Barcellona, anno di grazia 2006. In quel tempo la Catalunya è incantata dalle prodezze di Ronadinho e Messi inizia a muovere i suoi primi passi con la prima squadra. Il protagonista di questa storia si chiama Gerard Deulofeu, all’epoca ha 12 anni e fa parte dei piccoli blaugrana della Masia da quando ne aveva 9.
Gerard è più dotato dei suoi compagni di squadra. È un bambino prodigio e nell’ambiente lo capiscono subito, tanto che fin da quando ha iniziato a giocare è sempre stato un sotto età, uno cioè che ha sempre giocato non con i suoi coetanei, ma con i più grandi. Nel 2009 si troverà in squadra con Icardi (si tiene l’icona aperta su di lui perché tornerà). Nike pensa che nel giro di pochi anni il bimbo andrà a compiere le sue prodezze in prima squadra assieme a Xavi e Iniesta. Così decide di muoversi in anticipo e lo mette sotto contratto. Gerard entra nella scuderia dello “Swoosh” e riceve abbigliamento, scarpe e circa 150 mila euro l’anno.
Il ragazzo è un potenziale crack, uno di quelli che col pallone ha un feeling innato che gli permette di realizzare giocate anche un po’ narcise con la leggerezza tipica di quelli che hanno il talento di cambiare le sorti di una partita. Sembra quasi uno dei giocatori acrobati della “palla strada” che racconta Stefano Benni nella sua “Compagnia dei celestini” e il suo cognome in un certo senso richiama uno di loro, Lucifero Diotallevi (tenete buono il nome oltre al cognome, perché ritornerà utile). Deulofeu in catalano può essere infatti tradotto in “Fatto da Dio”.
Gerard cresce e arriva al 2011 al Barcelona B di Luis Enrique, assieme a Thiago Alcantara, Nolito, Sergi Roberto, Rafinha, Bartra e Montoya. In questa squadra gioca con la maglia numero 7, il suo numero preferito, e ricopre il ruolo di attaccante esterno sinistro.
Dà ancora prova del suo talento vincendo con la Spagna l’europeo under 19 e ad inizio della stagione 2012-13 Guardiola, a 17 anni, lo fa esordire in prima squadra sia in campionato che in Champions League. Nell’estate del 2013 arriva un altro esame di maturità con il mondiale under 20 in Turchia. Una doppietta nella prima partita dei gironi contro gli USA e poco altro, anche perché la “rojita” terminerà la sua avventura ai quarti di finale, perdendo contro l’Uruguay.
Il ragazzo ha bisogno di tempo e spazio per maturare, ma a Barcellona c’è un grande problema per lui: il suo ruolo è già occupato da Messi e l’argentino non condivide il suo spazio con nessuno. Sull’altro lato ci sono Pedro e soprattutto è appena arrivato Neymar, non c’è posto per lui. Roberto Martinez, allenatore dell’Everton, capisce la situazione e lo porta con sé in prestito a Liverpool. Con lui arriveranno ai Toffees Lukaku, Barry e Arouna Konè. La prima avventura all’Everton termina dopo una stagione da 29 presenze, 4 gol fatti e 5 assist, non male per un ragazzo che da poco ha compiuto 18 anni.
Finita la stagione si torna a casa solo il tempo necessario di sbrigare i documenti che portano Gerard a Siviglia, ancora in prestito, perché anche se in Catalunya si è formata la MSN, si continua a stare attenti al ragazzo cresciuto in casa, il bambino prodigio che al momento giusto potrà tornare e reclamare il suo posto. L’avventura alla corte di Emery lo vede andare in doppia cifra in termini di assist: in 28 presenze infatti colleziona 3 reti e 10 passaggi vincenti per i compagni. La squadra vince l’Europa League, ma i rapporti tra l’allenatore e Deulofeu non sono idilliaci, anzi questo è forse l’anno in cui sembrano emergere alcuni limiti spesso nascosti dalle sue mirabolanti prestazioni con le giovanili.
Il ragazzo vuole essere sempre protagonista, ci tiene a essere uno dei leader in campo e non accetta le esclusioni. Emery e Deulofeu si scontrano su Twitter e il primo arriverà a dichiarare che Gerard “ha un grande talento, ma manca di spirito di sacrificio”.
L’Everton però non la pensa così e nell’estate del 2015 riesce a strappare Deulofeu al Barcellona. Non più prestito ma cessione a titolo definitivo per 6 milioni di sterline, a patto di inserire una clausola di recompra con cui i blaugrana potrebbero comunque tentare di riprenderselo.
A Liverpool Gerard ritrova la serenità, un posto da titolare e il feeling con Martinez in panchina e con Lukaku in campo. Deulofeu-Lukaku diventano la copia calcistica di Stockton-Malone e il catalano realizza in 33 presenze le bellezza di 13 assist. E vissero felici e contenti? Niente affatto perché al termine del campionato Martinez lascia la panchina dei Toffees e va ad allenare il Belgio. Al suo posto arriva dal Southampton Ronald Koeman che non dimostra di avere la stessa considerazione di Deulofeu. Colleziona durante la prima parte della stagione in corso 13 presenze, di cui 6 da subentrato in gare di campionato. Il suo posto da titolare viene preso da Mirallas e dal 13 dicembre non viene più neanche convocato. Gerard è stato escluso. Il bambino prodigio che a 12 anni era già un uomo Nike, che a 17 esordiva in Champions League e che era stato costretto ad andarsene perché non avrebbe avuto spazio nella squadra di casa, si ritrova di nuovo senza possibilità di esprimersi e dimostrare il suo valore.
A notare l’esclusione e le potenzialità del ragazzo è il Milan, che nell’ultimo mercato di Gennaio riesce a prenderlo, seppur in prestito secco, e a portarlo a Milanello dove ritrova Bacca (conosciuto nell’avventura a Siviglia) e Suso, con cui ha percorso tutta la trafila delle nazionali giovanili spagnole. Il resto è storia recente e in avvenire. In serie A ritrova anche, dall’altra sponda del naviglio, il suo vecchio compagno nelle giovanili del Barça Icardi. Deulofeu si è preso il numero 7 che nella Milano rossonera è sacro e sia lui che i tifosi sperano riesca a ridargli il lustro che merita. Al Milan sono in cerca di leader talentuosi, chissà che un ragazzo “fatto da Dio” non possa essere essere la guida per riportare il diavolo in paradiso. Ah, uno dei nomi del diavolo è Lucifero. Il fato.