Amare l’Aberdeen non è facile

E’ assai triste come ci si possa trovar nella malaugurata condizione di mediocrità dopo aver vissuto fasti rimarcabili nel corso della propria lunga e gloriosa storia. Ogni paese ha una sua rappresentante in questa poco prestigiosa categoria. Se in Germania troviamo l’Amburgo, in Italia il Genoa, in Inghilterra società storiche come il Forrest od i due club di Sheffield, in Spagna l’Oviedo, in Svezia l’IFK Göteborg, a ben guardare anche la Scozia non fa eccezione. Prendete l’Aberdeen, società il cui magic moment è coinciso con la parallela ascesa di Sir Alex Ferguson nell’Olimpo del calcio e che poi, dopo anni di gloria, si è dovuta forzatamente abituare a stagioni da comprimaria nella Scottish Premier League.

Almeno fino allo scorso anno quando l’Aberdeen, unica squadra insieme al Celtic a non aver mai conosciuto l’onta della retrocessione, si è piazzata al secondo posto in campionato seppur a distanza siderale dai biancoverdi di Brendan Rodgers. Che qualche cosa si stia smuovendo in Scozia lo suggeriscono anche le prime giornate della stagione 2017/2018.

Dopo quattro giornate di Scottish Premier League c’è una squadra sola in vetta alla classifica a punteggio pieno. E non è il Celtic; e nemmeno l’altra squadra di Glasgow, i Rangers. Questa squadra è, oramai lo avrete capito, l’Aberdeen.

Certo, siamo ancora alle prime battute della stagione e l’ultima vittoria dei ragazzi di Mc Innes, il 4-3 sul campo del non certo irresistibile Partick Thistle, è arrivata solo all’84’. Presto dunque per esprimere giudizi trancianti; troppo presto per ipotizzare irragionevoli scenari che non prevedano un dominio incontrastato del Celtci.

Ma se c’è una cosa che il Leicester ci ha insegnato è che, seppur raramente, i miracoli nel calcio esistono. E se l’Aberdeen dovesse mantenere questa continuità chissà che magari tra qualche mese non ci ritroveremo a celebrare il graditissimo ritorno in auge di un club che da qualche tempo mancava all’appello. Ma non andate a dirlo per il momento a quelli di Pittodrie Street: preferiscono mantenere un basso profilo, o almeno così dicono.

Amare l’Aberdeen non è facile

Ad Aberdeen, meglio conosciuta come la Città di Granito, sembra che negli ultimi anni si siano rassegnati a vivere all’ombra. Del resto, rosa alla mano, anche quest’anno sembra difficile dare vita a strisce vincenti come quella tra 1980 e 1985 che portò tre campionati vinti ad anni alterni dal buon Fergie più una Coppa delle Coppe ed una Supercoppa europea.

La rosa è quella che è, onesta miscela eterogenea di comprimari e onesti mestieranti del pallone, ma nulla più: in porta regna Joe Lewis, che non è né un imprenditore né di successo né un maestro di arti marziali come i più famosi omonimi. Trattasi invece di un 29enne che ha lasciato l’Inghilterra nel giugno 2016 per tentar l’avventura qui, dove le rive del Dee fungono da casa per centinaia di lontre. Davanti a lui, sulla destra il terzino è uno scarto dell’Academy del ManCity, “Shay” Logan, uno che è rimasto elettrizzato dai tifosi del club in quanto pare lo paragonassero a David Beckham. Sulla sinistra il titolare è capitan Graeme Shinnie.

Curiosa la storia familiare del classe ’91. Nelle semifinali dell’ultima Scottish Cup ha incrociato il fratello Andrew e il suo Hibernian: tolto di mezzo quest’ultimo, Graeme sognava finalmente di alzare un trofeo. Peccato per il blitz al 92’ di Tom Rogic, che ha portato la coppa nella già affollata bacheca del Celtic.

Il resto della difesa è completato dai corazzieri Anthony O’Connor e Andy Considine: 1,88 il primo, 1,91 il secondo. Accomunati dall’esigenza di non provar pietà nei confronti degli attaccanti avversari, a far loro da rincalzo ecco il vichingo Kári Arnason (34 primavere e un passato pure in Svezia al Malmoe).

A centrocampo parte la musica, e non solo perché Kenny McLean assomiglia tanto al rockettaro Kenny MacLean, ma perché con la sua numero 7 è in grado di dirigere l’orchestra tutt’intorno a lui. Gregory Tansey è il tipico fido scudiero, vecchio trequartista convertito a polivalente mediano tutto corsa e polmoni, mentre tra le tre mezzepunte la qualità non manca ma puntualmente si volta e rivolta l’assetto al pari di quando si impasta il pane. A volte Shinnie va a far da centrale a centrocampo, così da poter schierare McLean avanzato. Altre volte gioca il 26enne Gary Mackay-Steven (riscattato dal Celtic).

Aberdeen

In ogni caso, tutto dipende dalle gambe dei talenti a tempo determinato Ryan Christie e Greg Stewart: il primo è in prestito dai biancoverdi del Celtic e reduce da un mitico passato all’Inverness; il secondo è temporaneamente ad Aberdeen ma il suo cartellino lo detiene il Birmingham. Peraltro Stewart nasce prima punta ma è impiegato decentrato, sicché per il momento Derek McInnes non ha dubbi a confermare Stevie May. Già a due marcature stagionali, il numero 83 ha 24 anni e ottime potenzialità da esprimere sul suo conto.

Ad Aberdeen si saranno pure rassegnati alla presunta mediocrità. Fatto sta che il club ha iniziato questa stagione a gonfie vele e sognare non è proibito.

Perché appassionarsi alla stagione dell’Aberdeen

Alla domanda “perché nutrir simpatia nei loro confronti”, le risposte sono molteplici. Se vi affascina l’intrigante personalità del santone Ferguson (uno che qui in 7 anni vinse tre campionati, una Drybrough Cup, quattro Scottish Cup, una Coppa delle Coppe con annessa Supercoppa UEFA e una League Cup), siete nel posto giusto. Se volete conoscer l’ambiente in cui si è formato Gordon Strachan, attuale ct della nazionale scozzese nonché leggenda del club, idem.

Ma potete amare l’Aberdeen pure se vi appassionano le storie di amazing comebacks dal tono meno british (per capirci, un Louis Stevenson o un Rankin), o se al Rooney inglese preferite quello irlandese (non Wayne ma Adam, 29enne Dubliner che potrebbe benissimo esser uscito da qualche romanzo di Joyce).

Più in generale, se vi piacciono le favole: impazzite per la classica squadra che tenta con tutte le proprie esigue forze di rinvigorire una storia che negli ultimi anni è stata ben raramente innaffiata? Vi attizza l’idea di supportare il club meno celebrato della Triade (con Celtic e Rangers, unico club ad aver vinto il titolo)? Siete nel posto giusto.

Cercate qualcosa di diverso dall’ineffabile monotonia di Glasgow. Fate un tuffo nell’Aberdeen vittoriana, capitale del petrolio e dell’energia ma allo stesso tempo città di pesca. In fondo, i luccichii della pietra con cui è stata edificata qui la maggior parte degli edifici è simile all’atto di stropicciarsi gli occhi ogni qual volta ci si accorge che i Dons stanno in cima alla Premiership. E speriamo durino.