Gioca bene, gioca male: fa gol. Ma non “un” gol, bensì, “il” gol. Precisamente quello della vittoria. Esperienza, tecnica e precisione unica. Lo sa qualunque tifoso che, quando vede Andrea Pirlo alla battuta di un calcio piazzato, per gioia o dolore, si mette le mani tra i capelli. Tanto quella palla entrerà, c’è poco da fare o scommettere. Ormai è così da tempo e probabilmente lo sarà finchè non deciderà di appendere quei benedetti scarpini al chiodo. Benedetti per ogni juventino, maledetti per qualsiasi altro tifoso. In porta potrebbe esserci anche il miglior Neuer, ma Andrea Pirlo con il pallone sembra averci parlato prima di entrare in campo perchè lui sa già che traiettoria prendere e dove andarsi ad infilare per far esultare compagni e tifosi. Si parla di lui e si pensa al pallone d’oro, quello che gli è sempre mancato, quello che probabilmente riuscirebbe ugualmente a calciare nell’angolino della porta, tanto il materiale poco conta, quando al posto del piede hai un bisturi. Eleganza e classe al potere per un giocatore che tutti vorrebbero strappare alla sua squadra e che sta toccando l’apice della sua carriera in età non molto tenera. Trentacinque anni e non sentirli, è facile per chi lavora di precisione chirurgica più che di polmoni, ma questo è un discorso per pochi. La visione di gioco l’abbiamo nominata? Forse no. Vi stupirete, ma ha anche quella. La professionalità? Non parliamone. Il campione a cui piace far divertire la gente senza mai ridere. E il resto del mondo pallonaro ce lo invidia, mentre lui fa rabbrividire i novelli aspiranti campioni che dopo aver calciato la palla puliscono lo scarpino.