Ci teniamo a chiarire subito il nostro pensiero. Un match che si chiude sul 4-4 più che una gara di pallone sembra piuttosto un elogio alla follia. Fatto sta che quando la cosa accade, specialmente se accade in un derby, non si può rimanere indifferenti. Se poi la trama della partita racconta che il primo tempo si è chiuso 4-0 per la squadra di casa, ecco che non scrivere due righe diventa quasi impossibile.
Ed eccoci dunque a raccontare quanto accaduto ieri nel folle pomeriggio di Dortmund dove il derby della Ruhr tra i padroni di casa del Borussia e lo Schalke si è chiuso sull’incredibile risultato di 4-4 con gli ospiti in grado di rimontare il poker che i gialloneri avevano servito quando il cronometro del Signal Induna Park segnava ancora il 25’ del primo tempo.
Suicidio di Peter Bosz o merito di Domenico Tedesco? La verità probabilmente sta nel mezzo. Sicuramente un ruolo da protagonista lo ha avuto anche Pierre Aubameyang che nei primi 20’ è stato semplicemente indemoniato siglando prima il gol dell’1-0 dopo 12’ di gioco e servendo poi a Goetze l’assist per il gol del 3-0 (la seconda rete dei gialloneri è arrivata su un autogol di Stambouli mentre è di Guerreiro il gol del momentaneo 4-0 del Borussia). Peccato che il gabonese nella ripresa si è trasformato come del resto tutto il Dortmund e la sua espulsione per doppia ammonizione al 72’, con il risultato sul 4-2 (di Burgstaller e Harit le reti dello Schalke) ha inevitabilmente condizionato il risultato finale.
Il 4-4 finale porta poi le firme di Caligiuri, sinistro pennellato, e Naldo che al quarto dei sette minuti di recupero concessi dall’arbitro con un’inzuccata fulmina Weidenfeller e da il la a tre minuti di risse sparse sul prato di un Signal Induna Park gelato sugli spalti ad eccezione del settore riservato ai tifosi dello Schalke. Contenti per l’impresa ed inneggianti a Domenico Tedesco.
Un italo-tedesco che si vanta del suo “atteggiamento da tedesco e lavoro difensivo da italiano”; aspetto, questo secondo, che forse nel derby della Ruhr non si è propriamente apprezzato. Ma che, nel complesso, ha invece consentito allo Schalke di rendersi protagonista sin qui di una stagione esaltante che ad oggi vale il terzo posto in Bundesliga a -5 dal Bayern e +3 sui rivali storici del Borussia.
È una strana storia quella di Domenico Tedesco. Il tecnico, di chiari origini italiane (è nato a Rossano Calabro ma è cresciuto a Stoccarsa) è arrivato a sedersi sulla panchina dei Koenigsblauen la scorsa estate dopo appena tre mesi tra i professionisti. Sufficienti a trascinare fuori dalle sabbie mobili della Zweite Liga (la nostra Serie B) l’Erzgebirge Aue. Una cavalcata iniziata l’8 marzo e che, grazie anche ai 10 punti collezionati nelle prime quattro uscite, ha portato il club ad una comoda salvezza con un piazzamento finale, la quattordicesima piazza, di tutto rispetto.
Ah, l’altra cosa particolare di Domenico Tedesco? Il fatto che abbia solo 33 anni. Un predestinato? Sarà il tempo a dircelo. Ma intanto tra l’Erzgebirge Aue ed il derby della Ruhr una cosa è certa: Domenico Tedesco ha una certa familiarità con i miracoli.