrà vincere, arbitro del suo destino. Fermo restando che Empoli-Torino s’è giocata sapendo già il risultato non solo di Genoa-Cagliari ma pure Sassuolo-Roma, ora col 4-1 dei toscani ai granata e il contemporaneo colpo casalingo del Parma sulla Fiorentina (1-0, autogol di Gerson), lo scontro in Toscana del prossimo weekend tra i gigliati e il Grifone assume un retrogusto decisivo.
Genoa-Cagliari, una partita da Genoa
È stata una partita da Genoa. Il Cagliari ha ottenuto la salvezza matematica grazie al gol di Pavoletti, a controllar ottimamente un pallone servendosi dei limiti in marcatura di Koray Günter siglando l’undicesimo gol da parte di ex calciatori del Genoa subito dai rossoblù in stagione (2 Suso, Immobile, L. Rigoni, 2 Ansaldi, Destro, Kucka, Mandragora, El Shaarawy e Pavoletti): in totale si parla di 14 punti. Cifra importante, come le 23 reti in 44 gare dell’attaccante livornese al Ferraris, come il fatto che – mentre in questo campionato Krzysztof
Piątek vanta 13 gol con la maglia del Genoa – i migliori quattro marcatori dei liguri nella Serie A 2018/19 ne hanno realizzati 14 in totale (Kouamé, Pandev, Sanabria, Lazovic).
Genoa-Cagliari è stata una gara combattuta, sentita, una di quelle in cui forse la sensazione gioca brutti scherzi. La timidezza che si mescola alla paura costruisce un impenetrabile stato d’animo troppo morboso per dar ossigeno all’acume. Ogni mossa è stata vana: Pandev e Lapadula dal 1′, Kouamé e Sanabria subentrati a gara in corso: fantasmi su Genova. Nel 2011/12 e nel 2012/13 il Grifone si classificò diciassettesimo, ultima posizione utile per evitare la retrocessione. Al momento sarebbe Serie B, a 90′, con un ultimo scontro diretto da giocare in trasferta. E il Luigi Ferraris, salutato sabato col tradizionale inno, non sa tuttora se per la prossima stagione potrà continuare a riempire l’impianto di domenica contro Juventus, Inter o Milan, giocando le stracittadine con la Sampdoria, o se dovesse magari abituarsi al sabato, alle trasferte ad Ascoli, Cremona e Crotone, al derby con lo Spezia.
Ecco di seguito il tabellino:
Genoa (3-5-2): Radu; Biraschi (dall’82’ Pezzella), Günter, Zukanović; P. Pereira (dal 46′ Kouamé), Bessa, Radovanović, Veloso, Criscito; Pandev, Lapadula (dal 74′ Sanabria). All: Prandelli. A disp: Jandrei, Marchetti, Lakićević, Rolón, Lerager, Schäfer, Dalmonte.
Cagliari (3-5-2): Cragno; Cacciatore (dal 75′ Romagna), Pisacane, Klavan; Srna, Ionita, Bradarić, Barella, Pellegrini; Pavoletti (dal 66′ João Pedro), Cerri (dall’80’ Birsa). All: Maran. A disp: Aresti, Rafael, Lykogiannis, Cigarini, Castro, Oliva, Deiola, Padoin, Despodov.
Reti: 40′ Pavoletti, 89′ rig. Criscito. Ammoniti: Criscito, Veloso (G), Klavan (C). Espulso: Pezzella (G) al 90+3′. Arbitro: Valeri.