Nella cultura di massa il Newcastle United è una delle società inglesi più celebri dopo le big six della Premier League. Oltre alla città e il suo mastodontico St James Park, il club del Tyne and Wear ha visto crescere improvvisamente la sua fama grazie al film Goal! del 2003, in cui il protagonista (Santiago Munez) inseguiva il suo sogno di giocare a calcio come professionista proprio con la maglia bianconera dei Magpies. Comprensibile che le scene fossero proprio riprese lì, del resto in quegli anni il Newcastle era una delle squadre più importanti della Premier League, abituata alle zone nobili della classifica inglese e spesso presente nelle competizioni internazionali. Dopo alcune stagioni altalenanti – comprese una retrocessione e una qualificazione in Europa League – il club bianconero è oggi nelle mani autorevoli di Rafa Benitez. Un tecnico bonaccione, dichiaratamente cresciuto a tavolette di cioccolato ed educazione ferrea, che dopo le buone campagne napoletane e un indecente periodo da allenatore del Real Madrid ha scelto l’Inghilterra come sua nuova rampa di lancio.
Arrivato nel 2016, Benitez ha scelto Newcastle principalmente perché qui aveva la possibilità di rifondare tecnicamente e strutturalmente la società dalla base, convincendo la proprietà Ashley a investir notevoli cifre per la ristrutturazione del centro d’allenamento e l’ingaggio in toto di tutto il suo staff. La fitta fanbase di cui dispone il club rende la società inglese una delle più seguite e popolari del Regno Unito, e con la chiamata di Benitez il fenomeno ha assunto un clamore ancor più vasto. Ma alle premesse e alle aspettative non sono corrisposti i risultati concreti che ragionevolmente ci si sarebbe attesi; dopo una retrocessione difficile da evitare nel 2016, Benitez ha vinto un tosto campionato di Championship l’anno dopo. La scorsa stagione è stata piuttosto apatica dal punto di vista dei risultati e a Newcastle il decimo posto raggiunto è stato una piccola delusione. Dopo quel campionato abbastanza neutrale ci si aspettava un andazzo ben diverso per questa stagione. Non è andata così. Dopo tredici gare i Magpies sono solo tredicesimi e rischiosamente immischiati nella lotta per non retrocedere.
La stagione del Newcastle
Attualmente a dodici punti, fino a tre giornate fa i Magpies non avevano ancora vinto una partita in campionato e in FA Cup erano stati eliminati dal Nottingham Forest, squadra di Championship. Oltretutto il calciomercato aveva portato nomi piuttosto interessanti per un organico già di per sé valido, altro motivo per cui la deplorevole partenza in questa stagione sta suscitando non poche polemiche sulle rive del Tyne. Benitez è abituato ad allenare campioni e giocatori di gran livello, per questo ha chiesto di raggiungere un certo standard tecnico e la società ha provato ad accontentarlo. Seppur poco noti, a Newcastle sono arrivati buoni giocatori, tra cui il giapponese Muto e l’ex WBA Salomon Rondon, mentre per sistemare la difesa la dirigenza ha investito su Fabian Schar da La Coruna e Federico Fernandez acquistato dallo Swansea; importante è stato anche l’arrivo del sud coreano Sung-young Ki, messosi in luce recentemente sempre tra le fila gallesi. Benitez non ha cambiato modo di giocare e ha continuato a insistere sulla sua piega storicamente difensivista, proponendo dunque un calcio tutto fuorché affascinante e anzi, molto criticato per quanto ricco di pragmatismo. L’etica del risultato e la disperata ricerca di punti fin dalle prime battute non hanno portato grandi frutti. A Newcastle sono stati costretti ad abbandonare le speranze di un ipotetico futuro europeo cullandosi nella mediocrità di un’altra stagione difficile e – almeno per ora – vuota. I tempi del piacevole Newcastle degli spagnoli sono lontani, sarebbe già positivo evitare di ritrovarsi invischiati nella lotta al mantenimento della categoria. Ma non è solo una questione di squadra.
Seppur Benitez abbia un suo modo di giocare particolarmente pragmatico e chiuso, generalmente è considerato uno dei migliori tattici fra gli allenatori di alto livello. Eppure, per chi è abituato a gestire grandi spogliatoi, scendere in una realtà simile non è semplice: nella costruzione della squadra è emersa una via di mezzo fra le ambizioni dell’allenatore e la realtà del club. Il presidente Mike Ashley non sembra intenzionato a investire cifre importanti e la gestione finanziaria del club – nel 2010 le casse societarie erano in profondo rosso – potrebbe avere un suo perché, ma in panchina c’è un allenatore capace e che richiede un certo standard, motivo per cui attualmente, seppur la rosa sia completa, non sembra che Benitez possa dirsi soddisfatto del parco giocatori a sua disposizione. L’ex allenatore del Liverpool sperava probabilmente di costruire una squadra simile a quella che aveva trovato appena arrivato nel Tyne, con Moussa Sissoko, Georgino Wijnaldum e Andros Towsend. La realtà dei fatti è diversa e Benitez lo sta capendo settimana dopo settimana, facendo intuire di non aver materiale sufficiente per far meglio. Troppo lontani in classifica l’Everton o il Watford, addirittura anni luce separano il Newcastle dal sestetto di testa. Tutte queste sfiancanti lontananze potrebbero rendere Benitez meno sicuro della sua scelta seppur abbia la fiducia di tutta la città e dei tifosi, che dopo tanti anni di precarietà manageriale possono veder sulla panchina una figura internazionale. In altri termini, Benitez è considerato la vera star del club più degli stessi calciatori (il più valutato su Transfermarkt è il capitano Jamaal Lescelles).
Che prospettive ha il Newcastle?
L’obiettivo di stagione era quello di confermare i risultati del torneo scorso cercando di migliorare la posizione, possibilmente arrivando nella parte sinistra della classifica – cosa che non succede dalla stagione 2011/2012. Il contratto di Benitez scade in estate e di mezzo c’è una finestra di calciomercato non di secondaria importanza. Il tecnico vorrebbe aggiustare la rosa dopo un calciomercato estivo attualmente insufficiente, visti i risultati: la sua squadra prima di novembre aveva ottenuto solo tre punti in dieci partite e subito quattordici gol. La palese sterilità dei Magpies (undici reti in tredici incontri, senza mai segnare più di due gol a partita) può spiegarsi proprio con l’assenza di un terminale offensivo adeguato, oltre a una generale impostazione tattica magari rinunciataria. I problemi a Newcastle nascono un po’ dappertutto: dalla scelta di alcuni giocatori al bigottismo tattico di Benitez, dalla spending review societaria all’abbandono negli anni di giocatori fondamentali. Certamente Benitez ci ha messo del suo nello sfortunato inizio di stagione, ma anche gli undici che scendono in campo non sembrano avere le qualità idonee per certi traguardi; oltretutto, a differenza di altri, il Newcastle è una squadra che per certi aspetti può garantire un ambiente da zone alte della classifica, con tanti sostenitori racchiusi in una città grande, che vive per il calcio. Le motivazioni non dovrebbero mancare per nessuno.
Probabilmente Benitez aveva intuito tutto questo e aveva sognato di diventare un’icona in uno dei siti calcistici più nobili d’Inghilterra, vincendo trofei e restaurando le ambizioni locali. Per ora però quel sogno è rimasto sul suo cassetto e la realtà, almeno sotto l’aspetto calcistico, è totalmente diversa.