Come Leonardo Jardim ha reso grande il Monaco

La rosa dell’AS Monaco, nella stagione 2014/15, ovvero al primo anno di Leonardo Jardim sulla panchina biancorossa, valeva 194,75 milioni. Nel 2015/16 il conto scese a 152,75, poi nel 2016/17 cominciò l’impennata (190,45) e nel 2017/18 toccò i 291,80, salvo concludersi qualche giorno fa a 297,65. Non è sbagliato dire che quel 30% di crescita sia principalmente merito del tecnico portoghese, vero artefice di una realtà ben costruita e capace di rinverdire la storia malgrado difficoltà fiscali, tassazioni agevolate, divorzi presidenziali costosissimi e scommesse varie. Tutto materiale da casinò, emblema di lusso e sfrontatezza, territorio in cui innestare montagne russe. Non è sempre stato così, vero, ma è pur vero che i cicli cominciano e finiscono, così dopo cinque estati insieme s’è consumato il divorzio. Un divorzio tranquillo, tanto che il vice presidente del club Vadim Vasilyev non ha speso mezza parola di critica nei confronti dell’operato del portoghese: «Voglio salutare con profondo rispetto Leonardo per tutto il lavoro svolto, si è affermato sulla panchina del Monaco come riferimento in Europa e lascia un bilancio molto positivo. Il suo passaggio rimarrà come una delle pagine più belle della storia del club. Leonardo farà per sempre parte della famiglia dell’As Monaco».

Parole inaspettate, visto che il Monaco è 18° in campionato e l’ultima vittoria in ogni competizione è stata la prima partita stagionale in Ligue 1. Nella poco lodevole sconfitta contro il neopromosso Angers, addirittura, i monegaschi non riuscirono neppure a tirare in porta. Non è un caso che il Monaco avesse vinto il titolo proprio dopo un’estate in cui non s’era privato delle sue principali stelle: dopo oltre 800 milioni fatti fruttare in entrata, Jardim ha semplicemente estratto tutto dal gruppo. Il ciclo era finito Così, tra infortuni e una forse malcelata sindrome dalla pancia piena, il castello è crollato. Falcao e Glik sembravano aver perso il loro splendore, il talentino Rony Lopes è stato frenato da infortuni, Subašić e Golovin pagano lo sforzo profuso al Mondiale. Serviva cambiare, ecco spiegato l’ingaggio di Thierry Henry, che al Louis II debuttò nel lontano 2004 e torna a 19 anni di distanza per rinnovare il progetto. Leonardo Jardim in un certo senso è stato vittima del suo incredibile successo: ma siamo certi, e ve lo dimostriamo raccontandovi per filo e per segno la sua avventura nel Principato, che ha davvero lasciato un segno indelebile.

Leonardo Jardim
Fonte: eurosport.com

 

Prima di Leonardo Jardim

Dmitrij Rybolovlev, medico figlio di medici divenuto imprenditore di successo grazie al potassio a Perm, acquistò il Monaco nel dicembre 2011 e a fine stagione la sua squadra, reduce dalla retrocessione dell’anno prima, si piazzò ottava in Ligue 2. Al magnate russo, appassionato di arte, non piacque però il poco lusinghiero piazzamento tanto che, il 30 maggio 2012, mise sotto contratto Claudio Ranieri chiedendo al nuovo allenatore di centrare al primo colpo la promozione tra le grandi. Fu un estate particolarmente calda quella, e non solo per via della grande curiosità nei confronti della nuova proprietà: nell’estate 2012 il Monaco approfittò del ritorno in Primera División del River Plate – dopo la retrocessione del maggio 2011, prima in 110 anni di storia – per strappare agli argentini Lucas Ocampos, pagato 13 milioni, gioiello sul quale cominciò la restaurazione. Ranieri riuscì dunque a riportare la squadra in Ligue 1, e si poté godere il primo anno in massima serie (2013/14):Abbiamo piani per il futuro, c’è un bellissimo progetto a Monaco e sono venuto qui per quello. L’ho detto non appena ho firmato, altrimenti non sarei venuto”.

