Cesare Prandelli è la soluzione per il Genoa

«Non bisogna essere troppo rigidi sui sistemi di gioco, occorre cercare di valorizzare i capitali che hai. Il Genoa ha il capocannoniere della Serie A e un giocatore di grande prospettiva come Kouamé, ecco allora che dobbiamo sfruttare al massimo il nostro capitale offensivo». Cesare Prandelli ha troppa esperienza per aver paura di una panchina. Mossa e precaria, del resto si parla di una piazza difficile e complicata, ma pur sempre una panchina: «In un momento così delicato abbiamo voluto affidarci a una persona di grande competenza, esperienza e sensibilità umana. Abbiamo la certezza che questa sarà una collaborazione duratura». «Tornare in pista è stato emozionante, devo però stare attento a non lasciarmi prendere troppo la mano. Anche perché ora come ora questi ragazzi hanno bisogno di poche cose. Pochi concetti, ma chiari». La chiarezza è uno dei temi maggiormente ricorrenti all’interno della sua conferenza. Prandelli ha affermato di aver visto un calcio diverso («Più veloce, più vario, meno dogmatico») ma allo stesso tempo ha ammesso che il tempo sia poco e non avrebbe senso fare stravolgimenti. «Conto però di vedere una squadra compatta e giocatori che aiutano i propri compagni» ha chiosato, limitandosi ad annuire alla domanda circa un approdo all’ombra della Lanterna della difesa a quattro.

Alle 10:30 è entrato a Villa Rostan, quartier generale di Pegli, ha passeggiato lungo le sale ornate da pareti affrescate, ha firmato il contratto che gli farà percepire un milione all’anno bonus compresi ed è subito scappato a pranzo. Menù a base di trofie al pesto, ideale per chi come lui aveva poco tempo per inserirsi: 24 ore soltanto per preparare il suo esordio al Ferraris, contro la Spal. Nei giorni in cui era saltato un incontro in tv tra il presidente Enrico Preziosi e uno dei rappresentanti della Nord, Roberto Scotto, è toccato proprio a Prandelli l’ingrato compito di minimizzare l’impatto che la contestazione ha avuto sui giocatori. Un po’ come chiedere all’ospite di pulire le stoviglie della cucina presso la cui è stato invitato a mangiare. Dovrà metabolizzare con calma l’aria pesante che si respira a Genova, dove le macerie di Ponte Morandi ancora coesistono impregnando il cielo di cupezza nell’attesa che la pioggia alzi il livello delle acque del Bisagno. Lo stesso Bisagno lungo il cui corso sorge parallelo il campo da gioco che ospita Genoa e Sampdoria, del resto per la città di Genova mantenere due squadre in Serie A è un lusso.

Prandelli
Fonte: pagina Facebook Genoa CFC

Chi è Cesare Prandelli

Se il calcio è una scienza riducibile a matematica, allora Prandelli è un’ibridazione a tutti gli effetti tra le figure di allenatore e aziendalista. Dopo il tracollo in Coppa Italia contro l’Entella, che ha messo fine alla gestione Jurić, serviva una figura nuova. Non più un semplice allenatore, un manager all’inglese secondo quanto affermato in un’intervista esclusiva a PianetaGenoa1893.net dal giornalista Franco Ligas: «Un manager, una persona capace di fare delle scelte che talvolta orientano il lavoro della società. Ad esempio, Frey e Mutu li ha voluti lui a Firenze, mica Corvino. Per questo al Genoa sarà fondamentale il ruolo da filtro di Perinetti». Un altro fattore da considerare è che Prandelli abbia un’importante voglia di rilanciarsi: torna in Italia a 3129 giorni dal 16 maggio 2010, Bari-Fiorentina 0-2, sua ultima panchina in Serie A seguita dal capitolo Nazionale, il trionfo mozzato a Euro2012 e la polvere del Mondiale 2014, e qualche esperienza fallimentare a Galatasaray e Valencia). Infine, Prandelli è uno che non alza la voce. Predica invece empatia, a tal punto che per la sua attitudine a non alzare la voce ha ricordato immediatamente il mite ma determinato Osvaldo Bagnoli.

Prandelli è un nome nobile, un profilo di sicuro affidamento per togliere imprevedibilità a una stagione da montagne russe. L’animo distrutto dalla tragedia di Ponte Morandi, l’iniziale boom sulle ali del fenomeno Piątek, poi un progressivo adagiamento, i segnali del crollo con Jurić in panchina, il punto più basso costituito dall’eliminazione dalla Coppa Italia. Prandelli è una sfida intrigante: avrà davanti una tifoseria passionale e la possibilità di costruire il suo Grifone al pari di un artigiano di bottega. Lui che a Forte Belvedere (vicino a Firenze) è conosciuto per occuparsi egli stesso della raccolta delle olive, ora assaporerà la dolce brezza del mar Ligure e – magari – le olive taggiasche di Ponente. Prandelli è una persona genuina, un romantico («ognuno di noi spera sempre di trovare il grande amore e di non cambiare mai»), un tipo passionale («sono molto emozionato, il Ferraris è l’ambiente migliore per giocare a calcio»).

