Chi non ha mai avuto tra le mani una di quelle piccole foto sgualcite, dagli angoli piegati e dai colori ormai sbiaditi? Era possibile trovarle all’interno di portafogli consumati o in vecchie scatole, dimenticate in fondo a cassetti ed armadi. Eppure quei cartoncini immortalavano emozioni e circostanze consegnandole alla memoria delle generazioni a venire. Nell’epoca della digitalizzazione è però sempre più difficile ritrovarsi a guardare quelle immagini e a rivivere i momenti già vissuti riassaporandone le sensazioni. E’ solo grazie a qualche sacca di resistenza che riemergono foto che aiutano a ricostruire lo spirito di tempi ormai irrimediabilmente trascorsi. Augusto Cefaro, classe 1937, è un resistente. Nel suo appartamento nel cuore di Trastevere dove è nato e vive da sempre, si è circondato di cimeli e ricordi trasformando la sua casa in un piccolo museo pop che nulla ha da invidiare a certi santuari del collezionismo postmoderno. Tra le tante fotografie che tappezzano le pareti e affollano le superfici disponibili ne spicca una la cui storia ha trovato il suo epilogo nei giorni scorsi.
Siamo nell’ormai lontano 1954, nella città magnifica dei poveri ma belli e delle vacanze romane in motoretta. Il diciassettene Augusto ha già sviluppato la sua incrollabile fede nella grande Roma di Pandolfini e Ghiggia che proprio nella stagione precedente si era trasferita nel nuovo Stadio Olimpico. Un giorno, in un caffè del centro, riconosce il volto di uno dei suoi idoli, il capitano Arcadio Venturi che nel 1951, quando la Roma militava in serie B, aveva esordito in Nazionale in una partita contro il Portogallo vinta dall’Italia 4 a 1. Augusto si avvicina per complimentarsi e chiedere un autografo. Oggi avrebbero sicuramente scattato un selfie ma – ricordate?, siamo nel 1954 – Arcadio Venturi gira per la città senza foto da distribuire ai suoi fans. Il giovane Augusto è emozionato e un po’ deluso, non potrà raccontare l’incontro agli amici e mostrare la foto che ne attesta la veridicità. Prima di lasciarsi Arcadio Venturi si annota frettolosamente l’indirizzo di Augusto. Dopo qualche giorno arriva una busta contenente una foto con dedica. Il capitano ha mantenuto la sua promessa. Quella busta e quella foto, gelosamente conservate, saranno forse il nucleo fondante della collezione di immagini, oggetti, libri, ricordi della vita di Augusto, della Roma e di Roma.
Ottobre 2016, nel corso di una cerimonia allo stadio Olimpico alcun campioni del calcio che nel corso delle loro carriere hanno militato nella Roma riceveranno l’onore di essere ammessi nella Hall of fame. Tra di essi l’ottantasettenne Arcadio Venturi. La notizia risveglia i ricordi di Augusto che si impegna nella ricerca di contatti con l’anziano calciatore e, una volta rintracciatone il figlio, riesce ad organizzare un incontro. Solennizzato con una foto. Sullo sfondo assolato di Piazza di Spagna il campione (a sinistra nella foto) ed il tifoso sorridono.
“Rivedere Arcadio Venturi dopo tutti questi anni è stata una grande emozione ed un grande piacere, credo non solo mio” afferma Augusto Cefaro. “Mi hanno colpito la sua vitalità e la sua gentilezza. Nonostante gli anni trascorsi emerge in lui ancora la stoffa del campione”.
di Maria Catani