Il compito di Ranieri fu facilitato dall’ampio portafoglio del presidente del club, che nella sola estate 2013 tirò fuori oltre 160 milioni: prese James Rodríguez e João Moutinho dal Porto per 70 milioni di euro, acquistò Radamel Falcao strappandolo per 43 milioni all’Atlético Madrid, sborsò 20 milioni al Siviglia in cambio di Geoffrey Kondogbia e ne investì altri 14 tra Toulalan dal Málaga, Isimat-Mirin dal Valenciennes e un giovanissimo Anthony Martial strappato alle giovanili del Lione, per tacere di Abidal e Ricardo Carvalho acquistati a zero. Chiudendo la sessione estiva con un passivo di 156 milioni e col più costoso acquisto nella storia del calcio francese (proprio Falcao), ma con un parco giocatori rinnovato e tante aspettative per quella che era a conti fatti una seria alternativa al Paris Saint-Germain, Ranieri si mise all’opera e a fine anno raccolse un secondo posto a 9 punti di distanza dai parigini. Sembrava l’inizio di una favola spendacciona, ma nell’estate 2014 a mettere i bastoni tra le ruote del giocattolo monegasco furono Elena Rybolovleva, moglie del presidente Dmitrij, e le sue accuse di tradimento seriale che portarono al divorzio della coppia. I 3,2 miliardi che dovettero esser corrisposti ell’ex coniuge attentarono al parco giochi biancorosso, che dunque inaugurò una spending review non da poco. A fine stagione fu consumato il divorzio pure con Claudio Ranieri, per motivi mai chiari: Rybolovlev lo ringraziò (“Decisione difficile, più che mai evidente davanti a questi buoni risultati”) spiegando che il sostituto avrebbe dovuto proporre un gioco offensivo, che divertisse i tifosi.

Leonardo Jardim
Fonte: img.lostpic.net

 

Leonardo Jardim I e II

Nell’estate 2014, i pezzi grossi della rosa vennero ceduti ricavando 89 milioni: 75 derivanti da James Rodríguez, partito per Madrid sull’onda lunga di un signor Mondiale, 7,6 dal prestito di Falcao al Manchester United di van Gaal, malgrado l’infortunio al ginocchio che gli fece saltare la kermesse in Brasile, 6 dal Newcastle deciso a schierare in attacco Emmanuel Rivière, autore di 10 reti. Al loro posto, le spese furono poche ma mirate: con 13 milioni venne blindata la difesa, mediante tesseramento di Aymen Abdennour dal Tolosa, con 8 fu rinforzato il centrocampo grazie a Bakayoko dal Rennes. La ciliegina sulla torta avvenne per in attacco, col prestito di Bernardo Silva dal Benfica e il riscatto del portoghese a gennaio, per 13,75, visto il suo rendimento. Al Louis II però tutto era comprensibilmente intriso di punti interrogativi: la rosa spolpata, ma soprattutto un tecnico emergente con cui sostituire Ranieri. Il 40enne José Leonardo Nunes Alves Sousa Jardim fu una scommessa di Rybolovlev: nato in Venezuela da genitori portoghesi emigrati lì per lavoro, era sì reduce da una sfavillante esperienza annuale con lo Sporting Lisbona, ma due anni prima aveva anche litigato con Evangelos Marinakis che lo esonerò da tecnico dell’Olympiakos per una presunta scappatella del mister con sua moglie. E invece, nel maggio 2015, dipingere un quadro del Monaco al primo anno di Jardim voleva dire fare i conti con un terzo posto in Ligue 1 per certi versi inaspettato: -12 dal PSG e -4 dal Lione secondo. In Champions i biancorossi avevano primeggiato nel girone comprendente Bayer Leverkusen, Zenit e Benfica, battendo l’Arsenal negli ottavi al cadiopalma (1-3 a Londra, 2-0 nel Principato) e abbandonando il sogno europeo ai quarti di finale dinanzi alla Juventus futura finalista. Decisivo fu un rigore di Arturo Vidal, ma oggettivamente Jardim fu promosso a pieni voti: la sua squadra offriva un gioco spettacolare, subiva poco e segnava tanto: le 9 reti di Berbatov si univano alle 10 di Bernardo Silva e alle 12 di Anthony Martial, oltre alle 8 dell’assistman Ferreira Carrasco (14 passaggi decisivi). Il luna park era aperto.