Prandelli
Fonte: pagina Facebook Genoa CFC

Come gioca Cesare Prandelli

Contratto fino al 30 giugno 2020, per regolarizzare le anomalie correnti e porre le fondamenta di un ciclo, poi valorizzare una rosa ambivalente e riportare la squadra a una vittoria che manca dal 30 settembre, l’1-2 a Frosinone con ancora Davide Ballardini in panchina. Triste segnalare come Jurić non abbia visto i tre punti, ma abbia pareggiato le partite più importanti da non perdere: la prima è l’esordio, all’Allianz Stadium di Torino, che rende il Grifone oggi paradossalmente l’unica squadra di Serie A ad aver sgranocchiato punti alla Juventus che su 45 disponibili ne ha messi in saccoccia 43. La seconda è stata il derby, la stracittadina numero 117 della Lanterna, vinta ai punti e vissuta con una forza agonistica importante per porre nuovamente il tecnico di Spalato su una panchina rovente. La positività post Sampdoria non è però durata a lungo, così per dare una scossa è stato chiamato Prandelli. Ora, dal punto di vista tattico il mister di Orzinuovi sembra orientato a non abbandonare definitivamente il 3-5-2 di Jurić, provato contro la Spal un po’ per convenienza e un po’ per abitudine. Alla fine la prova è stata ottima, sommando l’espulsione di Criscito a freddo e una gara sostanzialmente condotta coi postumi della cocente sconfitta casalinga contro la Virtus Entella, ma non si può parlare di nient’altro che speculazioni.

Di certo c’è solo che Prandelli ha parlato a lungo con Criscito e Pandev, volendo avere l’appoggio dei senatori quali figure su cui fondare il nuovo Genoa. Il prossimo passo è conquistare una tifoseria neutra: «In campo dobbiamo cercare i tempi giusti per fare pressione e ripartire. Nel momento in cui si decide che si deve aggredire, tutta la squadra deve aggredire. Spero di vedere già quei piccoli cambiamenti che possono valorizzare questa squadra, ma ci siamo trovati d’accordo. Con questo gruppo si possono fare cose importanti, ho trovato una squadra che fisicamente sta bene, deve però ritrovare la consapevolezza dei propri mezzi perché gli ultimi risultati hanno un po’ minato l’autostima. In questo ci possono dare un grande aiuto i nostri tifosi. Parlavo con Perinetti e gli ho ricordato di una volta che sono venuto qui col Verona. Vincevamo ma ai miei ho detto ‘I loro tifosi cantano ancora, non è finita’. Infatti il Genoa pareggiò e io dissi che quel pareggio era merito della Nord». Aneddotica sempre apprezzata, da queste parti: «Se saremo uniti, in sintonia con la Gradinata, possiamo venirne fuori. Dovremo essere generosi, determinati, pronti a rischiare, ma sempre umili».

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Fonte: pagina Facebook Genoa CFC

Perché è stato scelto Prandelli

«Se penso che in Coppa Italia Piątek ha colpito un palo interno e poi il pallone è tornato in campo, e Lapadula si è mangiato tre gol quasi fatti, allora è una situazione da macumba. C’era un clima difficile, la mia scelta di richiamare Jurić, alla luce dei fatti, s’è rivelata un errore e mi dispiace che i veri tifosi genoani abbiamo sofferto». L’ha detto il presidente Preziosi, spiegando anche «la passione di Jurić è stata encomiabile». Peccato che non si viva solo di quella, e dunque il patron abbia scelto di cambiare. Il Joker s’è detto impressionato «dalla voglia e dalla determinazione di un allenatore che possiede tutte le capacità per valorizzare la nostra rosa», poi ha raccontato per filo e per segno la genesi dell’operazione Prandelli: «Un incontro durato un paio d’ore, tempo sufficiente per capire il valore e lo spessore di questa persona. Oltretutto la carriera parla per lui, ha fatto oltre 500 partite in carriera raccogliendo 850 punti con una media altissima». Se è però meglio avere un generale fortunato piuttosto che bravo, allora la catena manca di un anello: «Speriamo che lei possa riportare il Genoa dove merita». Giriamoci intorno, ma il punto è questo.

«Tutti dobbiamo prenderci le nostre responsabilità, a cominciare dal sottoscritto, perché non abbiamo dato una buona immagine come squadra. Se abbiamo deciso di cambiare, è stato perché eravamo in difficoltà, e ci siamo affidati a una persona di grande competenza, esperienza e sensibilità umana. Perciò abbiamo scelto Prandelli, con il quale il percorso comune sarà positivo e duraturo». Giorgio Perinetti l’ha spiegato così, gli altri hanno solo potuto commentare la decisione. Come ad esempio scritto da Claudio Savelli su Esquire Italia, la società più incoerente d’Italia (il Genoa) ha scelto un personaggio (Prandelli) che della coerenza ha sempre fatto la sua bandiera. Un binomio per certi versi esplosivo e di sicuro fallimento, ma che invece proprio per la sua polarità opposta potrebbe funzionare e – chissà – ripetere i dorati fasti gasperiniani con tanto di Europa League. Un matrimonio strano. Ma Preziosi voleva Prandelli e Prandelli ha aspettato il club più antico d’Italia: «Non ho accettato altre offerte all’estero. Poi quando dopo la partita di Coppa Italia mi ha chiamato il presidente Preziosi, ho capito che era il momento di tornare».