La lezione che sembrerebbe impartirci Benevento-Milan è che si può benissimo anche entrare nella storia per caso. Una lezione che dovrebbe averci spiegato Alberto Brignoli, nato nel bergamasco il 19 agosto 1991, quindi oggi poco più che 25enne, nel momento in cui ha presentato candidatura al premio per il gesto tecnico dell’anno. Un portiere in gol: chi se lo sarebbe mai aspettato? Che poi a segnare fosse l’estremo difensore dello spuntato Benevento ultimo in classifica e fino a poco fa a secco di punti, era quasi inimmaginabile.
La combo, poi, è straordinaria. Ci sono tutti gli ingredienti: Milan in crisi e fresco di esonero di Montella dopo i frutti (mancati) di una campagna acquisti sontuosa e faraonica; la prima di Gattuso sulla bench rossonera per la sfida agli Stregoni fino a quel punto a secco di punti e poco fieri di uno dei record più singolari nell’intero panorama europeo. Pari insperato, con Diavolo in dieci e un guizzo al 95′. Roba già di per se da psicodramma ancora prima di realizzare che il marcatore del pari è un portiere e la frittata è pronta per esser servita. Il Milan, così facendo, ha lasciato materiale da sfruttare per giorni e giorni. Addentrandoci nella questione, però, è possibile realizzare che Alberto Brignoli non è un eroe per caso. Ed il perché ve lo spieghiamo attraverso sette postulati.
Primo postulato: Alberto Brignoli è uno che (dimentichiamoci per un attimo che gioca nel Benevento) ama vincere facile. Ex onesto gregario di un calcio umile e di provincia, improvvisamente l’ex portiere che un attimo fa militava in seconda divisione vestendo la casacca rossoblù del Montichiari si è scoperto divo. 32k di followers su Instagram dalla mattina alla sera; un’attenzione mediatica arrivata da chiunque. Il classico signor nessuno che per salire alla ribalta decide di rovinare i piani di rinascita del Milan. Ma il Milan di oggi è l’avversario più semplice da umiliare, sbeffeggiare, ridicolizzare. Infierire sul Milan è come prendersela con il ragazzino più debole della classe. Insomma, così sono capaci tutti.
Secondo postulato: Alberto Brignoli è tremendamente antinostalgico. L’ultimo portiere a macchiarsi di un gol in Serie A era stato Massimo Taibi, di testa pure lui, in un Reggina-Udinese del 2001. Il numero 22 del Benevento ha poi scomodato la corsa alla memoria. Sono stati ripescati Michelangelo Rampulla ed il pioniere del genere, Lucidio Sentimenti IV, mentre alcuni media sono arrivati pure a rammentarci di quando il Livorno girava per l’Europa in Coppa UEFA. Era il novembre 2006, ultime scorie di un’estate Mondiale, quando Marco Amelia andava in gol a Belgrado nella caldissima casa del Partizan. Brignoli è l’ultimo erede, cronologicamente, di una stirpe di portieri goleador. Eccesso di nostalgia? No, perché il fatto stesso di aggiornare le statistiche ha un non so che di innovativo. Rottura dell’equilibrio preesistente: dovesse capitare nuovamente un gol segnato coi guantoni tra le mani, il precedente sarà del 2017 e non più nel 2001. Farà comunque meno effetto.
Terzo postulato: Alberto Brignoli è un predestinato. Vestire i panni dell’attaccante non è mai facile, neppur per chi di mestiere si ciba di gol. Che abbia segnato un portiere è già di per sé un evento straordinario; un paradosso: proprio lui che dovrebbe invece occuparsi di non prender gol va sul tabellino dei marcatori. Ma nel caso di Brignoli il paradosso è ancora più grande considerato che è l’estremo difensore di un club, il Benevento, che fino al 95′ della partita con il Milan ha incassato 36 gol. Eppure Alberto Brignoli non ci ha pensato due volte a presentarsi nell’area del collega Donnarumma. Un’area per due (la semi-citazione di un classico natalizio in questo periodo è quasi d’obbligo). Si salvi chi può. Sappiamo chi l’ha spuntata.
Il punto è che i giallorossi neopromossi avevano cominciato con lo sloveno Vid Belec in qualità di titolare, salvo poi relegare il prodotto del vivaio interista in panchina a favore dell’ex Juventus Brignoli. Alberto Bignoli “Il 3 dicembre contribuisce insolitamente al primo e storico punto in massima categoria dei campani (dopo quattordici sconfitte consecutive dall’inizio del torneo): nella sfida interna di campionato contro il Milan, sugli sviluppi di un calcio di punizione, al 95′ realizza con un colpo di testa il gol del 2-2 finale”. Così il portiere viene incensato da Wikipedia; in un modo solenne che però deve astenersi dal contenere imbarazzanti riferimenti ironici ad una situazione che susciterebbe (e onestamente ha suscitato) risate a non finire.
