Per una Madrid che piange, quella di sponda Real, c’è una Napoli (tutta) che ride. Inevitabile nel fine settimana che lancia i partenopei come principali pretendenti allo scudetto in Italia il paragone con la contemporanea figuraccia merengues che sembra solo il preambolo di un imminente ribaltone dalle parti del Bernabeu. Ovvio che la volontà qui è quella di puntare il dito contro Rafa Benitez. La sua dipartita da Napoli sembrava aver gettato nello sconforto un’intera città. Sembrava, oltre che la fine di un’epoca, il fallimento di un progetto. L’arrivo di Sarri ha fatto storcere ai più il naso. Il contemporaneo accasarsi di Benitez alla corte Real sembrava dare ulteriore vigore a quell’aria di grave lutto che si respirava al principio dell’estate all’ombra del Vesuvio. Oggi, a qualche mese di distanza, è giunto il momento di fare un primo bilancio. L’addio di Benitez al Napoli ha sancito si il fallimento di un progetto, ma di quello stesso progetto che De Laurentiis aveva affidato al tecnico spagnolo in grado di portare a casa in un biennio una misera Coppa Italia ed una Supercoppa Italiana. Per carità, trofei che a Napoli non si vedevano da anni. Ma bottino senza dubbio esiguo per un investimento importante come quello sostenuto dal patron azzurro. A maggior ragione se si considera che le stagioni di Benitez condottiero sono coincise con quelle di maggior impoverimento del tasso tecnico della nostra Serie A. Quelle, per intenderci, in cui la Juve passeggiava chiudendo il campionato con più di una decina di punti di vantaggio per mancanza di avversari seri. E se la Roma almeno a tratti ci ha provato a vestire i panni dell’antagonista, al Napoli di Benitez l’idea non ha mai neanche sfiorato la mente. Ma la domanda seria che bisogna porsi oggi è: Benitez è veramente un grande allenatore?
Chi scrive è tra quelli che hanno storto il naso quando De Laurentiis ha ingaggiato Sarri (ammetto). Ma allo stesso tempo è tra quelli che sin dalle prime ore di quel giorno di maggio in cui il Real ha annunciato Benitez si sta chiedendo quale possa mai essere la motivazione logica per cui un club così prestigioso che ha a libro paga un signor allenatore come Carlo Ancelotti vada a cercare con tanta insistenza Rafa Benitez (con Klopp in circolazione per altro). Ad oggi però la risposta appare un po’ più semplice. Una ragione valida non c’è e sembra averlo capito anche Perez che, se proprio non in queste ore comunque a breve, saluterà il tecnico spagnolo per affidarsi con grande probabilità a Zinedine Zidane. Rafa Benitez del grande allenatore ha veramente poco. Non ne ha il carisma, non ne ha l’umiltà (attenzione a non fare l’errore di pensare che Mourinho sia uno stolto ma ricordate sempre la fiducia assoluta dei suoi giocatori che sarebbero disposti a tutto per il loro tecnico), non ne ha insomma la caratura. Il suo palmares vanta si due campionati spagnoli e una Champions League regalatagli dal Milan più qualche altro trofeo di sicuro prestigio. Ma ad eccezione delle vittorie con il Valencia, tutto il resto sembra frutto del caso. Ci sono annate e piazze fortunate ma se poi fallisci a Milano, Napoli e Madrid (e fondamentalmente anche con il Chelsea nonostante l’Europa League) forse qualche domanda è lecita. L’unico allenatore che si prende i meriti quando vince e scarica le responsabilità sulla squadra quando perde (l’ultimo anno a Napoli in tal senso è stato emblematico). Non è dunque certo un caso o una sorpresa se il buon Rafa dopo 14 partite sulla panchina del Real è già praticamente giunto all’ora dei saluti. Resta solo da vedere se almeno in questo caso sarà capace di assumersi le proprie responsabilità o se scaricherà la colpa su qualche giocatore. Ad esempio, per dirne uno, Cristiano Ronaldo.