Il costo di un pomeriggio allo stadio per sostenere la propria squadra del cuore sta diventando decisamente insostenibile. Tra il prezzo del biglietto, la spesa per un panino e una bibita, e un’eventuale sosta dal benzinaio, sono sempre meno coloro che si possono permettere una “domenica” di calcio dal vivo.
Premettendo che assistere ad una partita di pallone della propria squadra stando allo stadio con i propri amici non ha prezzo, di questi tempi, in cui fare economia è d’obbligo per tutti, la passione deve per forza di cose essere accantonata.
Gli stadi italiani sono sempre più vuoti. Tra i principali motivi, oltre alla perdita di appeal della Serie A e all’inadeguatezza degli impianti, c’è sicuramente il “caro biglietti”, argomento sul quale si polemizza già da tempo. Facendo un esempio si nota così che un tifoso del Milan, non abbonato, colto dal desiderio di andare allo stadio, debba spendere la cifra di 59 euro, in cui sono compresi: biglietto, in quello che un tempo era considerato un settore popolare, panino e bibita. La spesa media, calcolata considerando la squadra che chiede di più al proprio tifoso e quella più tendente al risparmio, è ancora superiore e si aggira intorno ai 62 euro. Sono in molti a chiedersi, ormai già da tempo, se il gioco valga la candela.
In alcuni stadi italiani i settori più economici non offrono una buona visibilità, sono spesso privi di copertura e per di più sono zona franca per gruppi di tifoserie organizzate che non perdono l’occasione per mostrare il peggio di sé. Subentra poi anche il problema sicurezza. In Italia i pre e i post partita sono troppo spesso teatro di scontri tra ultras e forze dell’ordine. E alle volte a rimetterci è anche il tifoso occasionale che sperava di poter portare il figlio a vedere la partita senza essere poi costretto a portare la propria auto o il proprio scooter dal carrozziere. Non è poi da sottovalutare la questione dei trasporti. Mentre in tutta Europa gli stadi delle diverse squadre di calcio hanno fermate della metropolitana o dell’autobus appositamente dedicate, in Italia non è proprio così. Siamo l’unica nazione in cui ogni domenica si formano colonne di traffico. Tutti in competizione per trovare l’ultimo posto rimasto, anche quello a rischio multa, in un turbinio di clacson e urla. Per non parlare poi dei turni infrasettimanali , quando il traffico di chi va a vedere la partita si aggiunge al via vai quotidiano.
Considerando tutti questi aspetti non c’è quindi da sorprendersi se la pay-tv, spesso criticata per aver allontanato i tifosi dallo stadio, venga di gran lunga preferita. Basti pensare che dividendo il costo di un abbonamento Sky o Premium per il numero di persone con le quali si è intenzionati a vedere la partita il confronto economico sia del tutto vantaggioso. Anche il confronto con gli altri campionati stranieri non regge. Se i prezzi dei biglietti sono simili in tutta Europa, l’offerta è del tutto differente. Premier, Liga, Bundes, i tre maggiori campionati del “Vecchio Continente”, oltre a proporre uno spettacolo di livello superiore, garantiscono al tifoso un posto a sedere da dove godersi la partita con una visibilità in 3D, al riparo dalla pioggia e in assoluta sicurezza.
Ai nostalgici delle domeniche allo stadio, quando ci si incontrava al solito baretto, in prossimità del proprio “tempio”, per bere un Borghetti, aggiornarsi sulla formazione e poi tutti dentro a cantare a squarciagola, senza dover per forza pensare al portafoglio, forse non resta davvero altro che rassegnarsi. I tempi sono cambiati.