Nell’estate 2015 il gioiello Martial lasciò il Principato, voluto fortemente da van Gaal al Manchester in ottica presente e futura: “Non l’ho acquistato per me, ma per il prossimo allenatore dello United”. Pagato 60 milioni, nel trasferimento del talentino paragonato a Henry v’erano clausole sufficientemente iconiche su quello che si diceva di lui (oltre ai 60 milioni canonici, 10 al raggiungimento di 25 reti coi Red Devils, 10 alla 25° presenza con la nazionale francese e altri 10 nel caso fosse stato nominato per il Pallone d’oro). Ma non fu solo lui a partire: l’Inter spese 36 milioni per Kondogbia, il PSG 25 per Kurzawa, stessa cifra l’Atlético Madrid per Ferreira Carrasco, 22 il Valencia per Abdennour, 7,5 il Marsiglia per Ocampos e altri 10 tra il prestito di Falcao al Chelsea e Isimat-Mirin al PSV. Totale di oltre 185 milioni, dei quali una novantina investiti in volti nuovi: 15 per Cavaleiro dal Benfica, 14 per Adama Traoré dal Lille, 12 per Rony Lopes dal Manchester City, 45 per i vari Gabriel Boschilia dal San Paolo, Guido Carrillo dall’Estudiantes, Fabinho dal Rio Ave, Gil Dias dal Braga B, Saint-Maximin dal Saint-Étienne. Nella stessa finestra, 4 milioni andarono al Caen per Thomas Lemar e a gennaio furono innestati nei meccanismi due protagonisti futuri: Jemerson per 11 milioni, soprattutto un Kylian Mbappé promosso a zero dalla formazione Under 19. Di nuovo, a fine anno, sarebbe stato terzo posto a pari punti con l’OL (65) ma a 31 lunghezze dal PSG. La Champions League era sfuggita al secondo turno preliminare, col 3-1 del Mestalla e il 2-1 del Louis II, computo insufficiente per passare dopo aver peraltro battuto lo Young Boys nel doppio confronto. Anche l’Europa League aveva dato poco frutto, visto il deludente terzo posto nel girone con Tottenham primo e Anderlecht secondo. Tante incognite: Elderson e Almamy Touré in difesa, Pasalic, Toulalan e Bahlouli in mezzo al campo, il trio Lacina Traoré-Vágner Love-El Shaarawy in attacco. Tanti punti interrogativi.

Leonardo Jardim
Fonte: eurosport.com

 

Leonardo Jardim III e IV

Nell’estate 2016 è tempo di bilanci: partono in 19, tra cui Cavaleiro (pagato 8 milioni dal Wolverhampton) e tanti in prestito. Si svincolano Toulalan e Vágner Love, parte la ricostruzione incentrata sulla blindatura della difesa: nuovi terzini (Djibril Sidibé per 15 milioni dal Lille, Benjamin Mendy pagato 13 dal Marsiglia), il polacco Kamil Glik dal Torino a rinforzare il centro del reparto (11 milioni). Il passivo è di oltre 32 milioni, ma sarà ampiamente giustificato dalle gesta della rosa. Sarà l’apice della piramide monegasca: il Monaco vince il suo ottavo titolo, 17 anni dopo l’ultimo nel 2000. Festa grande, 95 punti in campionato, per la prima volta con Rybolovlev il PSG deve accontentarsi del secondo posto, a -12. A corollario di un’annata storica, la Champions League: i biancorossi vincono il girone relegando dietro Bayer Leverkusen, Tottenham e CSKA, eliminano il Manchester City di Guardiola agli ottavi e il Borussia Dortmund ai quarti. La loro è una cavalcata bellissima: passati indenni al 5-3 dell’Etihad con vittoria 3-1 al Louis II, doppia affermazione in Germania (2-3) e in casa (3-1). Per di più fu la prima squadra di sempre a toccare le semifinali partendo dai playoff estivi, quelli in cui era stato matati Fenerbahçe e Villarreal. Una stagione indimenticabile: 2° miglior Monaco nella storia per punti, 2° per differenza reti e 3° di sempre per miglior attacco. La revanche de Leonardo Jardim titolano i giornali, scrivendo del meilleur entraîneur du Championnat, le technicien portugais”. Si parla di una rivincita perché inizialmente Jardim era criticato, gli imputavano un gioco difensivo che nel 2017 fu evoluto in oltre cento reti realizzate: le 26 di Mbappé, unite ai 14 assists del talento sbocciato proprio quell’anno, le 30 di Falcao, le 17 di Germain, le 37 tra Lemar, Bernardo Silva e Fabinho.

