Ieri sera, un anno e un giorno dopo la conquista della Décima, Carlo Ancelotti è stato esonerato dal Real Madrid. Il rapporto con il presidente Perez era ormai deteriorato e quest’ultimo, nonostante le pressioni provenienti da più parti (quotidiani vicini alla squadra, calciatori, tifosi), ha deciso di sollevare dall’incarico l’allenatore italiano. A Florentino in realtà, Ancelotti piaceva. Quello che non gli è mai piaciuto era il continuo paragone (dei media, ma non solo) del nostro Carletto con l’amatissimo Mourinho. Perez non ha mai dimenticato l’allenatore portoghese e non ha mai sopportato il fatto che ai giocatori e ai tifosi Carletto piacesse di più. Se aggiungiamo che quest’anno il Real ha portato a casa zeru tituli (come direbbe proprio Mou) ecco che l’esonero è diventato inevitabile.
Niente di sorprendente. Al Real pochi resistono se non porti a casa almeno un trofeo. Quello che sorprende davvero sono le voci degli ultimi giorni: il Milan (ri)vuole Ancelotti. L’idea, probabilmente, era nell’aria già da qualche mese ma solo ieri si è deciso di affondare il colpo. Galliani è partito per Madrid con l’ obiettivo di convincere Ancelotti a tornare a casa sua. L’a.d. e l’allenatore hanno cenato insieme in un ristorante di Madrid. Tra una portata e l’altra Galliani ha illustrato il progetto che ha in mente per il suo Milan (50 mln da investire sul mercato, acquisto di giovani di prospettiva, cessione dei calciatori non idonei al progetto) e ha offerto un triennale da 4,5 mln a stagione all’allenatore di Reggiolo. Ancelotti, da parte sua, ha declinato l’offerta affermando che prima di rimettersi in gioco vorrebbe rimanere fermo un anno, anche perché deve affrontare un’operazione alla cervicale per via di una stenosi. Ma Galliani, si sa, non è uno che si ferma davanti al primo problema. Così è riuscito ad ottenere una cena-bis stasera a casa di Carlo. Quali argomentazioni utilizzerà Galliani per convincere Ancelotti non è dato saperlo ma siamo sicuri che ci proverà in qualsiasi modo, e non siamo così certi che alla fine non riesca a convincerlo; d’altronde, ricordiamo, ogni volta che l’a.d. è andato in Spagna non è mai tornato a mani vuote (vedi Ronaldinho, Ibrahimovic, Cerci).
In attesa di conoscere l’esito della trattativa, diamo uno sguardo ai pro e ai contro di un ritorno di Ancelotti al Milan. Tra gli aspetti favorevoli sicuramente non possiamo dimenticare che Carlo ha il dna rossonero, proprio come piace al presidente Berlusconi: nel Milan ha giocato per 5 stagioni ed chiuso la sua carriera di calciatore alzando nove trofei (tra cui due Coppe Campioni) mentre da allenatore è rimasto a Milanello per ben otto anni vincendo altri otto trofei. Insomma uno che è cresciuto a pane e Milan. Un altro aspetto importante e da non sottovalutare è che dopo gli esperimenti Seedorf e Inzaghi, si è deciso di puntare su un allenatore esperto e navigato; il che vuol dire che la società (al di là di mr Bee o del governo cinese) ha intenzione di spendere sul mercato e di rinforzare la squadra o quantomeno si ha in mente un progetto nuovo con dei punti fermi al comando. Infine, con Ancelotti allenatore si recupererebbe il rapporto con i tifosi che da tempo non credono più nell’asse Berlusconi-Galliani e che non fanno nulla per nasconderlo.
Tra gli aspetti negativi va ricordato innanzitutto che chi è ritornato al Milan dopo tanti successi non è mai riuscito a replicare il passato: gli esempi più evidenti sono Sacchi e Capello che, dopo aver vinto tanto durante la loro prima esperienza in rossonero, non sono riusciti a riportare il Milan nelle posizioni di vertice quando sono stati richiamati qualche anno più tardi. Non solo Sacchi e Capello ma anche calciatori fortissimi come Kakà e Shevchenko hanno deluso le aspettative al loro ritorno al Milan. In più, dopo aver girovagato l’Europa e allenato fior di campioni (quali C. Ronaldo, Ibrahimovic, Terry, Lampard) non è semplice ripartire da zero in una squadra priva di campioni. Infine, non dimentichiamoci che Ancelotti è un allenatore “presidenzialista”, e forse il Milan ora come ora ha più bisogno di un allenatore dalla mano pesante, che in sede di mercato faccia valere il suo punto di vista.
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