Quarto postulato: Alberto Brignoli è un incompreso. “Aiutato da un fisico asciutto, nonostante l’altezza mostra agilità ed esplosività, le sue migliori qualità tra i pali; fa inoltre affidamento su buoni riflessi e sull’istinto, con cui sopperisce a carenze tecniche come uno stile incerto o il gioco con i piedi”. Così sentenzia la sopracitata enciclopedia online a proposito delle caratteristiche tecniche del portiere. Vi sembra una descrizione adatta ad un giocatore da copertina?
Quinto postulato: Alberto Brignoli è la dimostrazione che la fortuna gira (eccome, se gira). “Ieri prima della partita avevo 5.000, 6.000 follower su Instagram, adesso ne ho 31.000, 32.000. Mi hanno detto che sembravo Aldo nella scena di “Tre uomini e una gamba” e hanno ragione. Ero un po’ storto, ho chiuso gli occhi. Ho visto piangere il presidente Vigorito in spogliatoio, forse si offenderà perché è riservato ma non importa. È la prima volta che ho trovato un presidente che ci parla da persona più anziana e non da capo”. Sono pensieri spezzettati, improvvisati sul momento. Non avrebbe mai immaginato, Brignoli, quello che la sorte gli avrebbe riservato. Mai nessuno, nei massimi campionati europei, era riuscito a ottenere zero punti nelle prime 14 partite. A nessuno era mai capitato di ottenere il primo punto grazie a un portiere. In una situazione simile, di crisi e disperazione, disillusione a far da contraltare alla storica promozione in Serie A, emerge come un urlo nel silenzio il discorso del match winner di giornata: “Abbiamo perso tante partite al 90′, anche per questo avevamo bisogno di una nuova magia per eliminarne un’altra, strana, sul nostro stadio. Siamo felicissimi che la gara di ieri sia entrata nella storia del calcio”. L’elenco è lungo. Il 10 settembre, in casa contro il Torino, gol di Iago Falqué al 93′. Il 25 ottobre, alla Sardegna Arena, pari del Benevento al 94′ con un rigore di Iemmello e immediato vantaggio isolano al 95′, grazie a Pavoletti. Il 19 novembre, ancora al Vigorito, decisivo l’esterno del Sassuolo Federico Peluso al 94′. Era l’ora, insomma, che la famigerata Zona Cesarini regalasse una soddisfazione.
Sesto postulato: Alberto Brignoli non smuove i sani principi (economici) di provincia. “Noi non molliamo, ci crediamo tuttora, altrimenti non avremmo adottato misure particolari come l’esonero di un allenatore e il ritiro. Noi siamo il Benevento, una società che non aveva mai visto la Serie A in 90 anni di storia: perché non dovremmo crederci?” ha immediatamente ricordato Oreste Vigorito, fratello di quel Ciro al quale è stato dedicato l’impianto giallorosso. Ciro era l’amministratore delegato del Benevento, trasposizione in grande di una piccola azienda a conduzione familiare, in quel di Via Santa Colomba: in altre parole i Vigorito, ossia i volti dietro l’IPVC (Italian Vento Power Corporation), hanno fatto volare gli Stregoni. I pionieri nell’ambito energetico che si sono cimentati nella scalata alla Serie A, riuscendovi lo scorso anno tramite il playoff contro il Carpi. Resta la dimensione di provincia, quella magia di genuinità che pervade ancora la favola: “Per Brignoli il miglior premio è il sorriso di tutta la nostra gente“. Peccato Alberto, il premio partita non è previsto.
Settimo postulato: Alberto Brignoli è un tipo vendicativo. Gira voce che Brignoli fosse stato scartato dal Milan qualche tempo addietro. Lui per tutta risposta sfodera il pari beffa che lo fa diventare il secondo miglior marcatore del Benevento dopo Ciciretti (che si trova a quota due). Certo, il portiere ha anche 18 reti sulla coscienza. Ma vuoi mettere quel +1 nella casella dei gol all’attivo? Doveva esser soltanto la prima di Gattuso sulla panchina rossonera, in fondo. E invece, come nelle migliori favole, l’anticipo dell’ora di pranzo del Vigorito verrà ricordato come il pomeriggio in cui Alberto Brignoli ha rovinato i piani del Milan segnando un gol a Gianluigi Donnarumma. Regalando al Benevento il primo punto in Serie A.