Comprensibilmente, nell’estate 2017, ecco una nuova rivoluzione: Mendy e Bernardo Silva al Manchester City di Guardiola per oltre 107 milioni in due, Mbappé prestato al PSG per 45 milioni, Bakayoko pagato 40 dal Chelsea e altri 22 tra Germain al Marsiglia, Saint-Maximin al Nizza e Dirar al Fenerbahce. Dei 222,5 milioni incassati, Rybolovlev ne investì 102: 30 finirono alla Lazio per Keita Baldé, 25 all’Anderlecht per Tielemans, 15 al Feyenoord per Kongolo, 11 all’Inter per Jovetic, 10 al Rennes per Diakhaby e 11 tra Meïté dello Zulte Waregem e Jordi Mboula dal Barça Juvenil. Menzione particolare per Rachid Ghezzal e Diego Benaglio a zero, oltre che per la staffetta tra centravanti a gennaio (fuori Carrillo, pagato 22 milioni dal Southampton, dentro Pietro Pellegri costato 21 milioni al Genoa). Chiaramente il Monaco non è riuscito a ripetere i fasti dell’anno prima, avvenuti grazie all’allinearsi di coordinate cosmiche irripetibili (la crisi del PSG, Marsiglia e Lione incompiute, l’enorme crescita di Mbappé), dunque ha lasciato nuovamente l’egemonia ai parigini, nuovo club di Mbappé, tornando a occupare il secondo posto, distanziato da 13 lunghezze rispetto alla capolista. C’erano però nuovi segnali positivi: le 24 reti di Falcao, le 10 di Jovetic, l’esplosività del nuovo gioellino Rony Lopez (17 reti, 12 assists), i 21 assists tra Lemar e Keita. L’unico neo, non da poco, è stato la Champions: fuori ai gironi, da ultima classificata, con soli due pareggi esterni. Al Louis II avevano banchettato tutti: Beşiktaş (0-3), Porto (1-2) e Lipsia (1-4), al do Dragão l’ultima gara del lotto finì 5-3.

Leonardo Jardim
Fonte: lprs1.fr

 

Leonardo Jardim V ed esonero

Quest’estate il Mondiale 2018, come già quello brasiliano, ha inciso moltissimo sulle scelte in sede di calciomercato con oltre 316 milioni in cessioni: il PSG ha pagato 135 milioni per confermare Mbappé, l’Atlético 70 per il campione del Mondo Lemar, il Liverpool 45 per Fabinho e l’Huddersfield 20 per Kongolo e 10 per Diakhaby. Non finisce qui la lista: Ghezzal al Leicester per 14, Meïté al Torino per 10, Keita all’Inter in prestito per 5. Dulcis in fundo ha salutato João Moutinho, passato per 5,60 milioni alla colonia portoghese d’Inghilterra, il Wolverhampton. Così 128 milioni sono usciti per rinforzare la rosa, il golden boy Golovin è stato soffiato alla Juventus (30 milioni, dal CSKA) e con 40 milioni sono stati portati via Henrichs da Leverkusen e Geubbels da Lione. Altri 50 milioni circa sono stati spesi per volti più o meno noti: Barreca dal Torino, Aholou da Strasburgo, Chadli dal West Bromwich, Pelé dal Rio Ave. Il loro rendimento ha però coinciso con un crollo verticale, in termini di ambizioni e risultati. Il Monaco s’è adagiato sul fondo della Ligue 1, diciottesimo, con sei miseri punti dopo 9 giornate. Ha vinto la prima (1-3 sul Nantes, in rete Falcao, Jovetic e Rony Lopes), poi è stato buio: pari contro Lille, Tolosa e Nimes, sconfitte contro Bordeaux e Marsiglia. Dal 25 settembre, il Monaco è crollato contro Angers, Saint-Étienne e Rennes. Reti fatte 9, incassate 13. Gli infortuni hanno pesato moltissimo e anche in Champions non è andata come si credeva: sconfitta contro l’Atlético 1-2 al Louis II, imbarcata al Signal Iduna Park (3-0). Serviva una scossa, è arrivata con l’esonero e il successivo cambio in sella ai biancorossi: obridago Jardim, bienvenu Titì.