Eccoci finalmente giunti al giro di boa. Lo straordinario (nel senso di insoliti) turno pre-capodanno ha consegnato agli archivi il girone di andata di questa Serie A 2017-2018. Un campionato combattuto come non mai negli ultimi anni e che continua a fornire di settimana in settimana interessanti spunti di analisi. Eccoci dunque come di consueto alla nostra analisi in 5 punti della 19^ giornata di Serie A.
Napoli da record
Il titolo di campione di inverno è solo statistica. Non è sinonimo di festa a primavera. Lo stesso Napoli del resto ha tagliato questo traguardo già quattro volte nella sua storia ma in sole due occasioni ha festeggiato poi lo scudetto. Vero è però che i numeri dei partenopei sin qui sono numeri da record (o quasi). 48 punti al termine del girone di andata (9 in più dello scorso anno) sono veramente tanti. Solo due squadre sono riuscite a fare meglio: la prima Inter di Mancini e la Juventus dei record di Conte. Il girone di ritorno sarà però il vero banco di prova del Napoli. La squadra di Sarri non conosce turnover, non ha un centravanti di ruolo, ha bisogno di giocare a calcio per vincere. Ha vinto tutti gli scontri diretti tranne quello con la Juventus che, infatti, è ancora lì. Il rischio è che alla lunga la corda si spezzi ed il sogno azzurro si infranga. Ma questo lo vedremo nelle prossime settimane. Per il momento i fatti danno ragione al Napoli.
Juve da battere
Lo abbiamo detto e lo ripeteremo fino alla nausea. La Juventus resta la squadra da battere. La squadra di Allegri continua a faticare; non è ancora la solita Juve. Resta il fatto che ha individualità che nessuno in Serie A può permettersi e tanto basta affinché i bianconeri siano ancora lì, a ridosso del Napoli.
Lazio da Champions
La Lazio torna da San Siro con qualche rammarico. Il punto sta meglio all’Inter che alla squadra di Inzaghi, salita a Milano con il piglio della grande squadra ma incredibilmente sciupona. La notizia è però che certe prestazioni di spessore sono ormai all’ordine del giorno in casa Lazio. Una squadra, quella biancoceleste, che se non fosse stata penalizzata da qualche arbitraggio old style (ovvero senza ausilio della tecnologia) sarebbe oggi a ridosso del duo di testa Napoli-Juventus. Ma Immobile e compagni non devono democratizzarsi e devono anzi credere fermamente nell’obiettivo Champions. Anche perché…
La Roma si conferma…la Roma
Se lo scorso anno pesò il Marzo nero di Spalletti (sconfitte con Lazio, Napoli e Lione in 10 giorni), quest’anno ad incidere è il Dicembre di Di Francesco. Prima la sconfitta con il Torino costata la prematura eliminazione dalla Coppa Italia; poi quella con la Juventus che ha scaraventato alla realtà l’ambiente giallorosso. Ora il pari casalingo con il Sassuolo che assomiglia per certi versi ad una sconfitta e taglia le gambe ad una squadra, quella di Di Francesco, che Champions a parte non ha mai convinto. L’impressione a questo punto è che in Europa abbiano prevalso i demeriti degli avversari. Perché diciamolo onestamente (non è la prima volta che lo diciamo): la Roma gioca male, crea poco e quel poco che crea in questo periodo ha un’incredibile difficoltà a concretizzarlo. Dzeko è il fantasma di se stesso; Schick è alle prese con i postumi dei problemi estivi ed i fantasmi di Torino. Di Francesco si è così concentrato a smentire la fama di allenatore zemaniano che a forza di concentrarsi sul non prenderle sembra aver dimenticato come si attacca. Insomma, quando siamo ormai al giro di boa la Roma sembra aver già visto sfumare i suoi due obiettivi stagionali dichiarati, Coppa e campionato. A meno che qualcuno a Trigoria non sia così pindarico da sognare la Champions.
Cambiare paga?
Forse non sempre; ma a volte si. Chiedere a Sassuolo ed Udinese per credere. La squadra di Iachini ha collezionato 10 punti sui 15 a disposizione dal cambio allenatore. Quella di Oddo viaggia addirittura a punteggio pieno. Sono queste forse due eccezioni rispetto ad altri casi più o meno celebri (Milan, Cagliari o Benevento). Ma conta anche la qualità delle scelte.