Roma-Milan del 3 maggio 1998 è stata una delle partite che hanno segnato il campionato 1997-98. La Roma , dopo anni di risultati altalenanti, adottava il gioco aggressivo di Zdenek Zeman. Quel gioco spregiudicato votato all’arrembaggio produsse alcune goleade che, nella classifica finale, fecero risultare l’attacco giallorosso come il più prolifico della serie A. Per il suo allenatore si trattava della prima stagione sull’altra sponda del Tevere dopo aver allenato per 3 anni la Lazio. Nelle fila romaniste militavano il grande Aldair, Francesco Totti che era già una sicurezza nello scacchiere romanista, Delvecchio, Candela ed i nuovi arrivati Konsel, Cafu, Gautieri, di Francesco e tanti altri.
Dalla parte opposta c’era il Milan del rientrante mister Fabio Capello. Dopo un ciclo vittorioso e pieno di soddisfazioni anche a livello continentale con i rossoneri, inaugurato nel 1991 e concluso nel ’96, l’allenatore friulano aveva tentato, con successo, l’avventura spagnola. Aveva assunto la guida tecnica del Real Madrid conquistando il campionato dopo un entusiasmante testa a testa con i rivali del Barça. Il desiderio di tornare in Italia l’aveva riportato, in quella stagione 1997 – ’98, sulla panchina del Milan ma i risultati non lo premiarono come in precedenza. Fu un anno deludente per i diavoli rossoneri che conclusero il torneo con un mesto decimo posto.
La Roma scende in campo con Chimenti, Aldair, Zago, Petruzzi, Candela, Tommasi, di Biagio, di Francesco, Paulo Sergio, Delvecchio, Totti. Il Milan risponde con: Rossi, Daino, Costacurta, Cruz, Maldini, Ba, Desailly, Donadoni (reduce dall’esperienza statunitense), Ziege, Maniero, Weah. Arbitra l’incontro il signor Farina di Novi Ligure. Fin dalle prime battute i giallorossi appaiono sicuramente più ispirati; i lombardi confusi e svogliati. Al 16° iniziano i 24 minuti più terribili della storia rossonera: palla spiovente in avanti, Candela controlla di testa e lascia rimbalzare a terra. Dopo aver preso la mira colpisce prepotentemente da fuori area infilando la porta di Rossi con un esterno destro imprendibile. Roma in vantaggio, ed è solo l’inizio. Dopo soli due minuti Totti entra in area, finta il dribbling sul fondo, converge verso il centro disorientando Costacurta, il quale non è abituato a lasciar passare un attaccante senza avergli almeno lasciato l’impronta dei tacchetti sugli stinchi. Calcio di rigore per la Roma: batte Di Biagio, ancora un calciatore giovane e spensierato, e infatti spiazza Rossi per il 2-0 giallorosso. Al 28′ Di Biagio scambia con Delvecchio. Arrivato in prossimità dell’area di Biagio libera il sinistro dal quale esplode un bolide indirizzato sul secondo palo. Ancora una volta a Sebastiano Rossi non può essere imputata alcuna colpa: 3-0 Roma e partita in ghiaccio. Ora la Roma si diverte, la pressione si alleggerisce e il talento emerge dalla giocate degli uomini in campo libero dai freni della tensione. Al 38‘ è Paulo Sergio a mettersi in mostra: lanciato verso la porta milanista con la stessa velocità ed eleganza di un cavallo al galoppo immerso nella prateria, viene ostacolato solo da un violento tentativo di scivolata di Costacurta, che però viene scavalcato dal brasiliano con un sombrero appena accennato che gli consente di trovarsi a tu per tu con Rossi. Sguardo dritto negli occhi del portiere avversario, piattone destro sul primo palo, 4-0 per la Roma, e balletto esultante ad uso e consumo dei tifosi presenti all’Olimpico. Nell’intervallo non c’è già più niente da dire. Festa e silenzio sono gli eventi contrastanti e solitari che trovano spazio all’interno dei due spogliatoi.
Inizia la seconda metà della partita e la Roma punta ad amministrare senza più affondare i colpi. Il Milan, troppo frastornato dalla veemenza dei giallorossi nel primo tempo, è oramai incapace di produrre azioni offensive Capello prova a scuotere il morale dei suoi con i cambi. Nei primi minuti dentro Leonardo che prende il posto di Ziege, al 24° fuori Desailly a beneficio di Nilsen. Al 33° doppia sostituzione decisa da mister Zeman: Tetradze rileva Aldair e Gautieri rimpiazza l’autore della quarta rete, Paulo Sergio. Nello stesso minuto Cardone viene spedito in campo al posto di Ba nel Milan. Il sigillo finale giallorosso sulla partita è posto al 38°: di Francesco spedisce un pallone a centro area dove Delvecchio si fa trovare pronto per la deviazione decisiva di testa sul secondo palo. La manita, o come si diceva allora, la cinquina, è completata. Nulla più fino al termine. Il 5-0 finale sancirà la più pesante sconfitta subita in carriera da Fabio Capello, e Sensi nel post partita dichiarerà senza mezzi termini: “Senza coraggio saremmo come il Milan”. La domenica successiva la Roma vincerà 6-2 contro il Napoli, e al termine del torneo la otterrà un quarto posto, il miglior piazzamento degli ultimi dieci anni. Al termine dell’annata Capello lascerà Milanello e resterà in attesa per un anno, prima di essere ingaggiato dal presidente Franco Sensi per sostituire il boemo in vista del campionato 1999 – 2000.