“Ogni uomo coraggioso si fa spaventare tre volte da un leone; la prima volta che vede le sue orme, la prima volta che lo sente ruggire e la prima volta che se lo trova davanti”
(Ernest Hemingway)
La terza volta è quella buona. Il terzo confronto tra José Mourinho ed Antonio Conte, il primo lontano da Stamford Bridge, premia infatti il portoghese che in un colpo solo porta a casa tre punti fondamentali per la corsa alla Champions League, si prende una bella rivincita nei confronti del tecnico italiano dopo i due ko subiti in stagione e rifila due schiaffi ai suoi ex tifosi che hanno ora un motivo in più per chiamarlo Giuda. Perché il 2-0 rifilato dallo United al Chelsea riapre di fatto la corsa alla Premier League con il Tottenham che ora vede i Blues lontani solo 4 punti. Difficile che Conte si lasci sfuggire il titolo anche perché per gli Spurs il rush finale non sarà certo dei più semplici. A sei gare dalla fine il calendario dei ragazzi di Pochettino propone solo 2 gare casalinghe ed incroci con Arsenal, Manchester United e Leicester. Il Chelsea nel frattempo giocherà 4 volte nel fortino Stamford Bridge forte, per altro, di non avere big match all’orizzonte. La condizione ideale per chi in questo momento della stagione ha il fiato corto e deve vedersela con una squadra reduce invece da 7 vittorie consecutive. Ma torniamo al match di Old Trafford di domenica.
“Quando la pelle del leone non basta, è il momento di cucirsi addosso quella della volpe”
(Lisandro)
Bisogna riconoscere che José Mourinho è come l’Araba fenice: è uno in grado di risorgere sempre dalle proprie ceneri. Dopo una stagione, la scorsa, tutt’altro che esaltante al Chelsea, quella con il Manchester United dovrebbe rappresentare l’occasione del rilancio. L’obiettivo minimo, in una delle stagioni con il maggior tasso di competitività della Premier, è la qualificazione alla prossima Champions League. Un traguardo che se non raggiunto sarebbe senza dubbio sufficiente ad etichettare come fallimentare una stagione che comunque ha già portato in bacheca una Community Shield, la Coppa di Lega e che vede il club ai quarti di finale dell’Europa League. Le entrate garantite dalla Champions sono infatti vitali per coprire una faraonica campagna acquisti (basti pensare a Pogba) che numeri alla mano ha reso decisamente al di sotto delle aspettative. Inutile nasconderlo, la stagione dei Red Devils è stata piuttosto travagliata almeno fino a Natale. Il club ha a lungo navigato lontano dalle zone nobili della classifica e ci sono state fasi in cui il quarto posto è sembrato pura utopia. Poi qualcosa è cambiato. José Mourinho ha saputo correggere il tiro. In primis inanellando prima di domenica una serie di risultati utili consecutivi in campionato (21) che sebbene sia risultata tra le meno redditizie della storia considerato che con 10 pareggi ha fruttato 40 punti in totale (2 punti a partita) ha comunque consentito allo United di riportarsi nelle zone calde della classifica. La vittoria sul Chelsea, il risultato utile consecutivo numero 22, potrebbe però rappresentare la svolta per i Red Devils. Lo United è infatti ora in quinta posizione a -6 dal terzo posto del Liverpool (66 punti a 60) ma con due gare in meno rispetto ai Reds. Sognare il terzo posto non è impossibile, anzi.
Il merito di questa metamorfosi dello United è stato senza dubbio della contestuale metamorfosi di Mourinho che quando ha finalmente accettato la sua nuova condizione ha deciso di non svestire i panni del leone ma di indossare anche quelli della volpe ed affidarsi ad una delle sue innate qualità: l’astuzia. Messa da parte la rabbia e smorzati i toni, Mourinho ha deciso di concentrarsi sul campo. In primis riprendendo in considerazione giocatori troppo presto (ed inspiegabilmente) accantonati come Mkhitaryan e Fellaini. Poi disegnando un cambio di modulo con la rinuncia ad un ostinato 4-2-3-1 per un 4-3-3 che allo United sembra calzare meglio e che facilmente, grazie anche al recupero di alcuni interpreti, si presta a mutare in 4-1-4-1 od in 3-5-2. Modulo quest’ultimo utilizzato domenica per mettersi a specchio con il Chelsea. E’ proprio con i Blues che il portoghese ha dato il meglio sfoderando il suo capolavoro tattico: Rashford dall’inizio per Ibrahimovic, Herrera schierato a uomo su Hazard, quello che è il secondo miglior dribblatore della Premier e dunque l’uomo cui affidarsi per la superiorità numerica; Darmian francobollato a Pedro. Il Chelsea, bloccato nelle fonti del gioco, non ci ha capito nulla e non è riuscito a tirare una sola volta nello specchio della porta. Non succedeva dal 2007.
“Altri avevano battuto il Chelsea ma non così”. Questa la celebrazione nel day after dell’impresa tattica di Mourinho. Un’impresa dalla quale potrebbero trarre ispirazione i prossimi avversari dei Blues. Un’impresa che impensierisce più di quanto non si immagini Antonio Conte che dopo aver tenuto botta alla vista delle orme ed al ruggito del leone, quando vi si è veramente trovato al cospetto ha sentito quanto meno un brivido corrergli lungo la schiena. Non tanto forse per la paura di perdere la Premier. Quanto piuttosto perché ha visto negli occhi di Mourinho quel lampo di luce che il portoghese aveva nei giorni migliori.
“Non chi ha il volto ringhioso, ma chi lo ha intelligente, appare temibile e pericoloso: come è certo che il cervello dell’uomo è un’arma più terribile dell’artiglio di un leone”
(Arthur Schopenhauer)