Sembra l’altro ieri, ma sono già passati dieci anni. Inter-Sampdoria si incontrano per la diciottesima giornata del campionato di serie A 2004/2005. Nel frattempo i blucerchiati sono riusciti a qualificarsi per i preliminari di Champions, retrocedere in B, risalire nella massima serie, cambiare proprietà, e tornare a lottare per i preliminari di Champions, almeno per il momento. Anche l’Inter ha cambiato proprietà, ha vinto quattro scudetti consecutivi centrando il Triplete nel 2010, e ora naviga a vista a metà di una classifica ancora corta in cui tutto è possibile. Inter-Sampdoria torna ad essere uno scontro Champions, ma nel frattempo il quarto posto l’abbiamo perso, e per raggiungere l’Europa che conta, da tre anni a questa parte, bisogna piazzarsi almeno terzi.
L’Inter allenata da Mancini si presenta alla diciottesima giornata ancora imbattuta, ma con sole 5 vittorie all’attivo e ben 12 pareggi che costarono all’ex doriano il soprannome di Mister X. E’ ancora l’Inter dei grandi nomi e dei risultati deludenti: Moratti continua a spendere senza ritegno e Mancini non ha ancora inaugurato il quinquennio d’oro per i neroazzurri. Toldo, Zanetti, Materazzi, Cambiasso e Adriano scendevano in campo a fianco della colonia degli ex laziali tricolore Favalli, Stankovic e Vieri. I nomi però non sono mai stati sufficienti nel calcio per vincere. Nel primo tempo di vede la solita Inter: attacchi confusi, occasioni sprecate, tanta sfortuna, portiere avversario (l’esperto Antonioli) ovviamente in forma, e immancabile il gol avversario. Proprio così, perché la Sampdoria quell’anno non ha stelle fenomenali, ma vanta giocatori esperti e organizzati, con Palombo alla regia e Novellino in panchina. Il primo tempo è sofferto ma finisce in vantaggio per i blucerchiati: a tre minuti dall’intervallo Diana, che si trova fuori dall’area nerazzurra, all’altezza del vertice destro, riceve un passaggio verticale da Palombo ed inventa un cross no look sul secondo palo. La difesa interista rimane comprensibilmente spiazzata, meno comprensibile la dormita di Cristian Zanetti che vede l’inserimento di Tonetto ma lo segue con pigrizia: il sinistro ad incrociare del difensore blucerchiato bacia il palo e supera Toldo. Le squadre rientrano negli spogliatoi sul risultato di 0 a 1.
Nella seconda frazione di gara la musica non cambia: Inter vivace ed inconsistente, Sampdoria sorniona e pungente. Cambiano però i giocatori in campo: in particolare Martins subentra ad Cristiano Zanetti, Recoba ad Adriano per l’Inter; Novellino toglie Rossini ed inserisce Kutuzov. E’ proprio quest’ultimo a siglare il 2-0 per la squadra ospite. Al 36’ del secondo tempo un contropiede dei blucerchiati trova la difesa avversaria sguarnita, e l’assist-man di giornata Diana pesca Kutuzov smarcato in area: 2-0 per la Samp, fischi a Mancini e prima sconfitta della stagione molto vicina per l’Inter.
Se fosse finita così tuttavia, non sarebbe passata alla storia, se non nei ricordi di qualche tifoso doriano. Purtroppo per gli uomini di Novellino quella è una partita da Pazza Inter. All’ottantaseiesimo comincia lo show finale: Recoba centra il palo con un tiro dal limite. Un minuto dopo, su percussione centrale, Martins beffa il portiere avversario con un bellissimo tocco d’esterno in controtempo: palla nell’angolino basso e 1-2. Lo stesso Martins dimostra tutta la sua grinta quando al 46′ del secondo tempo recupera un pallone destinato a uscire sulla linea di fondo con una spettacolare rovesciata: palla a centro area e Bobo Vieri insacca il 2 a 2. I soliti criticoni diminuiscono improvvisamente e San Siro si trasforma in un luogo di festa e celebrazione.
Tutti pensano possa bastare, anche i tifosi che poco prima avevano inveito contro il mister, in effetti è stata una gara ricca di emozioni e colpi di scena. Mi ricordo ancora il mio amico Guglielmo, raccolto in preghiera nella sua mansarda di provincia mentre ascoltava gli ultimi secondi del match in ginocchio, mani giunte e testa bassa. Le sue preghiere quel giorno furono ascoltate da qualcuno. La croce e la delizia di San Siro, ovvero Recoba, fece una di quelle cose per cui vale la pena di ricordarlo all’Inter: Il Chino lascia partire un bolide dal limite dell’area su cui Antonioli non può arrivare: la traiettoria è ad effetto verso l’esterno, e termina la sua corsa, imprendibile, nell’angolino basso. 3-2. Dalla radio esce un suono distorto, la foga degli inviati e ai massimi livelli, così come quella dei presenti al Meazza. Una partita memorabile, di cui vedremo una rivincita questa sera, sperando che non si tratti di una pallida rievocazione storica che riporta i costumi senza emozioni.