13 maggio 1992, Stadio Olimpico di Amsterdam. Finale di ritorno di Coppa UEFA tra Ajax e Torino. Era un altro calcio, inutile stare qui a spiegare finale andata e ritorno, gol in trasferta che valgono doppio e simili. All’epoca le finali di coppa si giocavano quasi tutte così. Eccetto la Coppa Campioni. Quella era una competizione snob sin dall’epoca. Ma torniamo a noi.
13 maggio 1992, Stadio Olimpico di Amsterdam. Finale di ritorno di Coppa UEFA tra Ajax e Torino. Si parte dal 2-2 dell’andata al Delle Alpi. I granata devono segnare almeno una rete in più dell’avversario o pareggiare segnando almeno tre gol. Insomma, serve un’impresa. Un’impresa di quelle che se riescono passano alla storia. Anche perché davanti non c’è una squadra qualunque, ma c’è l’Ajax. E’ il primo Ajax di Van Gaal. Quell’Ajax per intenderci che sta per aprire un ciclo che lo porterà nel 1995 a vincere la Coppa Campioni e nel 1996 a sfiorare il bis contro la Juventus. E’ l’Ajax di Bergkamp e Jonk; di Frank de Boer, Blind e di un Bryan Roy che da li a qualche giorno si trasferirà al Foggia. Ma anche quel Torino non è una squadra qualunque. E’ il Torino di Lentini, Marchegiani, Cravero. Di Martin Vazquez, Vincenzino Scifo, Walter Casagrande e Pasquale Bruno. E’ anche il Torino del giovane Christian Vieri. E’ il Torino insomma che in semifinale ha fatto fuori il Real Madrid di Hierro e Butragueno ribaltando, al Delle Alpi però, il 2-1 dell’andata con un 2-0 che lo ha portato alla finalissima.
13 maggio 1992, Stadio Olimpico di Amsterdam. Finale di ritorno di Coppa UEFA tra Ajax e Torino. Si parte dal 2-2 dell’andata al Delle Alpi. E’ una notte tiepida. E’ la notte giusta per scrivere la storia. Ed a volte anche a questi livelli, anche in una finale di Coppa UEFA, per scrivere la storia non serve per forza vincere. Basta anche un gesto, magari pure semplice. Un gesto inaspettato, inusuale. Sicuramente un gesto genuino. Un gesto di pancia. Il gesto di chi in quel momento non trova niente di meglio da fare che alzare al cielo una sedia per urlare in silenzio tutto il suo disappunto.
13 maggio 1992, Stadio Olimpico di Amsterdam. Finale di ritorno di Coppa UEFA tra Ajax e Torino. Si parte dal 2-2 dell’andata al Delle Alpi. E’ una notte tiepida. E’ la notte giusta per scrivere la storia. Ma siamo intorno al 25’ e lo 0-0 non si schioda. Di mezzo ci si è messo pure il palo che ha appena respinto il tiro da fermo a botta sicura di Casagrande. Non c’è tempo da perdere. Vazquez recupera palla e gioca per Cravero che nel frattempo si è spinto in avanti. C’è da buttare il cuore Toro oltre l’ostacolo. Non importa chi fa cosa o come lo faccia. Tutto è concesso. Basta che torni utile alla causa. E se i difensori vogliono andare avanti allora che vadano pure. Il libero dei granata entra in area, salta De Boer, e gli cade addosso. Si, avete letto bene. Gli cade addosso. Il contatto c’è ma a cercarlo è Cravero. Dalla panchina sembra rigore ma l’arbitro non fischia. Non è rigore. Ma la notte è quella giusta per scrivere la storia.
Finale di ritorno di Coppa UEFA tra Ajax e Torino. 13 maggio 1992, Stadio Olimpico di Amsterdam. All’epoca le panchine erano di legno. O al massimo, come quella sera, erano semplici sedie di metallo messe una accanto all’altra. Cravero è a terra. E’ appena andato a sbattere contro De Boer. Dalla panchina sembra rigore ma l’arbitro non fischia. Emiliano Mondonico, storico condottiero di quel Torino, non ci pensa su due volte. Prende una sedia e la solleva al cielo. E’ solo un gesto. Un gesto pure semplice. Inaspettato, inusuale. Sicuramente un gesto genuino. Un gesto di pancia. Il gesto di chi pensa di aver subito un torto ed in quel momento non trova modo migliore per esternare tutto il suo disappunto. Il gesto di chi ha accarezzato l’impresa ma ha capito che la sorte sul più bello ha deciso di voltargli le spalle. Il Torino infatti quella sera prenderà altri due pali, uno su un bolide di Mussi da circa trenta metri, l’altro su un tiro allo scadere del giovane Gianluca Sordo. Il risultato resterà inchiodato sullo 0-0 fino al fischio finale e la coppa la vincerà l’Ajax.
Ma a volte non serve vincere per passare alla storia. Basta anche un piccolo gesto. Come una sedia alzata al cielo in una notte di maggio. Lo sa bene Emiliano Mondonico.