Arturo Vidal è un giocatore da record, perché in fondo il centrocampista cileno è stato capace di collezionare otto campionati consecutivi con tre squadre differenti (Juventus, Bayern Monaco e l’ultimo al Barcellona) di tre top campionati europei eguagliando Cristiano Ronaldo. Si potrebbe obiettare che il portoghese abbia vinto in Premier League anziché Bundesliga, e dunque secondo alcuni avrebbe incontrato un coefficiente di difficoltà maggiore, ma non val la pena arrampicarsi su specchi, dettagli, intrepide discussioni sul prestigio di una lega anziché un’altra. Come tanti sudamericani che si rispettino, però, pure Vidal ha una storia contornata da aneddotica e controversie (ultima delle quali la pubblicazione su Instagram di una foto che lo ritrae in una maglia somigliante a quella del Boca Juniors, con tanto di rivolta popolare dei tifosi xeneises ai quali evidentemente Arturo non è gradito).
Vittorie e cadute, Vidal, le viveva già nel sobborgo di San Joaquín. Trattasi di una zona centro-meridionale di Santiago de Chile piena di industrie, infrastrutture e una povertà radicata: qui nacque il classe 1987, secondo di sei figli che il padre Erasmo (quando Arturo aveva 5 anni) lasciò unicamente nelle mani della madre Jacqueline. Tra la passione per il cioccolato e la proverbiale grinta in campo, Celia Punk mosse i primi passi nel Colo-Colo, tra 2007 e 2011 sperimentò il calcio europeo a Leverkusen, si regalò un aureo quadriennio alla Juventus che – ironia della sorte – ha vinto otto titoli consecutivi di cui quattro con Vidal in campo. Se con lui la lista conterrebbe pure Buffon, Ibrahimović, Barzagli e Chiellini, c’è da dire che in Portogallo gioca un onesto mediano serbo di nome Ljubomir Fejsa: di titoli consecutivi ne ha vinti nove, ma tra Benfica, Olympiakos e Partizan.
L’Arturo Vidal piemontese
Giunto a Torino in punta di piedi, acquistato per 10,5 milioni più due di bonus dal Bayer Leverkusen, Vidal seppe integrarsi al meglio negli schemi di Antonio Conte che tuttavia inizialmente lo vide esterno alto nel 4-2-4. Ruolo che Vidal non seppe ricoprire malgrado le 10 reti segnate l’anno prima in Bundesliga, tanto che la Juventus cambiò forma adottando un centrocampo a tre. Qui Vidal giganteggiava, dando ragione a Fabio Paratici che se ne innamorò osservando una gara tra le Aspirine e il Villarreal: pare osservasse Pepito Rossi, la sorte quel giorno gli mise davanti Vidal. Tant’è, scommessa vinta: anni di grande sostanza, il trio Pogba-Pirlo-Marchisio col cileno qualche metro più avanti a ispirar Morata e Tévez. Così la prima Juventus di Allegri sfiorò la Champions League nel 2015, nella finale di Berlino persa sul Barcellona.
In totale, in bianconero, Arturo fece incetta di trofei: quattro Scudetti, una Coppa Italia e due Supercoppe d’Italia. A far da contraltare a questo, nonché uno dei motivi per cui forse fu avallata la sua cessione al Bayern Monaco, una serie di problemi fisici importanti (su tutti un infortunio al ginocchio gli fece concludere anzitempo l’annata 2013/14) e comportamenti non impeccabili fuori dal campo. Nell’ottobre 2014 Allegri lo punì con una panchina in Juventus-Roma per via di una notte brava poi sfociata in rissa. Nel Mondiale U20 tenutosi in Canada nel 2007 Arturo battibeccò con la security dello stadio e fu arrestato, nel 2011 il ct Borghi lo escluse per dieci turni a causa di un ritardo di 45′, poi in ritiro una conversazione tra Vidal, Medel e la modella Monica Jimenes finì in rete. A chiudere, nell’estate 2015, nei giorni della Copa América casalinga, un incidente gli distrusse la Ferrari e per poco non tolse la vita a un autista proveniente dalla corsia opposta. Ad Arturo fu ritirata la patente, lui chiese scusa, ma inizialmente pare avesse inveito contro ii poliziotti: «se mi ammanettate fotterete tutto il Cile».
L’Arturo Vidal bavarese
Il ritorno in Bundesliga, non più a Leverkusen ma Monaco, fu accompagnato da un assegno da 37 milioni di euro più tre di bonus a ingrossare il conto corrente della Vecchia Signora. La volpe però perde il pelo ma non il vizio: tanti trofei (tre campionati, due Supercoppe e una Coppa di Germania, 124 presenze tra Guardiola e Ancelotti) ma pure problemi fisici – delle sopracitate 124 presenze, 79 sole al primo anno – fino all’operazione al ginocchio che lo mise ai box prima della fine della stagione 2017/18.
Immancabili poi le bravate: nello stesso Casinò da cui era partito per rientrare a casa causando quel sopracitato incidente in cui distrusse la Ferrari, nel giugno 2015, Vidal a fine agosto 2017 parrebbe aver organizzato una festa privata clandestina. Chiaramente Arturo negò tutto, ma non fu semplice spiegare alla polizia (allertata dal servizio di sicurezza) che i rumori e i danni al locale facessero parte del piano. Peraltro Vidal – che in quel periodo era rientrato in Cile per prepararsi alle partite contro Paraguay e Bolivia, e la situazione era tale per cui la Roja non sarebbe riuscita a qualificarsi per Russia 2018 – attaccò pesantemente il Real Madrid dopo l’uscita del suo Bayern alle semifinali di Champions.
L’Arturo Vidal catalano
Il 3 agosto 2018, dopo tre anni trascorsi in Baviera, Arturo cambiò casacca e scelse la Catalogna. Il Barcellona investì su di lui 18 milioni, lui ha ripagato la fiducia di Ernesto Valverde vincendo Supercoppa di Spagna, La Liga e facendo parte della rosa che è in seria lotta per la Champions League (chissà che accadrà il 1° giugno, intanto il 3-0 rifilato al Liverpool pare una buona ipoteca). Peraltro al Barcellona Vidal ha battuto il record del connazionale Eduardo Vilches, diventando il cileno più titolato: stagione agrodolce (50 presenze, ma sole due reti) e i soliti retroscena. Come quando nel 2017 ai tempi del Bayern pagò 800mila euro a causa di una serata in discoteca degenerata.
Insomma, attualmente non è che Vidal sia la prima scelta di Ernesto Valverde, posto che l’ex tecnico di Olympiakos e Athletic Bilbao abbia una vasta scelta in mezzo al campo (Busquets, Rakitic, Arthur, ultimamente sta giocando con buoni risultati il giovane Carles Aleñà e al conto manca Sergi Roberto, diventato ufficialmente terzino ma tranquillamente impiegabile nel suo vecchio ruolo). A complicare la situazione vi sarebbe stata una lite tra il cileno e il tecnico originario dell’Extremadura: frecciate social, sostituzioni male accettate, commenti quali «Vogliono vedermi sbagliare, ma non ho intenzione di andarmene, il mio cuore è di un guerriero, queste sono le regole del gioco e chiunque le romperà, pagherà». Questa è con ogni probabilità la frase che meglio riassume la carriera – calcistica e non – di Vidal. Nonostante il record.