Non era forse impossibile pronosticare la caduta degli Dei. Lo era invece prefigurare una debacle come quella che il Barcellona ha rimediato ieri a Parigi nel match di andata degli ottavi di Champions League. Un 4-0 che non lascia alibi, che certifica il periodo di appannamento dei balugrana e che conferma che la Golden Age dei catalani è giunta ormai sul viale del tramonto. Non è la prima volta che il Barcellona incassa quattro reti in un match di Champions senza segnare neanche un gol. Ma è la prima volta che la cosa accade con la squadra che viene letteralmente umiliata. Una squadra di marziani improvvisamente riscopertisi terrestri come tanti che al Parco dei Principi colleziona appena due tiri nello specchio della porta non avendo forza da contrapporre al furore agonistico dei giovani del PSG.
Il 4-0 finale di PSG-Barcellona è frutto del capolavoro tattico di Unay Emery, uno che di sfide con il Barcellona ai tempi del Siviglia ne ha giocate tante (23) riuscendo però prima di ieri sera a prevalere in una sola occasione. Il tecnico spagnolo, che dopo un avvio di stagione stentato sembra finalmente aver trovato la quadra, ha avuto tempo per metabolizzare gli errori passati e studiare i punti deboli dell’avversario, mai così numerosi come quest’anno, e prendersi dunque la sua rivincita. Perché la vendetta, si sa, è un piatto che va servito freddo. Ed Emery ha scelto la serata migliore per concedere il tanto atteso bis. Il capolavoro del tecnico del PSG è racchiuso in tre nomi: Meunier, Kurzawza e Rabiot.
La scelta di puntare su due terzini di spinta lasciando fuori, a sorpresa, Maxwell ed Aurier si è rivelata una mossa azzeccata che ha consentito di togliere fiato, metri e tempo di ragionamento al Barça. Il sontuoso Rabiot visto ieri sera davanti alla difesa anziché in posizione di mezzala è stata l’altra mossa scacchistica che ha riscritto una trama che prima del fischio iniziale sembrava già scritta. I blaugrana del resto nelle ultime nove stagioni sono sempre approdati ai quarti ed in quattro occasioni almeno lo hanno fatto ai danni del PSG. E’ proprio Rabiot a sradicare dai piedi di un irriconoscibile Messi il pallone da cui nasce il raddoppio di Draxler.
E poi certo, ci sono anche i tre tenori che finalmente hanno deciso di recitare quel ruolo da protagonisti che da loro ci si aspetta. Parliamo di Di Maria, Cavani e di Verratti. Il regista italiano in particolare ha deciso di attendere il palcoscenico giusto per conquistare definitivamente Parigi. Le statistiche del ventiquattrenne ieri sera recitano: 90% di passaggi completati, due occasioni create, quattro tackle vinti e l’assist per il gol di Draxler. Una partita da protagonista, da fulcro imprescindibile per il capolavoro di Emery. Probabilmente la migliore esibizione di Verratti con la maglia del PSG.
Ma del resto quella di ieri è stata probabilmente la migliore prestazione in assoluto di un PSG che, con gli investimenti dello sceicco Nasser Al-Khelaifi, da qualche anno ormai ambisce ad ergersi a super potenza del calcio europeo. Un percorso di trasformazione che potrebbe finalmente essere ad un passo dall’effettivo compimento.