Cileno, classe 1974, soprannominato el matador per via degli inchini che dedicava ai tifosi dopo i (tanti) goal segnati, simili a quello dei toreri. Il suo nome di battesimo è Josè Marcelo Salas Milenao, o più semplicemente Marcelo Salas. Salas è stato uno dei calciatori cileni più talentuosi della storia del calcio, tutt’ora detiene il record di goal con la maglia della propria nazionale (37 in 70 presenze) ed è stato l’unico calciatore cileno a diventare idolo di una squadra argentina (River Plate). Ma adesso che fine ha fatto l’ex bomber di Lazio e Juventus? Prima di scoprirlo, ripercorriamo brevemente la sua carriera.
La carriera dell’attaccante cileno inizia nel 1993 in patria, tra le fila dell’ Univesidad de Chile. Nella squadra cilena realizza 55 gol in 77 presenze e vince due campionati attirando su di sé l’attenzione di club stranieri. Gli argentini del Boca Juniors sono i primi ad interessarsi al bomber cileno ma l’allenatore, Carlos Biliardo, non è pienamente convinto dell’operazione cosi chiede l’attaccante “solo” in prestito. Salas, però, rifiuta e firma con gli acerrimi nemici del River Plate. In Argentina rimane per tre anni e mette in mostra tutto il suo talento: realizza 31 goal in 67 presenze, vince due titoli di Apertura, uno di Clausura e una Supercoppa sudamericana. Nel 1997, inoltre, è il giocatore sudamericano dell’anno: prima di lui, l’unico cileno a riuscirci era stato il leggendario Don Elias Figueroa.
Le ottime prestazioni con la maglia del River e con quella della propria nazionale gli valgono l’interesse dei club europei: la Lazio di Cragnotti brucia la concorrenza e acquista il cartellino dell’attaccante nel gennaio del 1998, lasciandolo in Argentina per altri sei mesi. Con i biancocelesti si consacra definitivamente. In tre anni, grazie anche alle ottime prestazioni (e ai tanti goal) del bomber cileno, la Lazio alza la bellezza di sei trofei: due Supercoppe Italiane, uno Scudetto, una Coppa delle Coppe, una Coppa Italia e una Supercoppa UEFA. Al termine della stagione 2000/2001 i debiti costringono Cragnotti a mettere sul mercato i suoi pezzi pregiati: Salas passa così alla Juventus in cambio di 25 miliardi di lire più il cartellino di Kovacevic. ATorino passa gli anni più brutti della sua carriera: la rottura del legamento crociato prima e la concorrenza di Del Piero e Trezeguet dopo ne limitano le presenze e i goal. Dopo solo due anni in cui comunque conquista due scudetti, torna al River in prestito.
Il ritorno in Argentina, però, non produce gli effetti sperati e in due anni di permanenza colleziona soltanto 10 reti in 32 presenze. Nel 2005 ritorna nella squadra in cui è cresciuto, l’Univesida de Chile. Ma ormai la sua carriera è segnata dai continui infortuni e nel 2008 decide di ritirarsi dal calcio giocato.
Dopo l’attività agonistica Salas decide di far fruttare il suo unico investimento fatto da giocatore e inizia a coltivare mirtilli in un appezzamento di terreno acquistato nel 1998. Gli affari dell’azienda agricola vanno bene: produce fino a 600 mila chili di mirtilli l’anno, rifornendo gli Stati Uniti, l’Europa e l’Asia. Ma Salas non ha dimenticato il calcio e la sua terra di origine: ha comprato il Temuco, dove oltre a promuovere l’attività calcistica toglie i bambini dalla strada e li mette in squadra, facendoli studiare e crescere. L’ennesimo grande goal di Marcelo Salas, el matador.