Il magnifico percorso in Champions League e le parole del Direttore sportivo Monchi che prospettava un’estate all’insegna della tranquillità sotto il punto di vista del mercato potrebbero aver creato qualche aspettativa di troppo sulla tenuta patrimoniale e finanziaria dell’A.S. Roma. Una tenuta che, stando alle 300 pagine del documento informativo a corredo dell’operazione di aumento di capitale di 120 milioni avviata dalla società giallorossa lo scorso 21 maggio, potrebbe forse essere imprevedibilmente messa in discussione.
Riprendendo l’analisi pubblicata oggi su Business Insider, infatti, si apprende come anche qualora l’aumento di capitale dovesse essere totalmente sottoscritto, questo potrebbe non essere sufficiente a scongiurare una crisi di liquidità già il prossimo luglio nonché il rischio di continuità aziendale. Ma procediamo con ordine.
L’operazione di aumento di capitale dell’ammontare di 120 milioni, avviata il 21 maggio e che si concluderà il 7 giugno, era già stata approvata dall’Assemblea degli azionisti dell’A.S. Roma lo scorso ottobre ed è finalizzata a cercare di riequilibrare il deterioramento patrimoniale che ha condotto alla fattispecie prevista dall’articolo 2446 del codice civile ovvero quello che prevede l’obbligo di ricostituire il capitale sociale qualora questo abbia subito una riduzione di oltre un terzo in ragione delle perdite.
Una situazione generatasi in virtù di una redditività negativa che ha determinato un deficit patrimoniale consolidato pari a 129,3 milioni di euro al 31 dicembre 2017 con un indebitamento finanziario di 270 milioni di euro.
Ora, è lo stesso prospetto informativo a mettere in guardia sui possibili sviluppi dell’operazione spiegando che: “anche in caso di integrale sottoscrizione, l’aumento di capitale non consente all’emittente, cioè la Roma, di superare la fattispecie di cui all’articolo 2446 del codice civile (riduzione del capitale sociale di oltre un terzo in conseguenza di perdite), nella quale la società versa al 31 dicembre 2017. Alla data del prospetto informativo sussiste anche il rischio che un peggioramento significativo dei risultati negativi possa condurre a un ulteriore deterioramento patrimoniale tale da far configurare la fattispecie di cui all’articolo 2447 del codice civile (riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale)”.
Non solo. Andando avanti si legge infatti: “L’integrale sottoscrizione non è sufficiente a far fronte al fabbisogno finanziario complessivo netto del gruppo per i 12 mesi successivi alla data del prospetto informativo (…) perché la stima di detto fabbisogno finanziario ammonta a 143 milioni e i proventi netti per cassa dell’aumento di capitale in caso di integrale sottoscrizione dello stesso ammontano a 20,4 milioni, tenuto conto che per la rimanente parte gli azionisti di riferimento si sono impegnati alla sottoscrizione solo mediante conversione in azioni dei versamenti precedentemente effettuati; pertanto, in esecuzione degli impegni degli azionisti di riferimento non perverranno alla società proventi per cassa”.
Purtroppo per la Roma i circa 100 milioni di euro incassati con la Champions non saranno sufficienti a superare l’impasse. Questo perché, sempre attenendosi al documento informativo pubblicato a ridosso dell’avvio dell’operazione di aumento di capitale: “Dal 1 gennaio 2018 alla data del prospetto l’andamento economico del gruppo è stato significativamente influenzato dai ricavi rivenienti dalle vittorie ottenute negli ottavi di finale nella doppia sfida con lo Shakhtar Donetsk e nei quarti di finale, con l’Fc Barcellona, che hanno permesso la qualificazione alle semifinali della competizione disputate contro il Liverpool Fc, dalla sottoscrizione della partnership pluriennale con la compagnia aerea Qatar Airways, e dalla cessione dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive del calciatore Emerson Palmieri, che hanno determinato un incremento significativo dei ricavi complessivi del Gruppo, rispetto a quanto conseguito nei primi sei mesi dell’esercizio 2017/2018. Detto incremento non è comunque sufficiente a fronteggiare la crescita dei costi e pertanto l’andamento reddituale del gruppo dal 1 gennaio 2018 alla data del prospetto è in linea con la previsione della perdita d’esercizio e consolidata per l’esercizio 2017/18″.
Bisogna sottolineare come il buon esito dell’operazione è sostanzialmente garantito tenuto conto che 94 milioni sono stati garantiti dalla proprietà americana che ha sottoscritto l’aumento di capitale tramite il veicolo Neep (per 90,5 milioni) e tramite l’AS Roma Spv llc (3,6 milioni circa).
Resta però inteso che, stando a quanto esplicitato nel documento, sarà necessario reperire risorse addizionali per coprire il fabbisogno finanziario di breve termine (in caso contrario il deficit di liquidità per la Roma si paleserebbe già il prossimo luglio) e per riequilibrare una situazione che vede per altro incombere altre due problematiche che potrebbero inasprire la situazione: l’esito sfavorevole delle procedure di controllo avviate dagli organi competenti in relazione al mancato rispetto dell’accordo transattivo sottoscritto con la Uefa (nel maggio 2015) a seguito dell’accertata non conformità a determinati requisiti stabiliti dalla cosiddetta Financial fair play regulation; la decadenza dal beneficio del termine nel caso di mancato rispetto delle clausole previste dal contratto di finanziamento sottoscritto con Goldman Sachs International e Unicredit, o in conseguenza di un eventuale deterioramento del rating assegnato al contratto di finanziamento da Standard & Poor’s.
Qual è allora la strada da percorrere per la Roma? Piuttosto semplice. Agguantata la qualificazione alla prossima Champions League, che porterà una boccata di ossigeno pari ad almeno 40 milioni di euro grazie alla sola partecipazione alla fase a gironi, restano solo altre due strade.
Aumentare ulteriormente l’indebitamento è la prima. Qual è la seconda? Cedere i pezzi pregiati nel prossimo calciomercato. Come esplicitato nel documento stesso: “In continuità con quanto avvenuto negli ultimi esercizi”.