Era un grande calcio quello degli anni ’90. Era un calcio dove l’Italia la faceva spesso da padrona. Così come le difese del resto. Era quella infatti un’epoca, almeno i primi anni di quella decade, dove il mantra era Prima non prenderle e dove i centrali di difesa quindi avevano un ruolo fondamentale nel successo di una squadra. Per non dimenticare, abbiamo voluto stilare una lista degli 11 indimenticabili centrali di difesa degli anni ’90.
Una decade che per alcuni campionissimi ha rappresentato un trampolino di lancio mentre per altri rappresentò invece l’ultimo spiraglio di gloria prima del meritato riposo. È il caso, questo, di Franco Baresi che salutò il calcio tre anni prima dell’arrivo del nuovo millennio dopo una carriera di club dedicata interamente alla causa rossonera. Scartato dai cugini dell’Inter a 17 anni, Kaiser Franz, chiamato così perché ricordava ai più sua maestà Franz Beckenbauer, ha condotto la sua squadra a 6 scudetti e 3 Champions League segnando inoltre trentatre reti in vent’anni di carriera. Un bottino tutto sommato buono per un centrale difensivo. La storia con la nazionale azzurra di Baresi si divide tra l’euforia di Spagna ’82, vissuta come riserva di Scirea, e il pianto ai mondiali in Brasile nel ’94, quando dopo una partita impeccabile, fallì il primo tiro dal dischetto nella serie decisiva. Baresi ha impersonato il ruolo del difensore ed in generale del calciatore nel migliore dei modi. Atleta vero, sempre avversario ma mai nemico “secondo quell’armonia di arte e cattiveria che rappresenta il cuore autentico del football”. È un onore di pochi vedere la propria maglia ritirata al momento dei saluti. Un onore che Franco Baresi ha avuto
Da bandiera a bandiera ecco allora Tony Adams, pietra miliare al centro della difesa dei Gunners ed a quella della nazionale inglese in quegli anni. Il gigante di Romford, con due campionati ed una rete in meno di Baresi, subisce molto la presenza del Manchester United, uno schiacciasassi in quegli anni che, nonostante tutto, non gli impedisce di ricevere onorificenze importanti nel Regno Unito, come quella di membro della Hall of fame del calcio inglese nel 2004, due anni dopo il suo ritiro. Dall’Inghilterra passiamo alla Germania, ed in particolare a Jurgen Kohler, uno dei simboli del calcio tedesco degli anni ’90. Con i suoi 186 cm riusciva ad unire nella sua persona forza fisica, abilità tecnica e massima concentrazione, caratteristiche fondamentali per un difensore in grado di conquistare undici trofei in tre squadre diverse, Juventus compresa. Dagli anticipi provvidenziali, punto forte di Kohler, proseguiamo rendendo omaggio a Trifon Ivanov. Il bulgaro dall’aspetto non curato e centrale di professione è scomparso l’anno scorso, lasciando nella memoria degli appassionati che lo hanno visto scendere in campo il ricordo di un difensore che non disdegnava neanche le sortite offensive sulle fasce e dal tiro potentissimo. Membro della “generazione d’oro” della nazionale bulgara, Ivanov ha anche partecipato all’assegnazione del pallone d’oro 1996, classificandosi ventiduesimo.
Ci sentiamo senza ombra di dubbio autorizzati ad includere in questa lista anche Ronald Koeman. L’olandese è il difensore che a livello europeo detiene il record di gol realizzati in carriera. Le sue reti in 17 anni da calciatore sono ben 207, 14 delle quali in nazionale. La più importante? Quella nella finalissima di Wembley che regalò al Barcellona quella che all’epoca si chiamava ancora Coppa Campioni contro la Sampdoria di Mancini e Vialli. Come non ricordare poi Fernando Ruiz Hierro, storico capitano del Real Madrid e centrocampista in seguito adattato a difensore centrale. Alto 190 cm per quasi 90 kg, lo spagnolo, è senza dubbio icona di un ruolo in cui la potenza fisica e l’altezza sono elementi necessari ed utili, soprattutto in fase di copertura. Ciò che, al contrario, non è necessariamente richiesto ad un difensore centrale è il senso del goal, gesto tecnico che invece l’ex infaticabile tecnico della Francia Laurent Blanc ha fatto proprio in tutti i suoi vent’anni di storia nonostante una vita spesa in difesa. Più di cento reti a far da contorno alle altre caratteristiche di un “Bonucci anni ’90”, con quella grande capacità di impostare la manovra dalla difesa.
Forse non impeccabile come allenatore ma sicuramente di grande spessore in campo è Frank De Boer. Prima terzino e poi centrale nell’Ajax,, insieme al gemello Ronald i fratelli De Boer formarono una delle più famose accoppiate degli anni ’90. Già dal ’95 Frank fu definito come uno dei migliori calciatori orange della sua epoca. Impossibile non ricordare anche Aldair Nascimento do Santos, un esempio di professionalità dentro e fuori dal campo. Per tredici stagioni con la maglia della Roma, Aldair ha dimostrato eleganza, concretezza, forza muscolare e velocità negli anticipi avversari, forse per colmare quell’accelerazione di cui in parte deficitava palla al piede. Autore di precisi lanci lunghi incarnava in sé anche una buona capacità di impostazione. Per completare questa cavalcata nella memoria ci spostiamo infine sull’altra sponda della capitale, chiamando in causa Fernando Couto. Il portoghese, in attività fino al 2008, in realtà ha vestito, oltre a quella della Lazio, la maglia del Parma, del Porto e del Barcellona impressionando ovunque, soprattutto grazie alla sua velocità nel far ripartire la squadra e alla sua personale capacità nei contrasti alti. In Italia Couto si adattò a diverse soluzioni tattiche andando all’occorrenza a ricoprire perfino il ruolo di esterno di centrocampo.