Il 7 dicembre 1975 la Lazio festeggia il ritorno in panchina di Maestrelli dopo otto mesi di assenza per la diagnosi del tumore al fegato che se lo porterà via nel dicembre del 1976. La Lazio ha accusato il colpo, e dal quarto posto dell’anno precedente si ritrova a lottare nelle zone basse della classifica per la salvezza, che arriverà solo all’ultima giornata grazie al 2-2 contro il Como. L’avversario da affrontare in occasione del ritorno in panchina del maestro biancoceleste è il Napoli di Vinicio, seconda in classifica e in uno dei migliori periodi della sua storia fino a quel momento. I partenopei devono fare a meno di Antonio Juliano, mentre Maestrelli s’affida a quel che resta della vecchia guardia, escludendo Brignani e portando in panchina Borgo.
La gara inizia con una rete annullata al 1° minuto a D’Amico per fuorigioco di Wilson. Al 11° il Napoli perde Beppe Savoldi per infortunio in uno scontro con Ghedin, restando così privo della sua principale arma offensiva. Il centravanti azzurro fa in tempo ad assistere alla punizione guadagnata dai suoi compagni di squadra un minuto più tardi. Boccolini sistema la palla sul punto di battuta, a 20 metri dalla porta difesa da Pulici. Il sinistro a giro di Boccolini non è potentissimo, la sfera sembra galleggiare in aria incerta e sospesa. Pochi attimi sembrano eterni, ma alla fine la traiettoria si abbassa e il tiro termina proprio sotto l’incrocio dei pali, imprendibile per Pulici che forse è stato ingannato da una impercettibile deviazione della barriera. La Lazio risponde solo al 23°, quando una mezza giravolta di Chinaglia va fuori di poco. Due minuti dopo un pallonetto di La Palma minaccia di sorprende nuovamente Pulici, fuori posizione. Maestrelli non ha la bacchetta magica, la Lazio è ancora una squadra in difficoltà e il Napoli padrone del centrocampo al 34° colpisce l’incrocio dei pali, ancora su punizione di Boccolini. Sul ribaltamento di fronte i padroni di casa guadagnano un calcio d’angolo: batte D’Amico; Bruscolotti liscia la palla ma Chinaglia non riesce ad approfittarne. L’ultima emozione del primo tempo si esaurisce in un’uscita di pugni di Carmignani su un cross insidioso di D’Amico a tre minuti dal termine.
Il secondo tempo inizia con un errore di Braglia da pochi passi. La Lazio cala visibilmente e la superiorità del Napoli emerge con chiarezza. Un sussulto per i tifosi laziali arriva al 62° quando D’Amico calcia un angolo direttamente in porta, ma “Pal ‘e fierro” Bruscolotti è attento a ribattere il pericolo. Tre minuti dopo è ancora la Lazio a rendersi pericolosa con un colpo di testa di Garlaschelli di pochissimo alto. I biancocelesti provano fino alla fine ad agguantare il pareggio: dal campo di percepisce la volontà degli undici in campo di non deludere il condottiero tornato a combattere al loro fianco. La determinazione però questa volta non è sufficiente, e le speranze dei biancocelesti si spengono al suono del triplice fischio del direttore di gara.
Il postparita è tutto partenopeo, e resterà nella storia del tifo del Napoli. Riportiamo la descrizione dell’accaduto da un estratto di un articolo de “La Stampa”: Il Napoli balza al primo posto in classifica dopo questa vittoria […]. Piedigrotta all’Olimpico. Oltre trentamila tifosi napoletani hanno portato a Roma tutta la passione che sanno esprimere nei momenti di felicità. Quando l’arbitro Casarin ha fischiato la fine dell’incontro, voci roche hanno dato fondo alle ultime energie per un boato che ha echeggiato a lungo sugli spalti dello stadio. Ma l’esaltazione dell’inconfondibile colore partenopeo si è avuta alla notizia del gol siglato dal Torino contro la Juventus: un coro spontaneo, che sembrava diretto da una impeccabile bacchetta di un fantomatico direttore d’orchestra, ha generato attimi di commozione anche fra gli avversari laziali: « O’ vita, o’ vita mìa » è la strofa della famosa canzone »0′ sordato ‘nammurato » che i tifosi azzurri hanno rivolto in segno di riconoscenza verso gli atleti di Vinicio.