Ricordate il bambino di terza elementare che inventò l’aggettivo “petaloso” riferendosi ad un fiore? Ricevette un plauso anche dall’Accademia della Crusca interpellata a proposito dalla maestra. Perché i linguaggi, si sa, si arricchiscono, sono testimoni della nostra vita.
Chissà allora se tra qualche anno in qualche vocabolario non comparirà il termine Leicester, non solo come sostantivo ad indicare il nome di una città o di una squadra di calcio, ma come aggettivo. Ed in questo caso sarebbe sinonimo di pazzo, incredibile, irripetibile.
Come la squadra che lo scorso anno ha scritto una pagina di storia della Premier League e del calcio mondiale. Una favola che quest’anno sembra ripetersi a metà. Fortissimo in Champions League (3 vittorie in 3 partite), imbarazzante o quasi in Premier (4 sconfitte in 8 partite). Nessun gol subito in Champions, 15 subiti in premier. Prima posizione in Champions, 12ma in Premier dove la zona retrocessione è più vicina che quella di testa. Che succede alla squadra di Ranieri così bella nelle notti di Champions quanto grigia in campionato? Qualcuno ha parlato di una trasformazione degna di Dr Jekyll e Mr Hyde, qualcun altro in maniera più cruda, di andamento schizofrenico. Come interpretare allora fin qui la stagione delle Foxes?
In realtà la favola sembra continuare ancora. Ma l’attenzione si è semplicemente trasferita su un nuovo obiettivo. Nessuna squadra in Inghilterra era mai riuscita ad inanellare 9 punti nelle prime tre partite di un girone di Champions. Un percorso che significa matematica certezza di andare almeno in Europa League e se arriva un punto nella prossima partita l’accesso agli ottavi di finale della manifestazione più prestigiosa d’Europa. “È incredibile! È il Leicester!” ha commentato Ranieri, quasi a voler lui stesso che il nome della sua squadra entri nei vocabolari con un significato diverso.
Cenerentola continua il suo meraviglioso sogno solo che questa volta il Principe Azzurro ha un volto cangiante e non si chiama Vardy ma Riyad Mahrez. Bruttino in Inghilterra, meraviglioso in Europa. Il talento algerino ha segnato tre reti in altrettante partite europee mentre è fermo ad una sola marcatura in campionato.
L’EUROMANIA ED IL FATTORE PSICOLOGICO
Una metamorfosi quella del Leicester tra un campionato che solo chi pensa al gioco del calcio come una scienza esatta non riesce a spiegarsi. Ed invece la spiegazione sembra semplice e di natura psicologica. Ci troviamo di fronte ad una squadra che partecipa per la prima volta alla competizione più prestigiosa ed importante del calcio mondiale, la Champions League. Metaforicamente parlando è un po’ come se un ragazzo della periferia americana visitasse per la prima volta New York. Deve essere accaduto questo ai Ranieri’s boys, i quali sembrerebbero voler continuare il sogno europeo il più a lungo possibile, difendendolo con le unghie e con i denti.
Più saggio è invece il pensiero di Sir Claudio che di esperienza ne ha da vendere. Il tecnico pensa che ciò che sta accadendo sia assolutamente normale quando una squadra gioca per la prima volta in Champions. Ed aggiunge: “quando giochi in una grande competizione perdi qualcosa in campionato. Sono molto orgoglioso ma anche molto arrabbiato se penso alla Premier”.
Il Ranieri-pensiero non fa una piega e probabilmente giocatori, staff e tifosi del Leicester sanno perfettamente che il sogno sta continuando nonostante il pessimo avvio di Premier League. Probabilmente il campionato non è più una priorità perché tutti i sognatori o tutti coloro i quali hanno vissuto un sogno inaspettato cercano sempre altri desideri da avverare quasi come se un’altra vittoria in campionato per le Foxes non farebbe più notizia o non sarebbe posta allo stesso piano dello scorso anno. Sempre senza mai dimenticare che quella della scorsa stagione è stata un’impresa rara se non irripetibile. Come ha sempre lucidamente sostenuto Ranieri, si sono incastrate una serie di coincidenze incredibili che le Foxes hanno saputo sfruttare a proprio vantaggio. Ripetersi in un campionato che quest’anno annovera solo guardando alle panchine tecnici del calibro di Guardiola, Conte e Mourinho, con tutti gli investimenti che questi hanno richiesto, più che cosa ardua sembrava già alla vigilia cosa decisamente impossibile. Insomma, ha ragione il tecnico italiano quando dice che l’obiettivo in campionato è raggiungere quanto prima la salvezza. Perché il rischio psicologico che si corre in certe circostanze, specialmente quando ci si rende conto che ripetersi non è assolutamente nelle proprie corde, è di lasciarsi sopraffare dall’appagamento. E da lì il passo alla rassegnazione ad un campionato di sofferenza, con tutto quel che ciò può comportare, rischia di essere veramente breve.
Ecco perché psicologicamente parlando allora la Champions rappresenterebbe e rappresenta dalle parti del King Power Stadium un nuovo obiettivo da perseguire. Un sogno tutto nuovo, magnifico e ancor più grande di quello del bis in Premier. La società ha probabilmente già introitato questo nuovo scenario. E’ chiaro che il miracolo dell’anno scorso è irripetibile e parlare di “priorità premier” sembrerebbe semplicemente una frase di circostanza. Per far sognare nuovamente i tifosi quest’anno c’è la Champions, lo hanno compreso tutti, anche in considerazione del girone decisamente “alla portata”. Puntare ad andare più avanti possibile in Europa è diventato pertanto il principale obiettivo tacito per tifosi, società, allenatore e calciatori. Non ci resta che seguire ancora le gesta delle Foxes e tutti gli amanti del calcio, quello romantico, sperano ancora che questa squadra continui ad essere pazza, incredibile, irripetibile. Insomma, Leicester.