Esultanze stravaganti: un concetto in due parole in grado di aprire un archivio di ricordi nella mente degli appassionati di calcio. Una particolarità che accomuna grandi campioni come Cristiano Ronaldo, Francesco Totti, Josè Mourinho…Josè Mourinho? Sì, perché le esultanze particolari, prima di approdare in campo, passano anche dall’area tecnica. Tra corse commoventi e adulti in giacca e camicia entusiasti come bambini. Tenendo ben presente il recente lancio di Antonio Conte tra le braccia dei tifosi del Chelsea a bordo campo di sabato scorso, l’idea che ci è venuta è quella di stilare una lista dei dieci festeggiamenti dei coach più particolari nella storia del calcio.
Partiamo dalla decima ed ultima posizione dove troviamo Delio Rossi. Corre l’anno 2006. Al termine di un Lazio-Roma vinto dai biancocelesti con un tondo 3-0 Delio Rossi decide di festeggiare la vittoria con un tuffo nella fontana del Gianicolo. “Era un fatto privato, mi dispiace che qualcuno se lo sia venduto ed è diventato un fatto mediatico. Era un voto. L’acqua era fredda“. Voto o no, i tifosi laziali ancora ricordano con entusiasmo l’accaduto che nella capitale è diventato leggenda.
Per il nono posto di questa Top ten abbiamo scelto l’esultanza di Miguel Herrera. Il suo 2014 è da incorniciare, soprattutto dopo gli ottavi di finali conquistati con il suo Messico nel Mondiale in Brasile. Un 3-1 ai danni della Croazia ed un’esultanza “contenuta” che ancora fa il giro del web. Succede tutto nel giro di quattro minuti, quelli che vanno dal settantunesimo al settantaquattresimo. E’ in questo frangente che il Messico si porta avanti 2-0. Ed è qui che Herrera impazzisce. Al momento del raddoppio di Guardado il tecnico entra in campo e si tuffa per terra insieme ai suoi ragazzi e poi si ritrova Ochoa in braccio. E’ anche per questo gesto che il suo look, cravatta verde su camicia bianca, è diventato famoso.
All’ottava posizione troviamo l’esultanza di Di Canio per la prima vittoria in Premier League sulla panchina del Sunderland. Il primo successo del tecnico capitolino arriva proprio nel giorno del sentitissimo derby con il Newcastle. Un netto 3-0 in un clima caldissimo in cui la vecchia conoscenza del calcio italiano decide di tornare per un attimo giocatore esultando con una lunga scivolata sulle ginocchia e le braccia alzate in segno di vittoria. In giacca e cravatta ovviamente. Per la settima posizione restiamo in Europa e ci spostiamo di poco. Siamo infatti nella Scozia dell’Hamilton Academical, club che attualmente occupa la penultima posizione in campionato ma che ha conosciuto giorni migliori. Sicuramente una delle pagine di storia più spettacolari e divertenti di questa realtà passa dalle gesta di William (Billy) Reid, ex allenatore noto anche per la figuraccia rimediata durante il derby con i rivali del Motherwell. Partita terminata con un 2-2 ma che aveva fatto pregustare la vittoria alla squadra di casa allenata da Reid. Il tecnico in quell’occasione, per festeggiare il temporaneo vantaggio si aggrappò al tettuccio della panchina, prima che questo cedesse facendolo finire gambe all’aria tra gli schiamazzi generali del New Douglas Park.
Per la sesta piazza ci trasferiamo invece in Brasile, in particolare a Belo Horizonte, sede calcistica del Cruzeiro. Qui troviamo Adilson Batista, un personaggio capace di festeggiare una rete con un’entrata assolutamente senza senso su un innocuo cartellone pubblicitario al termine di una galoppata verso la propria curva. Un gesto sorprendente e tanto esilarante quanto inutile. Passiamo al quinto posto e voliamo in Bulgaria, per un festeggiamento sicuramente meno noto ma comunque molto divertente. Dopo l’1-0 del suo Botev Plovdiv infatti, il tecnico Velislav Vutzov, con tanto di camicia bianca e pantaloni neri, si scatena in un ballo piuttosto ridicolo stile “Blues Brother” all’interno della sua area tecnica scatenando l’ilarità del pubblico presente. Ai piedi del podio troviamo Alberto Malesani, tecnico del Verona, che regala spettacolo al termine di un Hellas-Chievo carico di tensioni. La sfida si mette male per i padroni di casa che tuttavia reagiscono all’iniziale 0-2 con una forza d’animo che porta l’arbitro a fischiare il termine delle ostilità sul risultato di 3-2. Al triplice fischio Malesani scatta immediatamente sotto la curva dell’Hellas togliendosi giacca e maglione ed inginocchiandosi in canottiera davanti all’acclamante curva veronese. “Me ne frego, potevo fare anche di peggio” dirà poi il tecnico davanti ai microfoni.
Arriviamo finalmente sul podio dove, sul gradino più basso, collochiamo Carlo Mazzone. Nel famoso derby tra Brescia e Atalanta il tecnico romano, più volte insultato dai tifosi nerazzurri per le sue origini del centro Italia, trattiene la rabbia fino all’insperato 3-3 bresciano. Sotto di una sola rete dopo l’1-3 dei primi quarantacinque minuti, Mazzone si rivolge al settore ospiti con un sonoro “Se famo er terzo vengo là sotto”. Quando il terzo gol arriva, Carletto non si contiene più e si lancia in uno scatto goffo ma veramente travolgente verso il settore riservato agli ospiti infierendo in dialetto romanesco per il pareggio sopraggiunto e scaricando così tutta la tensione accumulata per la partita e gli insulti incassati. Verrà giustamente espulso. Ma quella corsa matta e divertentissima di un non più giovanissimo Mazzone resta una pagina indelebile della storia del calcio italiano.
Al secondo posto troviamo El Pibe de Oro Diego Armando Maradona che è in qualche modo riuscito a lasciare il segno anche come allenatore. Grazie ad esempio ai suoi famosi “tuffi” sotto il diluvio in un Argentina–Perù di 8 anni fa. Il match è il penultimo valevole per le qualificazioni mondiali. La Selecciòn si qualifica se strappa almeno un punto. Ma al novantaduesimo è sotto 1-2. Poi Martin Palermo, al termine di una convulsa azione in area di rigore, sigla il 2-2 rimediando al vantaggio peruviano di due minuti prima e facendo esplodere di gioia El Pibe de Oro. Maradona è incontenibile e i ripetuti lanci a pancia sotto in un campo ormai veramente simile ad una piscina per l’incessante pioggia caduta durante il match ne sono la conferma.
Ed eccoci alla prima posizione. Per il gradino più alto del podio facciamo un tuffo all’Aprile del 2010. Siamo nella notte del Camp Nou dove si è appena conclusa la semifinale di Champions League tra il Barcellona di Guardiola e l’Inter che di lì a poco conquisterà uno storico Triplete. Un Josè Mourinho, impazzito dopo la conquista del pass per la finalissima di Madrid inizia la sua folle corsa verso il settore ospiti del Camp Nou, ignorando persino il tentativo di placcaggio di Victor Valdes e dei vari accompagnatori del club blaugrana indispettiti dall’essere stati privati della gioia di provare a sollevare un trofeo di tale importanza proprio in casa del Real. Quello è un Mourinho in trance agonistica che non smetterà di festeggiare neanche quando il Barcellona, poco sportivamente, accenderà l’impianto di irrigazione per tentare di rovinare, invano, la festa nerazzurra.