Appena uscito il calendario, non era poi così imprevedibile questa partenza in salita. Se in più aggiungiamo la fine dell’era Arsene Wenger che, nel bene o nel male, ha cambiato definitivamente la storia in quel del “North London” allora la situazione sembra un po’ più comprensibile. Le gerarchie della Premier League da qualche anno sono cambiate e l’Arsenal, dopo venti Premier League concluse fra le prime quattro posizioni e diciannove qualificazioni consecutive alla Champions League, è costretto ormai da due anni a inseguire, dovendosi accontentare delle briciole lasciate dai club più attrezzati. Per ripartire definitivamente e tornare grandi c’è bisogno di idee: un processo di crescita non troppo dissimile da quello degli odiati cugini, iniziato ormai quattro anni fa con l’arrivo in panchina di Mauricio Pochettino. Il Tottenham trasformato in una realtà costantemente presente in Champions grazie al suo gioco e alle sue idee. Le stesse che in casa Gunners pensano possano arrivare grazie a Unai Emery, che come l’argentino ha iniziato ad allenare in Spagna riuscendo però a raggiungere meglio in campo internazionale grazie alle tre Europa League conquistate a Siviglia. Dopo due stagioni al PSG che non hanno convinto del tutto gli sceicchi, ecco l’Arsenal.
Dopo ventidue anni idee nuove e volti nuovi come qualsiasi rivoluzione, sportivamente parlando, si rispetti. Dentro gente d’esperienza (età media della squadra da 23,84 a 26,36 di media) senza però scordarsi di lavorare anche in prospettiva, in un momento storico dove le prime della classe spendono cifre superiori. E così dentro Bernd Leno in porta, Stephan Lichsteiner e Sokratis Papastathopoulos in difesa, Lucas Torreira e Mattéo Guendouzi a centrocampo. Quest’ultimo classe 1999 ad oggi è uno dei acquisti più interessanti nell’intero panorama inglese nonché uno dei pochi in rosa a salvarsi in questo tremendo avvio di stagione caratterizzato da due sconfitte contro Manchester City (2-0 ad Emirates Stadium) e Chelsea (4-2 a Stamford Bridge). Posizionato in mediana nel 4-2-3-1 dei Gunners, abbina classe e dinamismo al servizio dei compagni, che però non sempre riescono a stargli dietro. Ciò che colpisce maggiormente delle prime uscite dei Gunners è l’incredibile numero di errori in fase di rifinitura: le due punte Aubameyang e Lacazette sono nel banco degli imputati, ree di aver sbagliato troppi palloni facili e importanti ai fini del risultato. In particolare, il gabonese l’ha combinata grossa contro il Chelsea: due tiri praticamente a porta vuota andati alti che avrebbero potuto aiutare i Gunners, capaci comunque di rimontare il 2-0 in venti minuti di Morata e Pedro grazie a Mkhitaryan e Iwobi.
Se nella sfida contro i Citizens c’è stata manifesta superiorità da parte degli uomini di Guardiola, contro i blues la sensazione è che si potesse fare qualcosina in più, soprattutto nel primo tempo. I movimenti difensivi, ma soprattutto gli uomini, non convincono e ci vorrà ancora molto prima di poter vedere un livello di gioco migliore. Intanto però un trittico di partite contro West Ham, Cardiff City e Newcastle sembrano la miglior medicina per poter risalire la china e cementificare il gioco senza perdere troppi punti dalle zone europee, reale obiettivo dei Gunners. Da settembre poi quella Europa League dove Emery ha già trionfato ma soprattutto dove lo scorso maggio è rimasto l’amaro in bocca.